Il 2022 si apre con un nuovo allarme sul fronte del cambiamento climatico: secondo uno studio pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences, nel 2021 le temperature dell'Oceano hanno segnato un nuovo record, raggiungendo i valori più caldi mai misurati per il sesto anno consecutivo; e, ancor più allarmante è la situazione del Mediterraneo che si conferma il bacino che si scalda più velocemente.
L'articolo è firmato da un team internazionale di 23 ricercatori di 14 istituzioni (tra cui l'INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e l'ENEA, l'Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) e evidenzia che la variazione del contenuto termico degli oceani nel 2021 è equivalente all'energia che si otterrebbe facendo esplodere 7 bombe atomiche ogni secondo per tutta la durata dell'anno.
L'Oceano assorbe poco meno di un terzo della CO2 emessa dall'uomo, ma il riscaldamento delle acque riduce l'efficienza di questo processo, lasciandone una percentuale maggiore in atmosfera. In conseguenza del riscaldamento delle acque degli oceani sta aumentando il livello del mare con ripercussioni drammatiche per gli atolli, le isole ma anche per le nostre aree costiere. Le acque degli oceani sempre più calde creano le condizioni per tempeste e uragani sempre più violenti. L'acqua più calda è meno ricca in ossigeno e influisce sulla catena alimentare, così come acqua con acidità più elevata ha effetti anche pesanti sulle forme viventi.
Le serie temporali delle temperature nel Mediterraneo mostrano aumenti ancora più intensi rispetto a quelli osservati alle medesime profondità intermedie in altre zone dell'oceano globale.
Questi dati vengono resi noti al termine del primo anno del "Decennio del Mare", l'iniziativa indetta dalle Nazioni Unite per mobilitare tutti i settori della società civile e promuovere un cambiamento radicale nel modo in cui s.tudiamo e gestiamo l'oceano.