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Crava Morozzo, paradiso per birdwatcher e riserva di energia

Voluta dalla LIPU nel lontano 1979, oggi è una riserva naturale regionale dove gli amanti del birdwatching possono avvistare numerose specie di uccelli e dove produzione di energia elettrica e tutela naturalistica riescono a convivere

  • Erika Chiecchio
  • Marzo 2017
Martedì, 7 Marzo 2017
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Crava Morozzo, paradiso per birdwatcher e riserva di energia
Airone cenerino in volo
Foto M. Zarpellon
Avvistamenti da un capanno
Foto E. Chiecchio
Sgarza dal ciuffetto
Foto P. Bolla
Ninfee in ambiente umido
Foto E. Chiecchio
La centrale idroelettrica
Foto E. Chiecchio

È difficile rimanere distaccati quando ci si immerge nella natura della Riserva naturale di Crava Morozzo. Appena si lascia l'auto e ci si incammina lungo il sentiero tra pioppi giganti e querce secolari, i nostri sensi vengono continuamente pungolati da stimoli esterni visivi, olfattivi e uditivi provenienti da una miriade di esseri viventi in movimento: questa è la sensazione che si prova quando si viene a contatto con la "biodiversità".

L'incredibile fermento vitale del luogo giustifica senza dubbio l'istituzione dell'Oasi, voluta dalla LIPU nel lontano 1979 e avallata dalla Regione Piemonte nel 1987 con la L.R. 49, a cui ha fatto seguito la creazione della Riserva naturale di Crava Morozzo, oggi affidata in gestione alle Aree Protette Alpi Marittime. La sua superficie coincide quasi interamente con il territorio dell'omonimo SIC ZPS, inferiore di appena sette ettari rispetto a quello indicato dalla Direttiva comunitaria n. 43 del 21 maggio 1992, (92/43/CEE), nota anche come Direttiva "Habitat", recepita in Italia a partire dal 1997.

La Riserva, localizzata tra San Biagio di Mondovì, le pianure terrazzate di Morozzo e il dirupato versante di Rocca de' Baldi, si trova al fondo di una profonda incisione della pianura cuneese lungo il corso del torrente Pesio, nel tratto compreso tra il Brobbio a ovest e il Pogliola a est. Un territorio di passaggio, interessato da percorsi di transumanza in epoca pre-romana, ricolonizzato da popolazioni liguri, frequentato anche in epoca romana, che conobbe soprattutto una forte antropizzazione nel periodo medievale, quando si effettuarono notevoli opere di bonifica. La presenza gota e longobarda è testimoniata da una fitta rete di monasteri che fungevano da strategiche vedette: non a caso molteplici sono le testimonianze architettoniche di valenza prettamente religiosa disseminate ancora oggi lungo le principali vie di transito. Da uno scenario prevalentemente agricolo si è poi passati a un paesaggio caratterizzato da pascoli e boschi, con spazi solcati da canali irrigui e filari di siepi, per una scacchiera naturale che l'osservatore più attento non faticherà a scorgere chiaramente.

La genesi stessa della riserva ha origini antropiche: nel 1929 vennero infatti realizzati i laghi artificiali di Crava e di Morozzo per finalità idroelettriche (che si mantengono tutt'ora grazie a due centrali di ultima generazione) e gradualmente i due bacini si rinaturalizzarono, divenendo un luogo di sosta ideale per molti uccelli migratori dell'area del Mediterraneo.
L'intera area rappresenta una delle poche zone umide della pianura del Piemonte meridionale e proprio per questo motivo si sono aggiunti negli anni, grazie a progetti finalizzati a potenziare e diversificare le aree umide, quattro stagni con profondità diverse. La presenza di queste nuove zone acquitrinose ha decisamente favorito sia le specie tuffatrici, come alcune anatre, che necessitano di maggiori profondità, sia i limicoli che, come il cavaliere d'Italia, con le lunghe zampe e i becchi aguzzi cercano il cibo in stagni anche di pochi centimetri.

Non c'è stagione quieta nell'Oasi: in primavera e in autunno spostamenti e corse sono all'ordine del giorno, tanto che sembra di essere in una metropoli nelle ore di punta. Un continuo andare e venire di piccoli uccelli in affanno per un nido da costruire, insetti da cacciare, bacche e frutti da nascondere per il periodo freddo. Bisbigli di foglie e frulli di ali, richiami sottili, squilli acuti e gracidii ritmati: un concerto che nessuna orchestra potrà mai incidere. In inverno, anche dopo una leggera nevicata, è percettibile un certo movimento: è sufficiente osservare sulla coltre candida le tracce di piccoli mammiferi o di zampette saltellanti di qualche passeriforme in cerca di qualcosa da sgranocchiare. Durante l'estate, invece, i rumori sono attutiti dal caldo umido che sale dall'acqua verdastra e gli uccelli tendono a essere più fermi, aspettando l'alba e il tramonto per cercare cibo e spostarsi.

L'elenco degli avvistamenti è lungo ed è quasi impossibile sintetizzare tutte le specie presenti o di passaggio. Qui sono di casa tutto l'anno l'airone cenerino, l'airone bianco, il cormorano, la folaghe, l'alzavola, il germano reale, il tuffetto, la canapiglia, la cannaiola, il picchio verde, il picchio rosso maggiore, il martin pescatore... Questa è la meta ideale, insomma, di chi intende trascorrere qualche ora in compagnia di una "Madre natura" che si esprime in molteplici sfumature di colori, odori e suoni: è d'obbligo portare con sé un binocolo per sostare in silenzio nei capanni vicino ai laghi e agli stagni. Anche una macchina fotografica o un buon telefonino possono tornare utili per catturare immagini da portare a casa o diffondere anche in tempo reale attraverso i nuovi canali social, affinché un luogo così prezioso possa essere sempre più conosciuto.

Quando la produzione di energia elettrica e la tutela ambientale possono coesistere

Il progetto dell'impianto di Crava 1 nasce nel dicembre 1920, quando la Società per Imprese Elettriche Rossi di Mondovì richiede il riconoscimento di antichi diritti per derivare l'acqua dal Torrente Pesio. La centrale viene poi costruita dalla ditta Consorzio Idroelettrico Ing. J.H. De Thierry, ed entra in esercizio, nell'assetto attuale, nel 1929, per essere poi successivamente ceduta alla Società Piemonte Centrale Elettricità. Viene trasferita all'ENEL con la nazionalizzazione nel 1963. L'opera è costituita da una traversa fissa in cemento e da una paratoia atta a regolare il livello del piccolo invaso, avente capacità nominale di 24.000 metri cubi. Da qui si diparte un canale derivatore a pelo libero, che convoglia le acque nel lago di San Quirico, realizzato artificialmente, ma con sponde in naturale, che ha una capacità nominale di 55.000 metri cubi e svolge la funzione di bacino di carico consentendo una minima modulazione. Dall'invaso di San Quirico ha origine la galleria in pressione, lunga 1.437 metri, in grado di convogliare una portata massima di 9 metri cubi al secondo.
Il fabbricato centrale è ubicato a bordo del lago di Crava: nell'area retrostante si vede l'arrivo della galleria in pressione e l'imponente vasca di carico, che accolgono le acque provenienti dal lago San Quirico. La produzione media dell'impianto è di circa 2,28 milioni di kWh, in grado di fornire energia elettrica a circa 700 famiglie. L'energia rinnovabile da fonte idroelettrica dell'impianto di Crava 1 permette, rispetto alla produzione con combustibili fossili, una riduzione di emissioni di anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera pari a 1.370 tonnellate/anno.

Il progetto dell'impianto di Crava 2 si sviluppa in parallelo con il precedente. L'impianto, direttamente connesso con la centrale di monte, Crava 1, preleva le acque restituite nel lago di Crava. Quest'ultimo, realizzato artificialmente, ha una capacità nominale di 50.000 metri cubi e costituisce la vasca di carico della centrale di Crava 2. L'opera di presa è ubicata all'interno del lago di Crava ed è costituita da un manufatto in cemento che accoglie griglia, sgrigliatore e paratoia di intercettazione. Da qui ha origine la galleria in pressione, lunga 137,5 metri, in grado di convogliare una portata massima di 9 metri cubi al secondo, a cui fa seguito una condotta forzata in acciaio che convoglia le acque alla centrale. Il fabbricato centrale è costituito da un corpo industriale con annessa un'ala civile. Oltre alla sala macchine il fabbricato accoglie i quadri elettrici che conferiscono energia alla rete elettrica in media tensione, sia per l'impianto di Crava 2 che per la centrale di monte, Crava 1.

La produzione media dell'impianto è di circa 1,8 milioni di kWh, in grado di fornire energia elettrica a circa 550 famiglie. Nella Riserva Naturale dell'Oasi di Crava-Morozzo si attua il wildlife management una metodologia di conservazione della natura che prevede interventi atti a ricreare quegli ambienti umidi naturali che favoriscono la biodiversità. Siamo in presenza di una delle poche aree in cui l'intervento umano ha fin dal passato inciso in modo positivo sull'ambiente, rendendo possibile la coesistenza fra produzione energetica e tutela ambientale.

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