Quello dello scorso 7 novembre rappresenta il primo avvistamento certo nel Parco dal 1916.
Qual è, dunque, il significato scientifico di questo avvistamento?
Bassano - Nel 1916 l'area protetta non era ancora stata istituita, ma le segnalazioni di possibili osservazioni e tracce di lince sono pervenute al parco fin dagli Anni '80. Ai tempi della Riserva reale di Caccia, le guardie, incentivate al prelievo di quello che era considerato un nemico dello stambecco, abbattevano di frequente un certo numero di esemplari. Sulle Alpi, la lince si è estinta agli inizi del '900 per mano dell'uomo e solo di recente è ricomparsa in Italia, con individui probabilmente provenienti da Svizzera e Slovenia.
Molinari - L'arrivo della lince nel territorio del Gran Paradiso indica che gli sforzi di conservazione e reintroduzione compiuti sino a oggi non sono stati vani. In particolare quelli compiuti in Svizzera, la cui popolazione è sufficientemente in salute, si sta espandendo e dove alcuni individui stanno compiendo le loro naturali migrazioni alla ricerca di nuovi territori. E lo stanno facendo spostandosi anche verso l'Italia. Indica inoltre che il territorio permette questa migrazione, perché la lince necessita di un areale molto ampio, dove poter trovare un quantitativo sufficiente di prede. Le aree idonee a ospitare il felino nelle Alpi italiane non sono poche, ma spesso barriere naturali (come alte catene montuose), o architettoniche, non favoriscono gli spostamenti. L'arrivo della lince nel Gran Paradiso è un buon indizio di un territorio in salute.
La presenza della lince rappresenta un'importante qualificazione ecologica del territorio: essendo un predatore di punta che effettua naturalmente una selezione sulle popolazioni di prede (ungulati selvatici) ha un effetto benefico a livello ecosistemico, oltre a impreziosire la biodiversità. Senza considerare il valore aggiunto di attrattività per l'area...
Abbiamo qualche informazione sulle popolazioni di lince in Italia e, in generale, in Europa?
Molinari - A oggi la lince è il mammifero più raro del nostro Paese e la sua popolazione rischia di scomparire, così come nei paesi limitrofi, quali Francia, Svizzera, Austria e Slovenia. Agli inizi del 1900, la lince era scomparsa da tutte le Alpi, così a partire dagli Anni '70 in vari Paesi sono cominciati diversi progetti di reintroduzione e la lince ha iniziato a diffondersi in alcune aree, come in Svizzera, dando vita a una popolazione vitale ma in altri Paesi, come in Slovenia, la popolazione è crollata dopo alcuni decenni, oppure non è riuscita a stabilirsi per niente, come accaduto in Austria.
Oggi in Italia sopravvive solo un piccolissimo nucleo di 2 – 3 individui in Friuli, nel Tarvisiano, a cavallo con il territorio sloveno e austriaco, dove si incontrano le Alpi Carniche, Giulie e Caravanche. Un territorio che rappresenta uno dei più importanti corridoi faunistici italiani, alpini ed europei.
Esiste un progetto di studio della popolazione di lince in Italia?
Molinari - Esiste ed è il Progetto Lince Italia (PLI) che fa capo a un'Associazione culturale di ricerca con sede al dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino e che opera con il patrocinio ufficiale dell'IUCN Cat Specialist Group. Si tratta di un gruppo di professionisti e appassionati naturalisti che, a diverso titolo, si sono occupati di lince dai primi Anni '90 e che nel 1998 hanno dato vita al PLI. Impegnato nella ricerca sui grandi carnivori, in primis sulla lince eurasiatica, il progetto ha l'obiettivo di fornire dati sullo stato della popolazione e sulle interazioni con altre specie di animali e con l'uomo. Tra le collaborazioni internazionali ed europee, particolare importanza riveste il progetto LIFE Lynx - i cui partner italiani sono i Carabinieri Forestali (Raggruppamento Carabinieri Biodiversità) e il Progetto Lince Italia – ovvero e che si pone come obiettivo il salvataggio della popolazione di linci Dinariche e Alpine (Alpi Sudorientali) dall'estinzione e la sua conservazione a lungo termine, non solo aumentando il numero di individui, ma incrementando anche la variabilità genetica della popolazione.
Attualmente, stiamo parlando di circa 20 linci adulte in Slovenia e circa 50 in Croazia, mentre in Italia ci sono meno di 5 individui e i numeri sono in declino dagli Anni '90. Isolata e gravata da un alto tasso di consanguineità, questo nucleo aveva urgente bisogno di rinforzo con misure di ripopolamento con animali sani provenienti da un'altra popolazione. Con un elevato sostegno pubblico, le popolazioni dinarica e alpina sono state rinforzate con linci provenienti dalla popolazione vitale dei Carpazi. Abbiamo sviluppato strumenti di gestione basati su metodi scientifici, offrendo una pianificazione strategica che garantisca la vitalità a lungo termine di questo animale. Un altro obiettivo è migliorare la connettività della popolazione per la lince. Il flusso genetico naturale all'interno di questa popolazione è stato aumentato, al fine di evitare ulteriori reintroduzioni in futuro.
Purtroppo, a causa di problematiche amministrative nel momento chiave decisionale delle azioni del LIFE Lynx ci trovavamo nella fase istituzionale di passaggio da Corpo Forestale dello Stato a Carabinieri Forestali, questione che ha congelato la capacità operativa-decisionale per un certo periodo. Ciò ha reso impossibile avviare le pratiche per il rinforzo delle linci. Ma dato che si trattava di un elemento chiave, per riparare, è stato creato ad hoc il progetto ULyCA2. Un progetto nazionale strettamente coordinato e integrato nel LIFE Lynx che ha portato alle azioni del rinforzo italiano con il rilascio di 5 individui e creando così un cosiddetto "stepping stone", ovvero un nucleo passerella tra la lince dinarica e quella alpina.
In tutto nei progetti LIFE Lynx ed ULyCA2 sono state liberate 23 linci, di cui 11 nell'areale alpino delle Alpi Giulie (slovene e italiane). Le prime linci si sono già riprodotte e alcune di esse in fase di dispersione hanno già raggiunto l'Austria e l'Italia, dalla Slovenia, ma anche dall'Italia si sono spostate verso Austria e Slovenia – a dimostrazione che l'occupazione di nuovi territori sta funzionando. Le linci rilasciate, di origine carpatica (Slovacchia e Romania) hanno inoltre contribuito a ridurre drasticamente il pericolo più importante, ovvero il livello di consanguineità, regalando a questa specie un futuro concreto.
A quale specie appartiene la lince avvistata nel Gran Paradiso?
Bassano - Si tratta di animali provenienti dall'est-Europa, quindi appartengono alla specie euro-asiatica Lynx lynx che è piuttosto omogenea dal punto di vista morfologico, anche se si possono osservare variazioni somatiche in funzione della latitudine, con animali di solito leggermente più grandi nelle aree del Nord-Est europeo. Verosimilmente le linci originarie dell'Europa meridionale, e quindi anche quelle italiane, erano morfologicamente più vicine alla lince iberica, anch'essa fortemente minacciata e sulla via dell'estinzione.
E quante specie di lince esistono?
Molinari - A oggi vengono riconosciute quattro specie: la lince eurasiatica (Lynx lynx), la lince canadese (Lynx canadensis), la lince iberica (Lynx pardinus) e la lince rossa (Lynx rufus), quest'ultima presente nel Canada meridionale e in tutti gli Stati Uniti e il Messico.
Si tratta quindi di un ritorno 'naturale'?
Bassano - L'avvistamento di questa specie è frutto di un normale percorso di migrazione da est verso ovest e da nord verso sud, secondo il comportamento spaziale della lince. Non si tratta, quindi, di una reintroduzione. I giovani della specie si disperdono e non c'è nessun bisogno di procedere a una reintroduzione dal momento che, sia in Svizzera che in Francia, la specie è già presente. È attualmente in corso in Italia un progetto di ripopolamento della lince nell'Est, ma si tratta di un ripopolamento, ovvero vengono rilasciati animali dove già è presente la specie. Nel nostro settore delle Alpi è un percorso che non occorre fare, essendo l'animale già presente in luoghi confinati. Si tratta quindi di uno spostamento normale di un individuo.
E' vero che si tratta di un animale molto elusivo?
Molinari - La lince è un animale molto elusivo, ma al tempo stesso molto curioso. Quindi fa di tutto per nascondersi dall'uomo, però poi è curiosa di capire cosa succede e allora di nascosto cerca di spiare. Di questo ci siamo accorti durante la ricerca con la telemetria. Della lince poi, usando un gioco di parole, potremmo dire che "si comporta come un orso". Nel senso che preferisce stare da sola e conduce una vita solitaria. Maschi e femmine si incontrano solo raramente, la femmina con i cuccioli rappresenta il culmine del momento sociale. A livello di caccia, la lince è un cacciatore ad effetto sorpresa, per questo vaga molto per il suo territorio, ma altrettanto tempo lo spende a osservare.
Abbiamo qualche informazione in più sull'esemplare catturato dalle fototrappole?
Bassano - Da un'immagine o da un singolo filmato risulta difficile distinguere sesso ed età. Alcuni elementi, anche di tipo comportamentale, fanno pensare a un giovane adulto. Si tratta per certo di un individuo in dispersione.
Quanto è importante mantenere il riserbo sul luogo in cui è posizionata la fototrappola e da quanto tempo siete sulle sue tracce?
Bassano - Il fatto di non rendere noto il sito di avvistamento è più un fattore di precauzione legato a un progetto di monitoraggio faunistico, piuttosto che alla sopravvivenza dell'animale: è talmente elusivo che è difficilissimo incontrarlo.
Le foto-trappole sono state sistemate sia in modo opportunistico, sia casuale, nell'ambito di un progetto di monitoraggio dei rapporti tra preda e predatore pensato per misurare gli effetti del ritorno del lupo sull'eco-etologia delle specie predate. Quindi la cattura fotografica è stata del tutto casuale.
Ci sono ipotesi sulla presenza di altri individui e cosa dobbiamo aspettarci dopo questo avvistamento?
Bassano - Di recente, sono avvenuti degli avvistamenti in Valle d'Aosta, confermati dal Corpo Forestale regionale. Le ripetute segnalazioni, soprattutto in Val d'Aosta, potrebbero far presagire la possibilità di un ritorno della specie.
Trattandosi di un grande carnivoro, il suo avvistamento può destare qualche preoccupazione?
Bassano - Il ritorno della lince non rappresenta un problema né per l'uomo, né per la fauna domestica, perché è un animale estremamente elusivo. La probabilità di incontrarlo è molto bassa. Se anche dovesse accadere si tratterebbe di una visione di un istante, niente più.
Molinari - Inoltre è un predatore con un areale molto vasto, caratterizzato esclusivamente da foreste, e che mal sopporta la presenza dell'uomo, che evita assolutamente. Infatti, è generalmente tollerata dalle popolazioni rurali, visto che i danni al bestiame che causa sono decisamente minori di quelli provocati, ad esempio, da orsi e lupi. Va anche sottolineato che la lince non rappresenta assolutamente nessun pericolo per l'incolumità delle persone.
Secondo voi, è possibile scongiurare la creazione di fazioni pro/contro la lince? Il ritorno del lupo, a tale proposito, ci ha insegnato qualcosa?
Bassano - Una domanda a cui non è facile rispondere. Direi che, da una parte, il ritorno del lupo ci ha preparato e abituato a pensare di nuovo alla presenza di un grande carnivoro, dall'altra la sua rapida espansione potrebbe sottrarre risorse e attenzione alla conservazione di altre specie, e dei predatori in particolare.
Molinari - Innanzitutto, la corretta informazione: la conoscenza naturalistica e la divulgazione di buone prassi sono fondamentali per favorire una convivenza pacifica tra uomo e predatori.
Poi i danni causati dalla lince sono estremamente rari e i membri del progetto LIFE Lynx offrono agli allevatori supporto in forma di misure di protezione efficaci e mettono a loro disposizione attrezzature necessarie per l'installazione di recinzioni elettriche a protezione delle greggi. Nel caso in cui dovessero verificarsi danni al bestiame causati da grandi carnivori, questi sono comunque compensati dall'ente pubblico, ma solo se sono state applicate misure di prevenzione. Da considerare poi che, in tutte queste operazioni, la cosiddetta "Human Dimension", ovvero la dimensione umana, è ormai divenuta uno dei tasselli strategici più importanti. Non solo perché il coinvolgimento delle parti interessate, pubbliche e no, è importante, ma anche perché nei tempi in cui viviamo e in cui la circolazione di informazioni ha subito delle grandissime accelerazioni, è importante informare il più possibile, con il supporto di esperti in materia: di sociologia, informazione e comunicazione, ma si potrebbe fare ancora di più. Nel progetto LIFE Lynx e soprattutto in ULyCA2 abbiamo posto molta attenzione a questi fenomeni e soprattutto a coinvolgere in maniera trasparente e costruttiva le categorie più interessate dal ritorno della lince. Per capire meglio la percezione e le preoccupazioni del pubblico, abbiamo fatto sondaggi e i risultati sono stati utilissimi a capire i problemi e calibrare le azioni. Alla fine, il fatto di poter annoverare tra i partner del progetto il mondo venatorio e il WWF, insieme per lo stesso obiettivo, credo possa essere considerata già una piccola conquista.
Le riprese della fototrappola all'interno del Parco nazionale Gran Paradiso
Per saperne di più
L'esperto Bruno Bassano risponde (video)
La lince nelle Alpi Sud Orientali (video)
Life Lynx: il monitoraggio (video)