Nel corso degli ultimi anni la diffusione delle zecche nel territorio alpino è in costante aumento e di conseguenza la possibilità di venirne a contatto quando si va a fare un'escursione in montagna.
A partire dal 2015, l'Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie ha avviato un progetto di ricerca in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università degli studi di Torino relativo a agenti di zoonosi trasmessi da zecche Ixodidae, con particolare riferimento alla Borrelia burgdorferi, a cui sono destinate parte delle risorse provenienti dal 5 x1000 per la ricerca scientifica.
Dal monitoraggio eseguito nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand si è constatato un graduale aumento della quota a cui si può ritrovare il parassita e un incremento del rischio di trasmissione di patologie all'uomo.
Si è accertato che predilige gli ambienti umidi e freschi frequentati dagli animali selvatici, in particolare il sottobosco, e che la sua attività è massima nel periodo maggio-ottobre, ma a causa degli inverni sempre più miti è possibile trovarla anche in altri momenti.
La puntura di zecca non va mai sottovalutata. Normalmente non ha conseguenze per la salute, ma in alcuni casi può provocare patologie anche gravi.