Carl Ludwig Blume (1796-1862) fu un grande botanico olandese che visse sull'isola di Giava; fu anche direttore dell'Orto Botanico di Buitenzorg, oggi Bogor. Blume è stato sicuramente uno fra i più grandi botanici della storia, ma non andava d'accordo con nessuno, stava bene solo con le piante. E dunque era solo quando, un attimo prima del calar del sole, dall'altra parte del fiume che stava risalendo in barca, vide tante farfalle bianche che si muovevano tutte insieme all'unisono. Viste da vicino quelle farfalle erano orchidee, anzi, una grande pianta di Phalaenopsis amabilis che, con la Phalaenopsis aphrodite delle Filippine, è la madre di tutte le grandi Phalaenopsis bianche che coltiviamo nelle nostre case. Furono denominate così, dal greco antico "phalaina", falena,e "opsis", somiglianza, dunque "che sembra una farfalla notturna", una falena appunto.
Sono vistose, coloratissime, le Phalaenopsis, quasi sfacciate, e piacciono a tutti. Mentre non proprio tutti sanno che in Piemonte vivono spontaneamente circa 55 specie di orchidee selvatiche, alcune ospiti insospettate dei centri abitati, e dei nostri giardini: può anche capitare di imbattersi in un'orchidea purpurea nell'orto di casa tanto per dire.
Il punto è che numericamente le orchidee spontanee sono in declino e il progetto LIFEorchids, inserito nel programma LIFE dell'Unione Europea e nella rete Natura 2000, vuole salvare loro e il loro habitat. L'Università di Torino è capofila del progetto e la professoressa Mariangela Girlanda del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dà la misura dell'abisso. "Il tasso di estinzione delle piante dovuta alla crisi climatica è diventato fino a 500 volte superiore al tasso medio attribuibile a cause naturali, mentre quello degli animali di oltre 1000 volte, e questo dipende dal fatto che gli animali spesso dipendono dalle piante per vivere". Quello che viene perso ha un valore economico, ma non solo: può essere quantificato in termini di benessere della persona, e di armonia interiore, essendo legato alla bellezza e al senso del bello.
Spariscono le piante perché scompaiono i loro habitat, e con loro i preziosi insetti impollinatori. Il 75% delle piante coltivate a scopo alimentare fa frutti solo se fecondato. "Si capisce bene come l'impollinazione sia fondamentale" spiega Jacopo Calevo, ricercatore dell'Università di Torino "e come la riduzione progressiva degli insetti che svolgono quella funzione sia un problema serio e abbia un effetto profondo sulla qualità della vita dell'uomo".
LIFEorchids impegna alla sottoscrizione di 100 accordi e alla custodia di 500 ettari entro il 2023, un obiettivo che non si raggiunge da soli.
Quindi si cercano volontari, non importa se possiedono o meno della terra.
"La custodia è importantissima" dice Marzio Marzorati di Legambiente Lombardia, alla quale è affidata la gestione dei volontari. "Le aree protette da sole sono come isole sospese nel nulla: solo con l'aiuto dei privati si può costruire una rete ecologica diffusa che permetta alle specie animali e vegetali di attraversare il nostro territorio troppo popolato, troppo industrializzato, con troppe infrastrutture, garantendo alla biodiversità di prosperare".
"Si cercano quindi proprietari di terreni dove ripristinare l'habitat delle orchidee; anzitutto utilizzatori del territorio, come imprenditori agricoli disposti ad applicare pratiche ad alto valore naturale, o semplici volontari, in grado di dedicare un po' del loro tempo alle attività del progetto. Saranno custodi di orchidee e a loro sarà dedicato un manuale in cui verranno spiegate tutte le cose che devono fare per coltivarle".
"L'accordo con i privati è libero: non ci sono gabelle, non ci sono tassazioni; i custodi semplicemente dichiarano di prendersi cura di quello che hanno" spiega Marzorati. "Non si tratta di una conservazione integrale ma di una tutela amicale, relazionale, per ritrovare ciò che abbiamo trascurato con pratiche che sono diventate noncuranti della bellezza, di una bellezza che può anche essere utile perché protegge ciò di cui ci alimentiamo: lasciare crescere erba e fiori nel nostro orto significa anche venire a conoscenza e dare spazio a insetti che mangiando le 'erbacce' risparmiano la nostra insalata".
La primavera prossima verranno messe a dimora le prime orchidee in quattro Riserve naturali individuate per accoglierle: due a Castelnuovo Scrivia, una a Pontestura e un'altra a Pecetto di Valenza. La guardiaparco Paola Palazzolo chiede aiuto a tutti: "le piantine saranno migliaia, non solo centinaia, e avremo bisogno di aiuto, non di tantissime persone perché è un lavoro molto delicato, ma di una decina di volontari sì". Sarà un lavoro lungo perché bisognerà accompagnarle nella crescita; la parte principale la farà l'Università di Torino, ma occorrerà aiuto anche solo per sorvegliarle.
Niente paura se non siete esperti. L'Ente Parco del Po vercellese alessandrino, che tra qualche mese diventerà Parco naturale del Po piemontese, unendo le proprie risorse con quelle del Parco Po torinese - dove anche le orchidee sono piuttosto diffuse nei territori di Saluggia, di Castagneto Po, di Casalborgone - organizzerà in attesa della primavera corsi di formazione per provetti angeli custodi di orchidee.
In realtà il territorio coinvolto da LIFEorchids non si limita soltanto al territorio protetto dei Parchi ma è molto più vasto perché si estende a tutto il Piemonte e alla Liguria.
Ma non ci si deve spaventare nemmeno di questo, si possono caricare tutte le osservazioni sulla piattaforma 'INaturalist', così entreranno in modo automatico nel progetto specifico LIFEorchids e i ricercatori saranno a disposizione per garantire la determinazione delle specie. Ovviamente sarà possibile oscurare la posizione delle orchidee più rare per tutelarle.
Quindi anche volontarie e volontari "senza terra" potranno contribuire in mille modi.
I primi Custodi - ad honorem - ci sono già: Flavio De Stefani, ex sindaco di Pecetto di Valenza, con il quale l'Ente Parco del Po vercellese-alessandrino organizza da alcuni anni in aprile iI "Festival delle Orchidee selvatiche", e il signor Carlo Cerutti.
De Stefani è stato nominato con la seguente motivazione: "in 25 anni di attività ha favorito l'insediamento di orchidee selvatiche attivando il processo per cui si è arrivati all'istituzione della Riserva naturale del Bric Montariolo, mettendo in condizione il territorio di ospitare questo progetto LIFE"; il signor Cerutti è invece un esempio di privato cittadino che con attenzione e amore ha portato ben sette specie di orchidee selvatiche a moltiplicarsi nel suo giardino - orchidee di Robert - dal nome del botanico francese Gaspard Nicolas Robert (1776-1857).
Le orchidee, come le dive, avranno anche il loro calendario 2020: venti splendide orchidee tratte dalle tavole della preziosa Iconographia Taurinensis, custodita presso l'Università di Torino, stampate su carta.
Per informazioni e richieste si può scrivere all'indirizzo mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Con LIFEorchids aiuteremo le orchidee a ritornare e a diffondersi, e gli umani a ritrovare una vita che li fa stare meglio.