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Il lato oscuro del Piemonte

  • Mino Lodola
  • novembre 2011
  • Sabato, 5 Novembre 2011
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L'Atlante delle aree carsiche piemontesi in due volumi, costituisce il fondamentale contributo dell'AGSP e della Regione Piemonte, alla conoscenza del patrimonio speleologico della nostra regione.
Info: AGSP corso Francia, 192 - Torino

La "Luna di ottobre" non è quella buona per imbottigliare il vino, "Bacardi" il nome di un superalcolico e Ngoro-Ngoro non è un parco africano dove vivono i gorilla di montagna. Cosa dunque'? Si tratta di alcuni dei nomi di fantasia, come "Big Jim", "Deneb", "Ombelico del Magua", " Kaza 'd-Dum " che contradistinguono grotte piemontesi (e l'elenco potrebbe essere molto lungo). Gente strana gli speleologi , lontani dalle luci della ribalta a esplorare l'ultima frontiera dell'ignoto. Nel fango, nel buio, nell'acqua, giù,giù alla ricerca di improbabili congiunzioni sperando alla fine di ritornare alla luce del sole da questa o quella risorgiva. E se i nomi con cui indicano gli oscuri oggetti del desiderio sono poco accademici è sicuramente una licenza più che giustificata visto il contributo significativo che ci danno per la conoscenza di quello che sta là sotto. Desiderando poi sapere dove si trovano esattamente questi luoghi mitici ecco finalmente disponibile dopo anni di paziente e meticoloso lavoro l' Atlante delle Aree carsiche Piemontesi. Si tratta di due preziosi volumi editi dall'Associazione Gruppi Speleologici piemontesi con il contributo della regione Piemonte ai sensi della Legge 69 del 1981. Come fa notare l'assessore Wiliam Casoni nella prefazione, l'attività dei gruppi speleologici rappresenta una preziosa sinergia tra pubblico e volontariato: attraverso la loro encomiabile attività, a cavallo tra sport e ricerca scientifica si può meglio capire la complessità delle reti idriche sotterranee e delle tendenze in atto in materia di clima nonché approfondire la conoscenza in materia di biodiversità". La prima versione dell'Atlante, il "proto-atlante" fu realizzata nel 1986 con il titolo Sintesi delle conoscenze sulle aree carsiche piemontesi, un libretto di 80 pagine dove erano descritte le principali aree carsiche del Piemonte. Nel 1995 uscì l'Atlante delle grotte e delle aree carsiche del Piemonte, ideale aggiornamento e integrazione del volumetto del 1986, 200 pagine che testimoniavano anche l'evoluzione della ricerca particolarmente attiva in quegli anni. Osserva il presidente dell'Associazione Attilio Eusebio nella sua presentazione: "Tra le due opere si colloca la fase di maturazione della speleologia piemontese: in prima istanza infatti essa acquisisce la consapevolezza delle proprie capacità – e qui l'intervento pubblico della Regione Piemonte è stato fondamentale – intervengono una stabilità di rapporti e una fiducia reciproca che permettono lo sviluppo di progetti ambiziosi, tra cui una costante pubblicazione dei dati." A 25 anni dalla prima edizione e a 16 dalla seconda, ecco una nuova pubblicazione che aggiorna e compendia l'immane lavoro di ricerca, tenendo conto che negli ultimi anni il "conosciuto" è più che quadruplicato. La nuova opera supera le 700 pagine e ci racconta di oltre 200 grotte, le più importanti e significative tra quelle messe a catasto. Sono state selezionate le cavità con profondità prossime o superiori ai 100 metri, quelle con sviluppo superiore ai 500 metri o ancora quelle realtà sotterranee dove il fenomeno carsico ha una ricaduta sul territorio. Per la redazione dei volumi hanno collaborato più di cinquanta ricercatori, e sono state consultate oltre 2000 pubblicazioni specialistiche. Si deve tener presente che in alcune zone del Piemonte meridionale le aree carsiche hanno una notevole estensione e che le grotte finora conosciute sono circa 2200 appartenenti ad oltre 50 sistemi differenti. Oltre che opera scientifica e indispensabile strumento per chi opera a livello territoriale (giova ricordare che alcune cavità sono importanti Sic in quanto ospitano una fauna endemica e soprattutto sono luogo di svernamento dei chirotteri), l'Atlante è anche un interessante e intrigante lettura. Oltre alla descrizione del sistema carsico di riferimento, la scheda di ogni grotta è corredata di mappe, fotografie, delle coordinate per individuarla con certezza, della descrizione del contesto e dell'ubicazione, la storia delle esplorazioni, la descrizione dettagliata e i problemi ancora aperti che le nuove esplorazioni potranno risolvere, le informazioni e la relativa bibliografia. Aprendo gli interessanti volumi non si può non essere catturati da un mondo tanto affascinante quanto lontano e sconosciuto e concordare con quanto espresso dall'Assessore ai Parchi: "Sfogliando l'Atlante, ci si rende immediatamente conto della rilevanza che le aree carsiche rivestono nella nostra regione come nella passione e competenza scientifica di chi l'ha predisposta". Il ringraziamento è d'obbligo per chi ha predisposto questo importante strumento al servizio del territorio.

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