#piemonteparchi

Salta al contenuto
Logo Piemonte Parchi
  • Home
  • Parchi Piemontesi
  • Parchi nel mondo
  • Territorio
  • Natura
  • Ambiente
  • cerca
  • facebook
  • twitter
  • instagram
  • rss

Piemonte Parchi

Le scelte di vita del camoscio

Malgrado l'ampia diffusione del camoscio sull'arco alpino (tra Piemonte e Trentino Alto Adige sono presenti oltre il 60% dei capi censiti in tutta Italia) le conoscenze sui comportamenti di questo animale sono relativamente scarse e per questo negli ultimi anni sono state effettuate ricerche e studi approfonditi per comprendere meglio soprattutto i meccanismi di scelta delle aree di insediamento, dell'utilizzo del tempo (il cosiddetto time-budget) e i meccanismi di accoppiamento.

  • Testo e foto di Franco Borgogno
  • Novembre 2021
  • Mercoledì, 12 Gennaio 2022
  • Stampa
Giovani camosci in esplorazione su di una rupe  Giovani camosci in esplorazione su di una rupe

Quegli occhioni scuri mi hanno conquistato al primo incontro quando, ancora bambino, durante le passeggiate in montagna amavo anticipare la marcia degli adulti: un giorno me lo trovai davanti all'improvviso, a una decina di metri, appena percorsa una svolta sul sentiero che ci portava oltre un piccolo promontorio. Mi emozionai molto. E anche lui. Restammo immobili tutti e due per qualche secondo. Poi l'animale aprì la bocca, tirò fuori la lingua e soffiò al mio indirizzo. Era il suo modo per dirmi: stammi lontano. Lo guardai fare uno, due, tre balzi e scomparire tra le rocce a picco sopra di noi. Mi accorsi solo a quel punto che stavo sorridendo e il cuore batteva forte, pieno di gioia.

Conobbi così il camoscio (nome scientifico: Rupicapra rupicapra). E' uno degli animali più facili da incontrare, per quanto molto attento a non farsi mai avvicinare, durante una passeggiata in montagna, soprattutto sulle montagne piemontesi e del Trentino Alto Adige: oltre il 60 per cento dei camosci italiani si trova in questi territori, infatti. Mi colpirono, e molti restano conquistati quando possono ammirarlo più in dettaglio a distanza ridotta, gli occhi grandi e scuri. Ma i tratti caratteristici sono altri: le corna dritte, sottili e scure, a sezione tondeggiante, uncinate all'estremità; il mantello molto scuro in inverno e tendente al rossiccio/giallastro in estate; la 'mascherina' bianca sul volto (naso e mandibola inferiore/gola). Capita frequentemente che gli escursionisti meno esperti scambino le femmine di stambecco per camosci. In realtà, le due specie sono completamente diverse: per le corna (più chiare, leggermente curve all'indietro, non uncinate, con una sezione diversa per forma e dimensione nelle stambecche), il mantello (marrone di altre tonalità), la dimensione (più tozze e pesanti).

In inverno indossa l'abito scuro

L''abito' del camoscio, detto appunto mantello, è formato da pelo di due tipologie, come per gran parte degli animali con pelliccia. il pelo superficiale, lungo fino a 4 centimetri circa, che copre esternamente e ingloba una notevole quantità d'aria. Questa specie di 'intercapedine' isola l'animale termicamente. Questo pelo in inverno è più lungo, morbido e folto e molto scuro, apparendo quasi nero: in questo modo assorbe maggiormente il calore dei raggi solari. Il mantello estivo è costituito invece da peli più corti e ruvidi, di colore rosso/grigio/giallastro. Restano più scuri muso, laddove non è bianco, e arti.

Sia i maschi, in maniera più pronunciata, che le femmine sfoggiano anche la cosiddetta 'barba dorsale', una striscia di peli molto scuri e decisamente lunghi che si sviluppa sulla colonna vertebrale. La 'barba' viene rizzata dall'animale quando percepisce una situazione di pericolo o per mostrarsi dominante nei confronti di un rivale.

Sotto il pelo esterno, più aderente alla pelle, c'è quella che noi chiamiamo lana, dai filamenti molto sottili e tendenti al colore bianco. Questo è detto 'primo pelo': alla muta invernale si dirada (gli animali si grattano contro cespugli, cortecce, pietre per liberarsene e stare più freschi) e in quella autunnale si infittisce, per proteggersi dalle durissime condizioni invernali del loro habitat.

Un camoscio adulto è alto (al garrese) tra 70 e 90 centimetri, mentre misura una lunghezza complessiva (compresa la testa) di un metro-un metro e 30 centimetri. Il peso varia in base all'età e al sesso del soggetto, oltre che alla stagionalità (in inverno più magri che a fine estate): per i maschi possiamo andare da 28 ai 50 chilogrammi, per le femmine tra 25 e 40. Le differenze morfologiche tra i sessi sono ridotte: il maschio appare più massiccio, soprattutto nell'anteriore, e il collo 'taurino', la femmina ha un aspetto più sottile, slanciato.

La specie ha oltre 200mila anni

I ritrovamenti fossili più antichi di camosci risalgono a circa duecentomila anni fa, sui Pirenei. La massima diffusione della specie risale invece a 80-12mila anni fa, al termine dell'ultima grande glaciazione, quando le condizioni climatiche avevano permesso a questa specie di conquistare tutta l'Europa centrale e centro-meridionale. La contrazione dell'areale climatico adatto portò all'isolamento di alcune zone ancora adatte alla vita del camoscio – Alpi e Pirenei, ad esempio - e quindi allo sviluppo di alcune sottospecie fino ai nostri tempi.

Malgrado questa lunga storia e la diffusione ampia, almeno in Italia dove esiste anche una sottospecie endemica dell'Appennino centrale, le conoscenze sui comportamenti di questo animale sono ancora oggetto di studi perché relativamente poco chiare, in particolare per quello che riguarda le aree di insediamento, l'utilizzo del tempo e i meccanismi e comportamenti che caratterizzano il periodo dell'accoppiamento.

Di sicuro, le attività sociali sono ridotte al minimo in particolare negli individui maschi. Nei primi 4-5 anni di vita, questi stanno in gruppi di due-tre individui, successivamente l'adulto maturo è solitario. Nella stagione più dura, quella invernale, i maschi tendono a trascorrere il loro tempo a quote inferiori.

Le femmine, vivono in gruppetti con i loro piccoli (ne partoriscono uno all'anno, rari i gemelli) e durante l'inverno frequentano quote più alte e soprattutto su terreni più impervi: qui la neve si ferma meno ed è più facile trovare cibo anche per i piccoli e la prole è più al riparo anche da potenziali predatori.

Può arrivare a 25 anni, ma in pochi ce la fanno

L'aspettativa di vita è potenzialmente di circa 25 anni, ma la media degli individui non supera i 15-16, date le durissime condizioni di vita. Uno dei fattori decisivi è il consumo della dentatura: senza una buona dentatura è impossibile procurarsi cibo e quindi l'animale con denti erosi e malandati non è in grado di sopravvivere a lungo.

La gestione del tempo è uno degli elementi più interessanti da comprendere nel ciclo di vita di questi animali. Quattro le fasi: nutrimento, riposo, spostamenti, attività sociali. Le ricerche svolte negli ultimi anni, in particolare tra Parco nazionale del Gran Paradiso e Parco delle Alpi Marittime, hanno mostrato una nettissima prevalenza del tempo dedicato al nutrimento e al riposo, sempre superiore al 90% del tempo totale, con una prevalenza del riposo rispetto ai periodi di nutrimento.

Tanto riposo, poca vita sociale

Il comportamento, poi, cambia in base al ruolo sociale degli individui. Nei maschi ci sono soggetti territoriali – quindi che dominano un'area ben definita – e soggetti non territoriali. I primi manifestano grande aggressività indiretta (raramente il confronto arriva allo scontro fisico vero e proprio) in primavera per la conquista e l'insediamento nella zona migliore. Ma la definizione 'migliore' riguarda il potenziale attrattivo per le femmine nel successivo periodo di accoppiamento, ovvero novembre. Quindi, il maschio territoriale cerca di conquistare aree relativamente (alla tipologia di territorio in cui ci troviamo) ricche di cibo ma che siano potenzialmente ricche anche al momento dell'accoppiamento (quindi, ad esempio, con presenza di aree rupestri, dove l'eventuale neve non si ferma a coprire i vegetali di cui nutrirsi). I soggetti territoriali, manifesteranno di nuovo grande aggressività al momento dell'accoppiamento e concentreranno il massimo dell'attenzione al nutrimento in estate.

I soggetti non territoriali, invece, raggiungeranno il massimo dell'attenzione al nutrimento tra primavera e inizio estate, per andare gradualmente calando verso l'autunno e manifesteranno il massimo dell'aggressività al termine del periodo riproduttivo (fine novembre/dicembre) quando i maschi territoriali saranno dediti al riposo dopo il grande dispendio di energie e quindi troveranno maggiori opportunità di accoppiamento.

Al termine del periodo di accoppiamento, i maschi possono perdere circa un terzo del loro peso rispetto al massimo raggiunto nel mese di ottobre.

Importante da ricordare: mai spaventare o disturbare eccessivamente i camosci, come tutti gli animali selvatici, in particolare dalla fine dell'estate in poi. Ogni singola goccia di energia serve per superare il durissimo inverno. Se li costringiamo a correre per qualche minuto, tentando di avvicinarli troppo, questo potrebbe risultare loro fatale due o tre mesi dopo, quando il cibo sarà scarso e poco nutriente. Rispettiamo sempre la natura!

 

Correndo sui prati tardo primaverili - Foto F. Borgogno
Camoscio che guada un torrente - Foto F. Borgogno
 Giovani al ricco pascolo estivo - Foto F. Borgogno
Camoscio alla ricerca del cibo in inverno - Foto F. Borgogno
Camoscio sulla neve - Foto F. Borgogno
Mamma con cuccioli - Foto F. Borgogno
Molto tempo è dedicato al riposo e a ruminare - Foto F. Borgogno

Altro sull'argomento

Dove superarono le Alpi, Annibale e i suoi elefanti?

Dove superarono le Alpi, Annibale e i suoi elefanti?  

Un'escursione "da Re" in Valle Gesso

Un'escursione "da Re" in Valle Gesso  

Malattie infettive, impariamo dalle piante a difenderci

Malattie infettive, impariamo dalle piante a difenderci  

Monitorare, proteggere e ripristinare habitat degradati

Monitorare, proteggere e ripristinare habitat degradati  

Tags

camoscio alpi marittime gran paradiso

Potrebbe interessarti anche...

Pavonia maggiore, la vita in un battito d'ali

Pavonia maggiore, la vita in un battito d'ali Pavonia maggiore, la vita in un battito d'ali  
Una falena così vistosa che può essere scambiata per un pipistrello. La pavonia maggiore, oltre ...

Riccio, un amore a rischio

Riccio, un amore a rischio Riccio, un amore a rischio  
Lo sapevate che la maggior parte dei ricci investiti nel periodo primaverile ed estivo sono ...

Il rospo bello come uno smeraldo

Il rospo bello come uno smeraldo Il rospo bello come uno smeraldo  
In Piemonte, il rospo smeraldino ha trovato luoghi ospitali tanto che le segnalazioni sono sempre ...

Ragno granchio, l'amico dei fiori

Ragno granchio, l'amico dei fiori Ragno granchio, l'amico dei fiori  
In natura tutto è interconnesso e spesso si creano alleanze insospettabili fra esseri viventi. E ...
Tutti gli articoli

Iscriviti a Piemonte Parchi News

Ogni settimana, nella tua posta elettronica, l'informazione sui parchi del Piemonte (e molto di più!).
Per te che ami la natura e l'ambiente.

Iscriversi è semplice e gratuito: scopri di più!

Iscriviti subito

Iscriviti alla newsletter di Piemonte Parchi

captcha 
Con l'iscrizione si autorizza il trattamento dei dati personali ai sensi del Decreto legislativo n. 196/2003 e del Regolamento Generale sulla Protezione dei dati, di seguito (GDPR)

Autorizzazione al trattamento dei dati

Gentile Utente, La informiamo che i dati personali da Lei forniti a Piemonte Parchi sono trattati secondo quanto previsto dal d.lgs.196/2003 “Codice in materia di protezione dei dati personali”, di seguito Codice Privacy, e dal “Regolamento UE 2016/679 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento Generale sulla Protezione dei dati, di seguito GDPR)” e illustrata nella Nota Informativa sul trattamento dei dati personali.

 

Tutte le categorie

  • Agricoltura
  • Alimentazione
  • Ambiente
  • Animali
  • Archeologia
  • Architettura e Paesaggio
  • Arte
  • Biodiversità
  • Biologia
  • Boschi e Foreste
  • Clima
  • Divulgazione
  • Ecologia
  • Ecomusei
  • Educazione ambientale
  • Energia
  • Enogastronomia
  • Etnografia
  • Fotografia
  • Geologia
  • Giardini botanici
  • Itinerari
  • Il Segna-Libro
  • Microcosmo
  • Miti, leggende, racconti
  • Musei
  • Natura
  • Natura 2000
  • Outdoor
  • Paleontologia
  • Parchi da gustare
  • Parchi nel mondo
  • Parchi piemontesi
  • Personaggi
  • Photostory
  • Piante
  • Ricerca
  • Salute
  • Scienze della Terra
  • Sentieri provati
  • Storia
  • Sviluppo sostenibile
  • Territorio
  • Turismo
  • Chi Siamo
  • Contatti
  • Pubblicazioni
  • Archivio
  • Copyright
  • Dichiarazione di accessibilità
  • Privacy Policy e Cookie
  • Trattamento dei dati
Editore Regione Piemonte - Piazza Castello 165 - Torino | Registrazione Tribunale di Torino n. 5944 del 17/02/2006
Creative Commons
I contenuti del sito sono rilasciati con licenza Creative Commons Attribuzione Non commerciale 2.5 Italia eccetto dove diversamente ed espressamente specificato.
Torna su