Annibale è tra i personaggi storici più contemplati nella storia conservata negli immaginari di molte comunità dell'arco alpino occidentale. Un'attenzione per certi versi rispettosa della storia ufficiale, ma aperta anche a nuove pagine su questioni non ancora certe.
Tra questi spazi interpretativi aperti, c'è sicuramente quello relativo al suo ingresso nella futura Italia, evento accaduto a inizio autunno dell'anno 218 avanti Cristo.
Dove Annibale varcò le Alpi
Un'incertezza documentativa che ha stimolato approfondite indagini da parte di storici e studiosi, il cui risultato è sembrata la risposta definitiva alla questione per poi essere nuovamente riportata in termini di ipotesi. Nella questione hanno avuto un ruolo rilevante le comunità dei luoghi coinvolti dal passaggio di un eroe " culturale" che ha rinforzato le loro identità, con un'acquisizione di "privilegio" non indifferente.
Tra i luoghi di transito più prospettati e soprattutto più "ufficializzati" da ricerche e studi, troviamo i colli del Piccolo San Bernardo, del Moncenisio, del Clapier (che collega il Vallone della Clarea con quelli di Savine e d'Ambin) del Monginevro, del Mayt (in alta Val Ripa-Argentera e così prospettato dallo studioso pinerolese Cesare Giulio Borgna) e delle Traversette, tra la Valle del Guil e la Val Po, nel territorio di Crissolo.
Sembrerebbero attualmente meno "considerati", i colli del Gran San Bernardo e del Gottardo, mentre continuerebbero a essere ipotizzati i Colli dell'Autaret e di Arnas, tra la Valle di Viù (Valli di Lanzo) e il Vallone de la Lombarde e, con qualche incertezza, i valichi cuneesi dell'Agnello, della Maddalena e di Tenda e, in provincia di Torino, quelli della Croce (tra l'alta Val Pellice-Conca del Prà e la regione del Guil), di Bousson (agevole passo tra la zona Rifugio Capanna Mautino- Bousson/Cesana e la valle della Cerveyrette) e della Scala (altrettanto agevole valico tra Bardonecchia-Mélezet con la valle della Clarée-Nevache).
In qualche caso – segnalano alcuni studiosi - a "complicare" la questione ci furono e ci sono gli studi dello storico "greco-romano" Polibio e dello storico latino Tito Livio.
Un limite determinato naturalmente anche dalla non facile acquisizione all'epoca di "precise" informazioni sul territorio alpino. Tra i segni attestanti il passaggio in zona del cartaginese e nello specifico dei suoi equini, ci sarebbe il ritrovamento di tracce di sterco, come confermerebbero le ricerche e le analisi di alcuni studiosi.
Curiosamente, nella zona di Sestriere, a comprovare il passaggio in loco con provenienza dal Mayt, avrebbe provveduto - nel maggio del 1944 - il ritrovamento nei pressi del Lago Losetta, da parte di partigiani della I Divisione Alpina Autonoma – Val Chisone, di una zanna e di oggetti metallici che, a causa degli eventi dell'epoca sarebbero stati posti in cassette e nascosti in una tomba nel cimitero di Champlas du Col, ma poi portati vai dai Tedeschi (fonte: "Sulle orme di Annibale" edito da Piemonte in Bancarella).
Sul ponte di Annibale
Circa la questione del ponte detto di Annibale, che s'innalza sul Rio di Grandubbione a Pinasca ma edificato in epoca medioevale, sarebbe stato così etichettato per ricordare una possibile pagina di storia qui effettivamente accaduta – comprovante tra l'altro la discesa del Cartaginese in questa valle. In poche parole e sempre in termini di ipotesi, non molto lontano da dove sarà poi edificato il ponte medioevale, sarebbe stato costruito un momentaneo ponte/passaggio sul torrente per permetterne il superamento alle truppe e agli animali invasori.
Qualche altra voce sostiene, invece, che l'attribuzione del nome sarebbe stata conseguenziale al fatto che nei pressi del luogo dove sarà innalzata la suggestiva arcata , si sarebbero fermate le sue truppe. Secondo altre voci, infine, sempre nei pressi del "futuro" ponte, sorgevano case romane che avrebbero "suscitato" l'attenzione di Annibale o forse e più probabilmente, comprovanti già una presenza romana in zona.
Tra l'altro, a invitare a riscoprire la Val Chisone in questa prospettiva di passaggio - seppur sempre in chiave fantastico-leggendaria - c'è anche la voce che vorrebbe un'uscita cartaginese dalla Val Chisone con un orientamento verso la Rocca di Cavour. Tenendo conto di quanto la Storia ha prospettato e documentato, dei 37 elefanti "in partenza", quanti effettivamente sopravvissero al superamento dell'arco alpino? E i circa 30000 uomini e il consistente gruppo equino a seguito, non potrebbero aver superato l'arco alpino attraverso più valichi - un buon numero dei quali sono per di più in vicinanza tra di loro - confermando così che queste volontà popolari forse non sono del tutto gratuite e casuali? Ai posteri, l'ardua sentenza.