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Pino cembro e nocciolaia, la strana coppia delle Alpi

In alta Valle Varaita si estende il più grande bosco italiano di pino cembro in purezza. Il Bosco dell'Alevé è una perla botanica e paesaggistica nonché il luogo ideale per osservare l'interazione ecologica tra il pino cembro e la nocciolaia

  • Francesco Garello, Martino Adamo
  • Novembre 2019
  • Venerdì, 15 Novembre 2019
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Pino cembro bosco con Monte Matto, Valle Gesso, Cuneo  – foto di Dario Adamo Pino cembro bosco con Monte Matto, Valle Gesso, Cuneo – foto di Dario Adamo

Sotto lo sguardo di pietra del Monviso, in alta valle Varaita, si sviluppa il bosco dell'Alevè, la foresta di pino cembro più estesa d'Italia. Conosciuto fin dall'antichità, tanto da essere citato da Virgilio nell'Eneide e da Plinio il Vecchio nel suo Historia Naturalis, il bosco è iscritto nel Registro dei boschi da seme dal 1949, è parte del "European Forest Genetic Resources Program" dal 1994 ed è Sito di Interesse Comunitario dell'Unione Europea dal 2000. Una perla botanica e paesaggistica che si sviluppa anche in versanti scoscesi e zone rocciose difficilmente accessibili, una caratteristica, questa, che ha probabilmente contribuito in maniera determinante a preservarne intatte le caratteristiche tenendolo al riparo dall'eccessivo disboscamento che ha decimato la popolazione di pino cembro in altre aree.

Il lento sviluppo di un gigante

Il Pinus cembra, conosciuto anche come cirmo o cirmolo è una conifera sempreverde tipica degli ambienti montani presente su tutte le Alpi e in popolazioni isolate distribuite lungo la Catena dei Carpazi tra Repubblica Ceca, Ucraina e Romania. Si tratta di una specie molto longeva: numerosi individui nel bosco dell'Alevè superano i 500 anni, e non è raro per queste piante raggiungere anche i mille anni di vita. Questi traguardi sono il frutto di uno sviluppo particolarmente lento che richiede dai 40 ai 90 anni per la produzione delle prime pigne. Un tempo molto lungo che espone questa pianta alla competizione delle specie in grado di impossessarsi dello spazio in tempi più rapidi. Per prevalere il cirmolo si è spinto in territori dove la concorrenza è più ridotta come la fascia forestale a più alta quota in ambiente subalpino. E' questo il caso del bosco dell'Alevè, che si estende tra i 1500 e i 2500 metri di altitudine sulla parete sud-ovest del Monviso. I frutti di pino cembro possono germinare e svilupparsi anche in condizioni di estrema povertà di nutrienti e addirittura a diretto contatto con la roccia. Quando il cembro cresce in queste condizioni estreme, raggiunge spesso il suo splendore in forme compatte e contorte. Su questi terreni, poi, svolge anche un'importante funzione di protezione dall'erosione e di contenimento delle valanghe grazie alla sua grande forza strutturale.

Alleanze inaspettate

E' in questi pezzi di montagna strappati alla roccia e alle altre specie con un lento lavoro di decine di anni, che il cembro diventa parte integrante di un vero e proprio sistema vivente nel quale si può apprezzare l'interazione ecologica tra le diverse specie che cooperano, a volte inaspettatamente, per la comune sopravvivenza. Tra questi legami virtuosi spicca quello tra il pino cembro la nocciolaia. Per anni ritenuto una delle cause della sparizione dei cirmoli, questo corvide dall'aspetto robusto e dal manto bianco picchiettato si è invece rivelato esserne il principale alleato. La nocciolaia si nutre prevalentemente di semi di conifere tra i quali predilige quelli nelle pigne del cembro. Come molti altri corvidi anche la nocciolaia possiede una memoria "a lungo termine" grazie alla quale è in grado di accumulare delle scorte di cibo da nascondere nei momenti di abbondanza, per poi ritrovarle durante i lunghi inverni. Dopo aver rotto la pigna con il suo becco, la nocciolaia trasporta i preziosi semi nei suoi nascondigli arrivando a portarne fino a 100 con un solo viaggio e distribuendoli anche a 15 km di distanza.

Gli scherzi della memoria

Tipicamente, nei boschi di cembro, la raccolta avviene in autunno e i nascondigli sono zone riparate dove gli accumuli di neve sono inferiori, o si sciolgono prima come gli anfratti rocciosi o le cavità del tronco del pino stesso, spesso all'interno di alberi morti. Data la sua prodigiosa memoria la nocciolaia sarà in grado di recuperare quasi la totalità dei semi nascosti, ma una piccola dimenticanza capita a tutti e si calcola che ogni anno circa il 10% di questi semi non venga più ritrovato. Con l'arrivo della primavera i semi dimenticati possono germinare e, se trovano un ambiente adatto, crescere formando nuovi individui adulti, espandendo così i limiti della foresta esistente e, in alcuni casi, creando addirittura i presupposti per una nuova foresta la cui posizione un po' casuale è stata determinata dal capriccio di una nocciolaia. In alcuni rari casi questo capriccio dà origine a uno straordinario fenomeno con la nascita di un nuovo esemplare di pino cembro direttamente dal tronco privo di vita un individuo precedente. Diversi studi sostengono che la dispersione dei semi di questa conifera sia ghiandaia-dipendente: sono infatti tozzi, pesanti e privi di strutture che permettano di muoversi nel vento per allontanarsi dal punto di origine, insomma il seme non ha ali proprie, ma sfrutta quelle ben più esperte della ghiandaia.

Ancora una volta la natura ci sorprende con le sue risorse e le sue straordinarie alleanze, creando relazioni inaspettate e dando ad un corvide di 30 cm la capacità di creare nuovi boschi di alberi di oltre 20 metri.

Lago Bagnour, bosco dell’Alevè – foto di Dario Adamo
Nocciolaia – Valle Stura, Cuneo – foto di Dario Adamo
Pino cembro bosco con Monte Matto, Valle Gesso, Cuneo – foto di Dario Adamo

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