In 30 anni la popolazione mondiale di insetti è diminuita di un quarto. Il dato sconcertante è stato evidenziato da una ricerca condotta dal Centro tedesco per la ricerca sulla biodiversità integrata insieme all'Università di Lipsia e a quella di Halle-Wittenberg che ha analizzato i risultati di 166 studi svolti tra il 1925 e il 2018 in oltre 1.600 siti di 41 Paesi.
Dal confronto dei dati è emerso che la popolazione di insetti terrestri – come farfalle, formiche, cavallette – diminuisce ogni anno dello 0,92%. Cioè circa il 9% in meno ogni 10 anni, oltre il 27% in 30 anni. Un declino che non ha risparmiato neppure le aree protette, pur essendo il calo meno significativo.
Lo studio ha evidenziato anche che gli insetti acquatici corrono meno rischi, in parte grazie alle politiche di tutela dei corsi d'acqua.
Tra le principali cause di questa strage la distruzione di habitat naturali, il cambiamento dell'uso del suolo sia per fini agricoli che di urbanizzazione, l'utilizzo dei pesticidi e dell'inquinamento luminoso che disturba lo sviluppo e la riproduzione di molti insetti e avvantaggia i predatori naturali. Più complesso l'impatto sugli insetti legato all'aumento della temperatura globale che danneggia alcune specie e non altre.
Ciò che emerge dalla ricerca è che occorre agire subito per proteggere gli insetti essenziali per gli ecosistemi naturali: impollinano le piante, riciclano scarti naturali, fanno parte della catena alimentare. Basti pensare alla diminuzione di uccelli che si cibano di insetti, stimata da alcune ricerche pari a tre miliardi di esemplari rispetto agli anni Settanta.