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Sapori d'autunno sull'Appennino piemontese

Il 23 settembre inizia ufficialmente l'autunno e sull'Appennino piemontese sarà tempo di foliage e di riscoperta di tante specialità enogastronomiche nell'ambito della "Festa dell'Appennino"

  • Lorenzo Vay
Lunedì, 16 Settembre 2019
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Ravioli al "tuccu" - foto osteria Ghiovini Ravioli al "tuccu" - foto osteria Ghiovini

La "Festa dell'Appennino" invita a gustare l'autunno

L'autunno è alle porte, il clima diventa più mite e l'aria si carica di aromi e profumi tipici del sottobosco; sull'Appennino i paesaggi si trasformano in una tavolozza con i boschi che si colorano di infinite sfumature di giallo, rosso, arancione, marrone, verde.
La stagione ci invita a godere di piacevoli giornate di relax, magari con una passeggiata sui sentieri delle Aree Protette, oppure riscoprendo le tante specialità enogastronomiche del territorio, preparate dai ristoratori locali.

L'occasione potrebbe essere proprio la "Festa dell'Appennino", organizzata dalle Aree Protette dell'Appennino Piemontese, nel fine settimana da venerdì 27 a domenica 29 settembre, nell'ambito del progetto#ParchidaGustare del Settore Biodiversità e Aree naturali della Regione Piemonte. Nella sezione del sito istituzionale dedicata al progetto sono scaricabili gli elenchi dei produttori e dei ristoratori del Parco Capanne di Marcarolo, della Riserva del Neirone e del Parco Alta Val Borbera e le proposte di menù tradizionali che utilizzano prodotti locali stagionali e i "prodotti bandiera", individuati come espressione della storia, della cultura e delle tradizioni dei rispettivi territori.

A tavola con i sapori del territorio

I ravioli nel vino Ovada sono il prodotto bandiera del Parco Capanne di Marcarolo, con il "tuccu" come ingrediente principale della ricetta: la carne di matamà di manzo o castrato viene cucinato a fuoco molto lento, per due o tre ore, con l'utilizzo di casseruole di rame o coccio. A cottura ultimata il "tuccu" può essere utilizzato sia per il ripieno dei ravioli sia per il sugo dei ravioli stessi; un'ottima alternativa, però, è la degustazione all'interno di una scodella, innaffiati con il vino locale Ovada docg, per avere un piatto povero ma dal sapore intenso. L'Ovada è un vino dal colore rosso rubino tendente al granato che si ottiene esclusivamente da uve dolcetto coltivate in 22 comuni nella zona dell'Ovadese, tutti in provincia di Alessandria.
La Riserva del Neirone è invece rappresentata dal rinomato vino Gavi, un bianco docg di uve cortese, che viene prodotto in tre diverse tipologie: tranquillo, frizzante e spumante. Nella zona di origine si accompagna ai "tajarin al tartufo", un piatto di pasta all'uovo condito con burro, parmigiano e tartufi.Infine il prodotto bandiera del neonato Parco dell'Alta Val Borbera: la "Carne all'Erba" ottenuta da bovini allevati esclusivamente al pascolo o con alimenti locali. Tenera e magra, con un basso livello di colesterolo, ricca di vitamine, sali minerali e proteine, risulta particolarmente indicata per coloro che intendono seguire un'alimentazione naturale ad alto livello nutritivo.

In occasione della "Festa dell'Appennino" i visitatori potranno inoltre partecipare ad una escursione enogastronomica in mountain bike. Il ritrovo sarà domenica 29 alle 9.30 al rifugio Nido del Biancone a Capanne di Marcarolo (Bosio AL) e il programma prevede l'escursione in mtb su sentieri facili, la visita di alcune cascine locali che producono la tradizionale "formaggetta delle Capanne", miele, confetture e composte, per concludersi con la visita all'Ecomuseo di Cascina Moglioni. E' possibile noleggiare la mtb, anche a pedalata assistita, contattando la Guida del Parco David Pastore (cell 393.9330687; email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

Tutti i lettori inoltre potranno condividere la propria esperienza di visita e di partecipazione al progetto "Parchi da Gustare" attraverso il gruppo facebook "PIEMONTE PARCHI - Magazine di informazione e divulgazione naturalistica":le parole chiave del progetto sono #parchidagustare, #piemonteparchi, #appenninopiemontese, #piemonte, #mangiarbene, #natura

La biodiversità (agricola e naturale) a garanzia della conservazione dell'Ambiente

Secondo l'ultima "lista rossa" dell'IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura), più di un terzo delle specie di fauna e flora conosciute nel mondo è a rischio di estinzione. La differenza sostanziale rispetto alle estinzioni del passato risiede nella causa scatenante: l'attore principale e con le maggiori responsabilità è l'uomo, a causa della sua forte pressione sugli habitat naturali. Per questo è stato coniato il termine "Antropocene" che indica l'epoca geologica attuale, in cui l'ambiente terrestre, nell'insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, viene fortemente condizionato su scala sia locale che globale dagli effetti dell'azione umana, con particolare riferimento all'aumento delle concentrazioni di CO2 e CH4 nell'atmosfera. La perdita di biodiversità non riguarda soltanto le specie selvatiche, ma anche l'agrobiodiversità, ovvero l'insieme di specie e varietà vegetali e di razze animali che, fin dalla nascita dell'agricoltura (10.000 anni fa), sono state oggetto di un continuo e lento processo di domesticazione e selezione, in modo da poter essere coltivate o allevate per fini alimentari. La Fao stima che, ad oggi, il 75% delle varietà delle colture agrarie siano andate perdute e che i tre quarti dell'alimentazione mondiale dipendano da appena 12 specie vegetali e cinque animali.

Le cause principali della perdita di biodiversità sono l'aumento demografico, che riguarda principalmente le aree del pianeta più ricche di biodiversità (come quelle tropicali), la distruzione e frammentazione degli habitat naturali (deforestazione, urbanizzazione, cementificazione del paesaggio), l'agricoltura intensiva, l'inquinamento, il cambiamento climatico globale, l'introduzione di specie invasive.

Il modello dell'agricoltura industriale – basato su un numero ristretto di specie vegetali ed animali, coltivazioni intensive di monocolture con l'uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi, e, in molte aree del mondo, coltivazione di organismi geneticamente modificati – marginalizza progressivamente i sistemi agricoli tradizionali e di piccola scala, basati, al contrario, su una grande varietà di specie, cultivar e razze selezionate per la loro capacità di adattarsi a diversi ambienti. La contrazione drastica dell'agrobiodiversità mette a rischio la sopravvivenza dei sistemi agricoli locali sostenibili. Le varietà locali, infatti, sono le più adatte al clima e al terreno ed esprimono il meglio delle loro potenzialità nel territorio in cui si sono acclimatate nel corso dei secoli, grazie all'opera dell'uomo. Per questo sono più resistenti, richiedono meno interventi esterni e quindi più sostenibili, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista economico. Lo stesso vale per le razze autoctone, più rustiche e adattabili anche alle aree marginali e alle condizioni climatiche più difficili. La biodiversità, dunque, è patrimonio unico e prezioso: genetico ma anche culturale, sociale ed economico. Senza la varietà delle forme viventi, scompare la vita stessa, perché gli esseri viventi perdono la capacità di affrontare i cambiamenti, di adattarsi e, dunque, di sopravvivere. Assieme ai patrimoni genetici, si perdono competenze, saperi, lingue. Si compromettono economie e culture locali.

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