L'occhio del guardiaparco come potrebbe fare a meno del binocolo e del teleobiettivo? Le lenti supportano lo sguardo che tende a rivolgersi lontano per arrivare a vedere chi ci teme e istintivamente si allontana. In natura si deve osservare da una prospettiva discreta, così da sfumare i contorni, alterare il profilo dell'uomo-cacciatore o fotografo e sperare di rendere gli animali meno diffidenti; del resto sono secoli che li perseguitiamo e loro hanno imparato a tenersi alla larga da noi.
Ho sempre sognato una luna così, ricamata da un volo di uccelli in migrazione, come le gru il cui canto era la colonna sonora di quel tardo pomeriggio.
È singolare che alle nostre latitudini, là dove si apre la Pianura Padana, il cielo possa riempirsi dei soli colori, delle sole forme e dei soli suoni di una specie animale, ma lungo il fiume Po questo è possibile grazie ad un ambiente tornato protagonista, anche per merito dei Parchi naturali che conservano e ripristinano una naturalità troppo spesso andata perduta.
Tra le sue attività, il Parco del Po piemontese da oltre trent'anni svolge conteggi nei siti di svernamento dei cormorani e delle altre specie acquatiche, monitoraggi che da tempo vengono realizzati in collaborazione con le Aree Protette dell'Appennino piemontese.
Il marangone minore (in basso a sinistra nella luna) dell'ordine dei Suliformes, animali specializzati nella cattura di pesci, era un uccello molto raro nell'Italia nord occidentale fino a quando, alcuni anni fa, ha iniziato a stabilirsi anche nella nostra Regione: nel 2021, infatti, è stata accertata la prima nidificazione piemontese in Provincia di Vercelli e nel 2022 la prima nel Parco.
La fotografia, scattata in una delle porzioni più naturali e inaccessibili del Parco del Po piemontese, testimonia anche il primo dato di svernamento nello stesso dormitorio delle due specie nell'area naturale protetta.
Non avrei mai pensato che un solitario marangone minore si sarebbe messo così in vista davanti a me, proprio dentro quel disco luminoso che di lì a poco sarebbe diventato abbagliante. Non avrei mai pensato che mentre lo stavo per raccontare a voi - attraverso questa fotografia - il marangone minore sarebbe stato raggiunto da un suo consimile, un cormorano.
La magia può manifestarsi in vari modi, anche in un sorgere di luna color cannella. Superfluo, forse, affidarsi alle parole. "A che cosa mai servirebbe il pathos degli aggettivi e l'ampollosità degli epiteti di fronte a questa cosa incommensurabile, a questo incalcolabile splendore?" scriveva Bruno Schulz.
Giacomo Gola è nato nel 1972 a Genova. Lì è cresciuto (se così si può dire, almeno anagraficamente) e si è laureato in Lettere moderne. "Da quell'incredibile città verticale il mio cuore, i miei occhi, il mio obiettivo fotografico spesso erano rivolti a quei monti dietro casa che presto sarebbero diventati il mio luogo di lavoro. La città di Eugenio Montale e di Giorgio Caproni confina infatti col Parco naturale delle Capanne di Marcarolo, un parco dai panorami sublimi, un parco piemontese da cui si vedono il mare, la Corsica, l'arco alpino, dalle Alpi Liguri alle Giulie e le Apuane. Un'area naturale protetta sconosciuta ai più, uno scrigno di Natura da scoprire, anche per chi come me, da trent'anni, ha la fortuna di viverla come guardiaparco".
Fin da ragazzo, ha coltivato un'inguaribile passione per la natura che ha sempre cercato di documentare attraverso la fotografia. Ama soffermarmi sui dettagli, sui particolari dei fiori, soprattutto delle orchidee, protagoniste del libro fotografico "Orchidee spontanee tra Marcarolo, la Val Lemme e il Piota", scritto insieme al professor Enrico Martini nel 2010.