I dati provengono dal rapporto "Il consumo di suolo in Italia 2023", pubblicato da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale9 e SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente) I cambiamenti dell'ultimo anno non riguardano però in maniera omogenea tutta la penisola: sono prevalentemente concentrati in alcune zone della Pianura Padana, mentre in alcuni comuni (tra cui Ercolano, Montale e San Martino Siccomario) l'aumento di consumo di suolo è stato poco significativo se non addirittura nullo.
A peggiorare ulteriormente il quadro vi è il fatto che oltre il 35% di consumo totale di suolo è avvenuto nell'ultimo anno in zone già di per sè critiche: il 35% in zone a rischio sismico, il 13% in aree a pericolosità idraulica e il 7,5% in zone minacciate da frane.
Nel 2022, circa il 7% del territorio italiano risultava essere coperto artificialmente, per un totale di 21.500 km2 e la velocità con la quale il depauperamento del suolo avanza è fonte di grande preoccupazione. Come precedentemente accennato infatti, è causa di tutta una serie di problematiche tra cui un incremento delle temperature, che crescono all'aumentare della densità delle coperture artificiali.
Impatti anche per quanto riguarda l'agricoltura (in un anno in Italia si sono persi 4.500 ettari di suolo coltivabile), l'aumentato rischio idrogeologico (a causa dell'impermeabilizzazione del suolo) e ingenti danni economici dovuti alla perdita di servizi ecosistemici.
Sono la logistica e la grande distribuzione organizzata i principali fattori di consumo di suolo in Italia, in particolar modo nella parte nord orientale del Paese.
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