Recuperati nel Vallone dell'Arma di Demonte ancora vivi. Questa la sorte di due lupi, entrambi trasferiti dal veterinario: il primo, purtroppo, è deceduto mentre il secondo, dopo gli esami e le cure del caso, è stato trasferito presso il Centro "Uomini e Lupi" di Entracque (CN). Entrambi gli animali sono risultati avvelenati.
Dell'animale recuperato, il Ministero dell'Ambiente ha autorizzato il rilascio nell'areale del branco di origine lunedì scorso, 28 gennaio.
Per tre settimane l'animale è stato curato limitando al minimo le interazioni con il personale veterinario, in modo da evitare il rischio di abituazione agli esseri umani. Il giovane maschio si è ripreso velocemente e le sue condizioni sono state quindi valutate idonee all'immediato ritorno in libertà, avvenuto secondo le indicazioni dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale Nazionale (ISPRA) con la collaborazione dei guardiaparco e dei ricercatori delle Aree protette Alpi Marittime, dei Carabinieri Forestali, del personale dell'Amministrazione provinciale di Cuneo e del Servizio vigilanza del Comprensorio Alpino di Caccia della Valle Stura.
L'animale è stato dotato di un radiocollare, che permetterà di seguirne per un certo periodo gli spostamenti, utili a capirne il reinserimento nel branco originale e fornendo una messe di informazioni estremamente utili per il monitoraggio della specie. Il lupo "Giorgio" – questo il nome suggerito da chi lo ha trovato – non terrà per sempre il radiocollare: quest'ultimo è infatti dotato di un meccanismo di sgancio automatico e di localizzazione. Una volta che il radiocollare avrà esaurito la sua funzione, cadrà a terra inviando un segnale che ne permetterà il successivo recupero.
Sul problema dell'avvelenamento, il livello di attenzione sul tema resta molto alto e la collaborazione di tutti i cittadini è indispensabile per contenere questo fenomeno letale per i selvatici, dannoso per l'ambiente e pericoloso per le persone e i cani. In caso di sospette esche sospette, è importante segnalarle al 112 ricordandosi di documentare fotograficamente le esche (se possibile) e indicando il luogo preciso del ritrovamento – senza mai toccare nulla.