Una passeggiata panoramica adatta alle mezze stagioni che si affaccia su 4 valloni diversi, toccando 4 colli e 3 cime. Il tratto iniziale dal Colle del Crò si snoda su uno stradello chiuso alle auto che domina la Val Lemina e la piana pinerolese, conducendo al Colletto e sul Monte Sette Confini. Il boscoso rilievo deve il suo suggestivo nome al territorio dei 7 comuni che si estendono verso la sommità: non tutti la raggiungono, ma la cima è un nodo orografico fra il vallone del Romarolo (che scende verso Giaveno e il Sangone), del Gran Dubbione (che confluisce nel Chisone) e del Noce (che si abbassa verso Cantalupa e la pianura). Dal Monte Sette Confini si scende di poco al Colle Sperina, da cui una breve risalita su mulattiera porta alla panoramica cima del Monte Freidour. Verso nord si vedono le montagne della Val Sangone e della Bassa Valle di Susa, mentre verso sud si dominano le pareti della Rocca Sbarua, le guglie dei Tre Denti, la pianura pinerolese, le Alpi Marittime e Cozie. Sulla cima vi è un monumento che ricorda la caduta di un aereo inglese che portava rifornimenti ai partigiani, nella notte del 13 ottobre 1944.
Sulla via del ritorno si transita per l'ampio Colle Pra l'Abbà e con una variante lungo il crinale si tocca anche la boscosa sommità del Monte Faiè.
Il versante settentrionale del Monte Freidour e dei Tre Denti è compreso nell'area protetta di 821 ettari istituita nel 2004 dalla Provincia di Torino, che ora fa parte della rete di parchi naturali della Città metropolitana: qui vive un buon numero di esemplari di gallo forcello e sui torrioni rocciosi spesso si osserva il falco pellegrino,
Ma anche il versante meridionale di Freidour e Tre Denti è assai interessante: qui vive una notevole colonia di camosci, mentre le pareti di roccia della Rocca Sbarua (in piemontese sbarüa vuol dire "spaventa") da più di un secolo sono frequentate dagli scalatori; alla base delle pareti c'è il bel rifugio Melano, ricostruito nel 2010 utilizzando la "Casa Canada" (l'edificio in legno allestito nel centro di Torino durante le Olimpiadi invernali del 2006 per promuovere i successivi giochi olimpici di Vancouver).
La gita si può effettuare anche negli inverni avari di neve, ma in tal caso sono indispensabili i ramponcini antiscivolo (vedi box).
Arrivare in auto
Si percorre la circonvallazione di Pinerolo in direzione della Val Chisone, si prende l'uscita per San Secondo e alla rotonda si seguono le indicazioni per l'ospedale, che più avanti si lascia a destra, andando diritto fino al bivio a T dove si svolta a destra sulla "stradale Fenestrelle"; si passa un semaforo e subito dopo si svolta a sinistra in via Cottolengo, seguendo le indicazioni per San Pietro Val Lemina. La strada aggira il paese di San Pietro, costeggia il torrente Lemina, attraversa la frazione Talucco e dopo 1 km attraversa il ponte sul torrente oltre il quale c'è subito un bivio. Si va a sinistra verso il Crò, sulla stradina asfaltata che sale con alcuni tornanti brevi e ripidi, poi diventa più agevole e giunge al Colle del Crò: qui si svolta a destra su via Cappella degli Alpini, che con una curva a sinistra giunge subito nel grande piazzale con la Locanda del Crò, da cui il panorama si apre sul vallone del Gran Dubbione .
Il percorso a piedi
Dal piazzale della Locanda del Crò (1160 m) si segue lo stradello sterrato (cartelli) che passa sul retro della locanda e con una breve rampa sale a un bivio. Si continua sullo sterrato in lieve salita
che fa una svolta sul costone boscoso e poi un tornante a destra (1230 m, 15 min).
Si lascia a sinistra il sentiero che si potrà percorrere come variante di discesa e si continua sulla strada forestale (chiusa al transito con una sbarra) che va in moderata salita nella faggeta, fa un breve tratto un po' più ripido, poi prosegue in mezza costa, con scorci sulla pianura pinerolese, giungendo a un bivio (10 min).
Si lascia a destra una pista forestale in discesa e si continua in lieve salita e poi in piano, lasciando a destra anche il sentiero 062 che scende a Dairin. Da questo punto lo stradello prende il segnavia 062, va quasi in piano passando a fianco di grandi roccioni e giunge a una sella (10 min) con a destra un altro roccione. Una breve digressione porta sulla sua panoramica sommità (5 min a/r): si segue una traccia tra i pini, si poggia a sinistra tra rocce poco inclinate, poi a destra, arrivando sul roccione a picco sulla Val Lemina : non sporgersi!
Tornati sullo sterrato si continua in moderata salita e dopo un tornante a sinistra si arriva subito al Colletto (1340 m, 10 min), un boscoso valico posto sullo spartiacque.
Si lascia uno sterrato a sinistra e si prosegue sullo stradello che va diritto, in lieve discesa sul boscoso versante nord, giungendo dopo pochi passi a un altro bivio: si prende il viottolo sulla destra, che fa un lieve saliscendi e torna sul costone, che si percorre tra betulle e pini, fino alla spianata di erba e grandi faggi del Monte Sette Confini (1358 m, 10 min).
Dal ripiano sommitale si domina a sud la valle del Noce e la pianura con la Rocca di Cavour , sullo sfondo del Monviso e delle Alpi Marittime, mentre a est si innalza il vicino Monte Freidour, meta dalla passeggiata. Su un albero c'è la spiegazione del toponimo, poiché qui convergono i confini dei comuni di Cumiana, Pinasca, Pinerolo, Frossasco, mentre i territori di Giaveno, San Pietro Val Lemina e Roletto sono poco lontano. Guardando verso il Freidour, un altro cartello ricorda la caduta di un aereo inglese che portava rifornimenti ai partigiani, nella notte del 13 ottobre 1944. A sinistra del cartello si ritrova il sentiero 062 che scende nella faggeta, lascia a sinistra il segnavia 007 e giunge subito al Colle Sperina (1302 m, 5 min), dove una lapide riporta i nomi degli 8 giovani aviatori morti nel 1944.
Al colle si lascia a destra il sentiero che scende al rifugio Melano e si prosegue sul largo sentiero 007 che sale in diagonale sul versante destro del costone, tocca un punto panoramico su Monviso, Val Lemina e sul crinale del Monte Faiè , fa uno zig-zag, una breve rampa e in mezza costa giunge su una spalla erbosa (15 min).
Pochi passi a destra portano a un punto panoramico con vista sulle guglie e pareti della Rocca Sbarua e dei Tre Denti (foto di apertura). Lasciando a destra una traccia, si continua sul sentiero che sale fra l'erba per la massima pendenza, e presto poggia a destra arrivando al monumento che ricorda l'aereo inglese : una panchina in pietra permette di ammirare il vasto panorama verso sud. Pochi passi a sinistra portano infine sulla sommità del Monte Freidour (1452 m, 10 min), da cui oltre alla vista sui Tre Denti il panorama si apre sul versante opposto, con la Val Sangone e la bassa Valle di Susa .
dopo la sosta sulla cima, si scende lungo lo stesso itinerario fino al Colle Sperina (1302 m, 20 min) e si fanno ancora pochi passi in salita sul sentiero 062, trovando subito un cartello che indica a destra il sentiero 007: si segue questa traccia che va in piano a mezza costa nel bosco, con scorci sul vallone del Romarolo, fa una breve salita e in lieve discesa arriva al Colle Pra l'Abbà (1298 m, 10 min).
L'ampio valico è situato in una bella radura con tavoli per il pic-nic e mette in comunicazione il vallone del Romarolo con la valle del Gran Dubbione. Delle 3 strade che giungono al colle si segue quella di sinistra (sud-ovest) che va in piano e poi in lieve salita nel rado bosco, giungendo subito al Colletto (1340 m, 10 min).
Dal Colletto si può seguire in discesa lo stradello già percorso all'andata fino alla Locanda del Crò (1160 m, 35 min), ma se non si teme una discesa su sentiero ripido e non segnalato si può fare una variante un po' più impegnativa nel bosco.
Variante di ritorno
Dal valico del Colletto (1340 m) si prosegue diritto sul sentiero che sale verso ovest lungo il costone boscoso, poi prosegue in piano, aggirando alcuni tronchi caduti, passa a sinistra di un grande pino e a destra di un faggio, giungendo nella radura del Monte Faiè (1382 m, 15 min), riconoscibile solo grazie al cartello del toponimo. Si prosegue per pochi metri in piano, poi il sentiero piega a sinistra (sud) e scende con lievi svolte tra pini e faggi, quindi va giù ripido lungo il costone quasi per la massima pendenza, con alcuni tratti in trincea. Aggirati altri alberi caduti, la pendenza si addolcisce e il sentiero prosegue lungo il costone in piano, fa una breve risalita, poi riprende la discesa, via via più ripida, fino a confluire sullo stradello percorso a inizio gita (1230 m, 20 min). Lungo la strada si scende infine al piazzale della Locanda del Crò (1160 m, 10 min).
Informazioni utili
Dislivello: 500 m.
Tempo di salita: 1.30 ore.
Tempo complessivo: 3 ore.
Difficoltà: E su stradelli e sentieri.
Periodo consigliato: primavera, autunno, inverni senza neve (nelle calde giornate estive sono frequenti le nuvole).
Carta: Fraternali 1:25.000, n. 6 Pinerolese, Val Sangone.
Informazioni: Guardie ecologiche volontarie, tel. 800 167761 (ore 8.30-11.30); rifugio Melano, www.casacanada.eu, tel. 0121 353160; Locanda del Crò, tel. 378 3026174;
Sito Città Metropolitana di Torino, sezione dedicata al Freidour
Previsioni meteo: www.nimbus.it
Note: I cani si possono portare, ma con guinzaglio (lunghezza massima 1,5 m) e museruola a portata di mano.
I ramponcini antiscivolo
Il cambiamento climatico rende percorribili gite come questa negli inverni avari di neve. Ma anche con scarso innevamento si possono incontrare - soprattutto sui versanti in ombra o nei boschi - tratti in cui è rimasta la neve, spesso dura e scivolosa, o rii dove l'acqua gelata ha invaso il sentiero. In queste situazioni il rischio di scivolare è notevole. Le scivolate sono ancora più probabili quando vi è molta differenza fra temperature diurne e notturne: di giorno il sole fa fondere la neve e nella notte può formarsi uno strato di ghiaccio su cui la presa degli scarponi è assai ridotta.
Guide alpine e guardaparco consigliano quindi di avere sempre pronti nello zaino i ramponcini antiscivolo . Sono più compatti, leggeri ed economici dei classici ramponi da alpinismo, si calzano facilmente sotto gli scarponi da escursionismo ed evitano scivolate e cadute spesso dolorose. I modelli più semplici si montano sotto il tallone, ma è preferibile dotarsi dei modelli che coprono tutta la suola e che permettono di camminare non solo sulla neve dura o gelata, ma anche su brevi tratti di sentiero senza neve. Camp, Salewa e altre ditte di attrezzature per la montagna hanno in catalogo diversi modelli, più o meno leggeri, con 3 o 4 misure a seconda del numero di scarpone che si utilizza e con prezzi intorno ai 30-40 €.
D'inverno occorre fare attenzione anche sui sentieri a mezza costa che tagliano ripidi pascoli, poiché l'erba secca risulta assai scivolosa, e alle chiazze di neve sull'erba, che potrebbero staccarsi formando piccole valanghe. Se diventa complicato o rischioso proseguire su questi terreni o su tratti gelati - anche calzando i ramponcini - è necessario fare dietro-front.
* Furio Chiaretta è giornalista e "sentierologo": progetta, descrive e fotografa itinerari escursionistici. Le sue ultime guide pubblicate sono: I più bei sentieri del Parco nazionale del Gran Paradiso; Passeggiate sulle montagne torinesi; Andar per laghi: 56 passeggiate a 196 laghi dalle Marittime al Gran Paradiso (da cui è tratto questo itinerario), con Blu edizioni; 142 laghi in Valle d'Aosta: 48 gite a piedi, con Mulatero editore; Le più belle escursioni panoramiche in Trentino; I sentieri più belli tra laghi, panorami e rifugi del Trentino; Rilassanti escursioni tra le montagne vicino a Torino, con Edizioni del Capricorno.