Il Novecento è stato il secolo della tecnologia e delle grandi innovazioni, accompagnate purtroppo dalla più temibile delle invenzioni: i rifiuti. Dopo i picchi di incuria raggiunti negli anni '70, dettati da una diffusa ignoranza scientifica, una nuova coscienza ecologica ha spinto ad affrontare il crescente problema di scorie e immondizia, approntando impianti di raccolta, smaltimento e riciclaggio. Comportamenti virtuosi sono però stati affiancati da menefreghismo, miopia ambientale, corruzione, collusione politica, criminalità, con i risultati nella gestione delle emergenze rifiuti che sono sotto gli occhi di tutti.
Coraggioso e innovativo è il progetto messo in campo dal gruppo di ricerca del prof. Montoneri del Dipartimento di Chimica dell'Università di Torino, mirato a valorizzare la massa organica, o biomassa, ricavata dai processi di smaltimento dei rifiuti domestici urbani. L'intuizione di base è nata dall'osservazione che dai rifiuti organici sottoposti ai pre-trattamenti di digestione anaerobica e biodegradazione aerobica - i processi a cui sono sottoposti i rifiuti solidi urbani secondo la tecnologia corrente - è possibile isolare biotensioattivi. Questi sono molecole organiche che, con l'aggiunta dei componenti ausiliari appropriati, si comportano come i comuni tensioattivi di sintesi. I tensioattivi sono sostanze che grazie alla loro particolare struttura testa polare - coda non polare e alla conseguente proprietà di abbassare la tensione superficiale di un liquido, favoriscono la miscibilità di fluidi diversi, e trovano largo impiego nella produzione di detergenti per l'uso domestico o industriale. Ricavare detergenti dai rifiuti ha una forte valenza di ecosostenibilità, che ci ricorda che prima di buttare bisognerebbe sempre verificare se quello di cui ci vorremmo disfare non può essere utilizzato meglio. Ma non solo. Esiste in questo specifico caso un'importante componente economica, giacché i tensioattivi e detergenti così ottenuti hanno un costo estremamente ridotto rispetto agli analoghi di sintesi.
Il progetto di ricerca si è dunque spinto a ipotizzare la realizzazione di un impianto integrato che preveda il totale utilizzo dei rifiuti solidi urbani, da una parte mediante la loro trasformazione in biogas e dall'altra tramite la produzione di detergenti e altri prodotti di consumo a partire dai biotensioattivi estratti dai medesimi rifiuti, con un vantaggio complessivo non solo ambientale, ma anche economico. Dopo carta, vetro, plastica e alluminio, riciclare con successo e convenienza anche i rifiuti organici.