Solo freddo e silenzio sul piazzale della Basilica. Sono circa le 3 di una fredda notte di febbraio, quando una faina penetra nella Cappella dell'Ultima Cena, passando fra le strette maglie di metallo della griglia che proteggono statue e affreschi. Furtiva come una faina, la faina salta sulla bianca tovaglia della tavola riccamente imbandita, zigzagando fra i piatti di mele e ciliege, i vassoi con pesci e crostacei, le posate e i bicchieri, il pane e i formaggi. Sempre con l'intento di cercare chissà che cosa, si arrampica sulla spalla di un'apostolo e si sofferma ad annusargli la bionda parrucca. Poi delusa e forse anche un po' arrabbiata con se stessa per lo smacco subito, abbandona quel luogo dove i cibi in mostra sono davvero belli e più veri del vero, perché così li volevano gli artisti creatori, ma sono pur sempre oggetti finti che hanno ingannato il carnivoro notturno, opere artistiche fatte con terracotta e cera soffiata, marmo e cartapesta! L'insolito episodio, ripreso dalle telecamere di sorveglianza recentemente installate dall'Ente di gestione Sacri Monti, la dice lunga sulla veridicità delle scene narrate nei Sacri Monti, che spesso sono così realistiche da ingannare anche gli animali selvatici! Il video è stato postato da Giorgio Bergamo su Facebook - gruppo pubblico #sacrimontisocial.
La cappella dell'Ultima Cena è tra le più antiche del Sacro Monte di Varallo. Esisteva già nell'ultimo decennio del Quattrocento ed occupava il vano che oggi è denominato "sala cappella", annesso alla Casa per esercizi spirituali costruita negli anni Settanta del Settecento, l'edificio che ora ospita l'Albergo "Casa del Pellegrino", a destra della Basilica. Le statue, i manichini in legno finiti e dipinti solo nelle parti a vista (gli arti e le teste) e completati da tele gessate, risalgono alla fine del XV secolo. Sulla parete di sinistra è raffigurata la lavanda di piedi che fu realizzata, con la costruzione del portico nel 1776. Le 16 statue della Cappella, sono tra più antiche del monte: di autore ignoto, sono state accostate alla bottega degli scultori lombardi De Donati. Di straordinaria ricchezza la tavola imbandita, con pezzi in terracotta, terracruda, legno, marmo, cera soffiata e carta pesta, eseguiti tra il Cinquecento e l'Ottocento. Giovanni Antonio Orgiazzi nel 1778 dipinse, in elegante stile rococò i fondali della bellissima Cappella.
Le due iscrizioni che sovrastano la Cappella con l'intento di istruire il pellegrino, riportano brani della Sacra Scrittura (scritti in lingua latina) che rimandano dall'Antico al Nuovo Testamento:" La sapienza ha immolato le sue vittime, ha miscelato il vino ed ha imbandito la sua mensa (Proverbi 9,1-2); Quando fu l'ora, Egli si mise a tavola ed i dodici Apostoli con Lui, ed Egli disse loro: Ho ardentemente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi, prima del mio partire (Luca 22, 14-15)".