Iniziamo dall'elemento principale. Il ranno alpino, Rhamnus alpinus L., è una pianta arbustiva appartenente alla famiglia omonima delle rhamnacee.
A dispetto dell'aggettivo "alpino" la specie vegeta, anche se sempre rara, sulle montagne che circondano il Mediterraneo.
Il grande masso in primo piano, costellato di licheni, è un blocco di lherzolite, roccia difficilmente erodibile e causa dell'andamento aspro dei rilievi di Marcarolo: il suo contorno irregolare, spigoloso, non stondato riflette il profilo discontinuo dei panorami che questa tipologia di rocce determina. Il Parco naturale, che prende il nome dall'altopiano di Marcarolo, si contraddistingue proprio per le sue valli incassate, le sue montagne puntite e i suoi sporadici boschi.
L'assenza di alberi alla modesta quota di 900 metri s.l.m. ci dice che la composizione di quel substrato, oltre ai millenari tagli praticati, non ha ancora permesso l'insediamento di una vegetazione arborea vera e propria; il chimismo di queste rocce, chiamate anche rocce verdi, è infatti caratterizzato da un'abbondanza di magnesio, non bilanciata dal calcio e tale condizione genera un suolo estremamente sfavorevole per la maggior parte dei vegetali.
Sullo sfondo della foto, infine, si vede un muretto a secco, costruito a sostegno della mulattiera che consente di percorrere il valico degli Alberghi (da "arbegu", essiccatoio per le castagne). Si tratta di una componente del paesaggio che, oltre ad avere tuttora una funzione di mantenimento dell'infrastruttura viaria, dimostra le abilità degli uomini della montagna, la cura dell'ambiente naturale che per secoli è stata rivolta a tutte le aree rurali italiane.
I Parchi naturali hanno, tra le altre, la funzione di preservare questa lontana armonia tra uomo e ambiente, come già teorizzava Antonio Cederna in Brandelli d'Italia: "Tutta l'Italia va trattata come un Parco, e alla rigorosa salvaguardia dei valori del suo territorio va subordinata ogni ipotesi di trasformazione e sviluppo: perché non venga definitivamente distrutta l'identità culturale e l'integrità fisica del nostro Paese".
* Sono nato nel 1972 a Genova . Lì sono cresciuto (se così si può dire, almeno anagraficamente) e mi sono laureato in Lettere moderne. Da quell'incredibile città verticale il mio cuore, i miei occhi, il mio obiettivo fotografico spesso erano rivolti a quei monti dietro casa che presto sarebbero diventati il mio luogo di lavoro. La città di Eugenio Montale e di Giorgio Caproni confina infatti col Parco naturale delle Capanne di Marcarolo, un Parco dai panorami sublimi, un Parco piemontese da cui si vedono il mare, la Corsica, l'arco alpino, dalle Alpi Liguri alle Giulie e le Apuane. Un'area naturale protetta sconosciuta ai più, uno scrigno di Natura da scoprire, anche per chi come me, da trent'anni, ha la fortuna di viverla come Guardaparco. Fin da ragazzo, ho coltivato un'inguaribile passione per la natura che ho sempre cercato di documentare attraverso la fotografia. Amo soffermarmi sui dettagli, sui particolari dei fiori, soprattutto delle orchidee, protagoniste del libro fotografico "Orchidee spontanee tra Marcarolo, la Val Lemme e il Piota", scritto insieme al professor Enrico Martini nel 2010.