L'Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese lancia l'allarme per la situazione di siccità. Innanzitutto si sta verificando una grande morìa di querce, ben oltre il perimetro delle Aree protette del Po piemontese, come lungo la Dora Baltea, nelle Riserve naturali dell'Isolotto del Ritano e del Mulino Vecchio. Anche gli ontani non vengono risparmiati: patiscono le aree di alneto lungo il Po.
Nel Parco naturale del Po piemontese l'acqua si sta ritirando, così entrano in gioco specie che vivono su suoli meno bagnati, come i frassini e altre specie frugali. D'altro canto questa situazione favorisce anche le specie esotiche "opportuniste" a scapito di quelle autoctone di maggior valore ecologico: il Parco naturale della Collina di Superga è sempre più popolato di palme per esempio, una tra le tante specie esotiche invasive.
La Foresta condivisa del Po piemontese sta puntando sulla messa a dimora di specie più resistenti come l'orniello o il cerro (Quercus cerris), meno bisognose di acqua. Tra gli animali in una situazione di forte stress ci sono ovviamente gli anfibi, come la rana dalmatina e la rana di Lataste che sono nel periodo riproduttivo. Anche progetti già avviati come Life Insubricus, dedicato al pelobate fosco insubrico – devono misurarsi con la siccità. Il clima attuale è una trappola ecologica; gli animali si comportano come hanno sempre fatto, la loro stagione riproduttiva è a fine marzo, ma a fronte della minore quantità di acqua disponibile il loro successo riproduttivo risulta fortemente ridotto. I corsi d'acqua quasi in secca nel periodo invernale provocano anche la moria di un gran numero pesci; patiscono in particolare le specie autoctone, più esigenti dal punto di vista ecologico, come lo scazzone, la trota marmorata e la lasca, a vantaggio delle specie esotiche più adattabili, tra le quali il siluro e il cobite asiatico. Il controllo dell'Ente Parco è continuo e i prossimi monitoraggi contribuiranno a verificare gli effetti di questo altro anno di siccità tra i mesi di marzo e giugno.