È uno degli ultimi e più ambiziosi atti del Green Deal europeo: c'era la preoccupazione che il Parlamento non riuscisse ad approvare la Legge sul ripristino della natura (Nature restoration law), nel bel mezzo della protesta dei trattori e a pochi mesi delle elezioni. È arrivata con 20 mesi di ritardo e dopo mille tira e molla, diluendo un po' la sua forza ma comunque tenendo saldi i principi iniziali.
Gli obiettivi, in numeri: ripristinare il 20% delle aree marine e terrestri dell'Unione entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050. Gli Stati membri devono quindi riportare il 30% degli habitat terrestri e marini inclusi nell'area della legge, come foreste, praterie, paludi, fiumi, laghi, foreste di coralli, da condizioni "degradate" a "buone". La percentuale dovrà arrivare al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.
Il testo della legge contro gli ecocidi ora comprende un elenco aggiornato di reati penali, tra cui il commercio illegale di legname, l'esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione sulle sostanze chimiche e l'inquinamento provocato dalle navi. Un punto molto interessante riguarda i reati "qualificati", ovvero i più gravi, come gli incendi boschivi su larga scala o l'inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo, che degradano gli ecosistemi e costituiscono un ecocidio. La parola ecocidio — letteralmente: uccidere la propria casa — è stata inserita nel testo, un passo piuttosto importante a livello legislativo e soprattutto simbolico.