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Fossili viventi e creature dimenticate nell’Astigiano

Una mostra da visitare per scoprire le curiosità e le ricchezze del Museo paleontologico di Asti che, grazie all'acquisizione di reperti del Museo regionale di Scienze Naturali di Torino, è oggi un polo museale di interesse internazionale.

  • Alessandro Paolini
  • Settembre 2019
Venerdì, 30 Agosto 2019
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Il paleontologo Piero Damarco davanti a una teca del Museo astigiano (Foto arc. Museo) Il paleontologo Piero Damarco davanti a una teca del Museo astigiano (Foto arc. Museo)

"Fossili viventi: le creature che il tempo ha dimenticato" è il titolo della mostra inaugurata lo scorso 30 agosto a Palazzo del Michelerio di Asti (sede del Museo Paleontologico).
L'esposizione, che resterà aperta sino ai primi mesi del 2020, offre uno spaccato della vita sul nostro pianeta attraverso le storie di animali e vegetali comparsi sulla Terra molto prima dell'uomo.

Ma cosa sono i fossili viventi?

Secondo la definizione di Charles Darwin sono organismi primitivi viventi, soggetti a un processo evolutivo molto lento perché sottoposti a condizioni ambientali stabili.
"Alcune delle specie esposte - spiegano al parco paleontologico - si pensavano estinte: il paradosso è stato trovare prima i fossili e solo successivamente l'organismo in vita. Si tratta di forme viventi che hanno caratteristiche 'primitive' ma che sono riuscite a sopravvivere, quasi immutate, per milioni di anni fino ai giorni nostri, a differenza di altri organismi che sono cambiati in modo sostanziale, oppure si sono estinti del tutto".
Ecco così che il visitatore può scoprire la storia e le peculiarità dei Limuli, granchi a forma di ferro di cavallo, ancora oggi diffusi nei fondali marini tropicali americani e dell'Indonesia con le stesse caratteristiche che avevano nel Miocene (20 milioni di anni fa). Oppure il Nautilus, comparso 520 milioni di anni fa e a lungo creduto estinto, che è stato invece ritrovato in vita nel 1829 e che popola tuttora gli Oceani Indiano e Pacifico. Una curiosità che riguarda questo antico mollusco è che Jules Verne ne prese in prestito il nome per battezzare il battello sottomarino di Capitan Nemo in "Ventimila leghe sotto i mari".
Anche il Celacanto, pesce osseo capace di raggiungere 2 metri di lunghezza e 90 chili di peso, era stato considerato estinto circa 70 milioni di anni fa ma, a dispetto delle convinzioni scientifiche, il 22 dicembre 1938 fu osservato nuotare al largo delle coste del Sud Africa, in acque mutate pochissimo nel corso delle diverse ere geologiche.
La mostra annovera anche specie vegetali come le felci e la Wollemia nobilis, albero vissuto al tempo dei dinosauri e riscoperto soltanto nel 1994 a nord di Sidney: oggi ne esistono solo un centinaio di esemplari, custoditi in un luogo segreto per non comprometterne la sopravvivenza.

Al museo, tre visite in una

Con il biglietto di ingresso alla mostra, tra l'altro, è anche possibile la visita al museo dei fossili e all'acquario preistorico: un'occasione preziosa per visitare una collezione davvero unica. Intanto per la location: il museo è ospitato nel Palazzo del Michelerio, un antico monastero del 1524, arricchito negli anni da interventi artistici rimarchevoli e il cui loggiato a due ordini di arcate compartite da pilastri è considerato un capolavoro dell'architettura del Cinquecento.
Di grande rilievo è la collezione paleontologica composta da reperti di campagne di scavo e da resti scheletrici fossili di cetacei astigiani, sia misticeti (balene) che odontoceti (delfini), risalenti all'epoca pliocenica (tra 5,3 e 1,8 milioni di anni fa). Si tratta di reperti che ci raccontano una storia affascinante, del tempo in cui tutta la Pianura Padana era occupata dalle acque e al posto delle colline coltivate a vigneto c'era il mare, popolato da balene, delfini, e conchiglie.
Tra gli esemplari più rilevanti di cetacei c'è Tersilla, una balenottera così chiamata in onore della signora di San Marzanotto che la trovò nel 1993, in occasione dei lavori di scavo per la realizzazione della strada di accesso alla sua vigna.
E' notizia di queste ultime settimane che un ricercatore senese, Michelangelo Bisconti, che da gennaio di quest'anno sta analizzando e classificando i reperti di Palazzo Michelerio, ha scoperto che Tersilla è un olotipo, appartiene cioè a un genere e a una specie fin qui sconosciuti, cui verranno assegnati nuovi nomi appena lo studio verrà pubblicato sulle riviste scientifiche internazionali.
Oltre a Tersilla ci sono anche la Viglianottera (riemersa dalle terre di Vigliano nel 1959) e Marcellina, così battezzata dagli abitanti di Chiusano ove è stata scoperta e altri cetacei, parte dei 145 reperti ricevuti dal Museo di Scienze Naturali di Torino.

Una collezione di importanza internazionale

Secondo Piero Damarco, paleontologo e conservatore del museo, la riunione delle collezioni astigiana e torinese, realizzatasi grazie agli accordi intercorsi con l'Università di Torino, ha permesso di realizzare una raccolta di rilevanza internazionale, disponibile alla consultazione, studio e comparazione. Sono tuttora in corso collaborazioni scientifiche con il Museo di Storia naturale di San Diego in California e con i conservatori delle collezioni paleontologiche della Florida e, recentemente, una ricercatrice inglese ha sottoposto per un mese a scansioni in 3D i crani dei delfini esposti. I reperti del museo di Asti sono inoltre oggetto di approfondite ricerche da parte di molti studiosi o, secondo una definizione più precisa, 'paleontologi', come spiega Damarco: il paleontologo studia scientificamente i resti fossili di organismi vegetali e animali, ricostruendone la morfologia, l'origine e l'evoluzione, senza dedicarsi necessariamente alla loro ricerca sul campo. Attività, quest'ultima, che viene svolta per lavoro, passione o interesse personale, dai ricercatori di fossili o, più propriamente, dai 'paleontofili'.
La raccolta di fossili, però, non può essere svolta da chiunque perchè si tratta di un'attività che in Italia è sottoposta a vincoli e limitazioni strettissimi, molto più che all'estero.

Per saperne di più

La mostra "Fossili viventi: le creature che il tempo ha dimenticato" è a cura del Parco paleontologico astigiano e Distretto paleontologico dell'Astigiano e del Monferrato con Museo dei Fossili, Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Torino, Comune di Asti, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Centro di educazione ambientale WWF - Villa Paolina.
Il Coordinamento scientifico è di Graziano Delmastro e Piero Damarco.

Orari di apertura e ingresso della mostra:  Parco Paleontologico Astigiano

Leggi la notizia dell'inaugurazione

 

 

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