In tempi di pandemia anche il soccorso alpino e speleologico ha dovuto riorganizzarsi, finendo per operare anche in zone collinari e a ridosso delle città. Può sembrare un paradosso, ma con i lunghi mesi di restrizioni e lockdown, l'attività all'aria aperta è diventata di prossimità per i torinesi e quindi occorre avere una squadra sempre pronta a intervenire all'ombra della Mole. Sono così aumentati gli interventi di aiuto e soccorso agli scialpinisti anche a quote basse e ai ciclisti in mountain bike infortunati sulla collina di Torino. Una sfida colta dalla stazione di Torino, la prima piemontese per età e prestigio, che con l'ennesimo lockdown e il boom di sport a a chilometro zero ha potenziato l'organico e ha adattato le attrezzature.
«Noi — spiegano i soccorritori — interveniamo in territori impervi e nell'ultimo anno anche la collina può essere considerata tale». Nel 2015 nella stazione c'erano 3 o 4 volontari, oggi sono una ventina. La collina è diventato un polo attrattivo, così i volontari si sono specializzati in interventi veloci, sfuggendo al traffico e raggiungendo i sentieri per recuperare i malcapitati, in supporto alle ambulanze, perché spesso il personale del 118 non ha attrezzature o sufficiente copertura della zona.