Avete mai notato dei piccoli cumuli di terra nei prati o nei boschi? Sono le porte di ingresso di una delle opere più incredibili del regno animale: i nidi di formica. Creature spesso date per scontate, in realtà il loro studio rivela una complessità che può essere inaspettata per chi non è un ricercatore. Si tratta di insetti sociali che vivono in colonie organizzate in caste, capaci di svolgere diverse funzioni ecologiche. In Piemonte sono diffuse diverse specie di formiche, ma il tratto che le accomuna è certamente la capacità di realizzare nidi estremamente articolati e vasti in rapporto alle dimensioni del loro minuscolo abitante.
Formica rufa, un ruolo ecosistemico che le è valsa la tutela
Tra i più evidenti, per chi si addentra in un bosco di conifere, quelli costruiti dalle specie appartenenti al gruppo Formica rufa: molto simili tra loro, Formica lugubris, Formica polyctena e Formica aquilonia sono protette dalla Regione Piemonte ai sensi della L.R. 32/1982 "Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale". A dimostrazione del loro cruciale ruolo ecosistemico, questi insetti sono stati anche inseriti nella categoria "quasi a rischio" della lista rossa dell'Unione internazionale per la conservazione della natura, istituita nel 1948. La Formica rufa ha un aspetto tozzo e robusto, con una livrea rosso ruggine, addome, zampe e antenne di colorazione bruna. Ha un corpo slanciato, lungo 6-10 millimetri, capo appena più lungo che largo, ed è dotata di grandi mandibole. Queste specie sono prive di pungiglione, ma sono capaci di lanciare potenti getti di acido formico prodotto da un apparato addominale. L'acido formico è un'arma chimica con cui le formiche cacciano le prede e si difendono dai predatori, molto velenoso per gli altri insetti. Anche se è innocuo per l'uomo, a dosi massicce può avere un effetto irritante.
Una preziosa alleata nella lotta alla processionaria
La Formica rufa si nutre comunemente di invertebrati trovati intorno al nido, sebbene sia anche vorace saprofaga, cioè si nutre di sostanze organiche in decomposizione. Si stima che la quantità di insetti e artropodi catturati ogni giorno per il fabbisogno alimentare del formicaio sia nell'ordine delle decine di migliaia. La Formica rufa è inoltre particolarmente utile in quanto si nutre anche delle larve della processionaria, senza subire danni dai peli urticanti. A questo scopo è anche stata introdotta nelle regioni più temperate d'Italia, risultando comunque una valida alleata contro il lepidottero che minaccia la salute delle conifere. I primi esperimenti furono effettuati negli anni Settanta in Liguria, all'interno di boschi di pino: furono prelevati formicai dai lariceti alpini e trasportati all'interno di fusti. Non era scontato che le colonie di Formica rufa sarebbero potute sopravvivere: il loro nido è infatti ricoperto da una caratteristica struttura di aghi e rametti trasportati dalle operaie, ma gli aghi di pino sono (in proporzione) molto più grandi e pesanti di quelli di larice, se paragonati alle dimensioni delle formiche operaie. In realtà, queste stupirono i ricercatori dimostrando una forza straordinaria nell'edificare nidi anche con i nuovi aghi.
Amore e alimentazione nella società delle formiche
La Formica rufa è un insetto sociale e le colonie, composte anche da mezzo milione di individui, sono rette da un sistema matriarcale e sono suddivise in rigide caste che assolvono compiti diversi. La parte più cospicua della popolazione è rappresentata dalle operaie, femmine sterili, che svolgono compiti specializzati: procurare il cibo, effettuare la manutenzione del nido e difenderlo dagli aggressori, accudire le uova e le larve e nutrire le regine. La Formica rufa è infatti un gruppo nelle cui colonie coesistono più regine, ovvero si tratta di specie cosiddette poliginiche. Le regine sono femmine fertili e inizialmente provviste di ali. Terminato il loro sviluppo abbandonano il nido e vengono inseminate dai maschi durante il "volo nuziale". Questi ultimi, provvisti di ali, non prendono parte alla vita delle colonie e servono esclusivamente per la riproduzione; dopo l'accoppiamento, hanno una vita molto breve, mentre le regine si portano a terra per fondare un nuovo nido o vanno in un nido già esistente. La Formica rufa spesso, subito dopo la fecondazione, riammette le regine nella colonia madre, con l'effetto di potenziare vecchi nidi con una fitta rete di gallerie.
Un tetto abitato solo d'estate e un intrico di gallerie sottoterra
La parte del nido che si vede in superficie, generalmente attorno a un ceppo o a un albero, è solo una piccola porzione di quella che si trova sottoterra. Il nido è costruito con aghi di larice o pino, ammassati in forma e dimensioni che variano a seconda dell'esposizione al sole. Se il luogo è molto illuminato, i nidi sono più bassi e appiattiti per non surriscaldarsi. Se invece il luogo è più ombroso, i nidi sono più grandi e tendono ad essere alti e inclinati, arrivando a raggiungere facilmente il metro d'altezza. L'effettiva dimora scavata sottoterra è un vero e proprio reticolato di gallerie e stanze disposte su più piani, che hanno la funzione di mantenere una temperatura ed un'umidità costanti all'interno del formicaio e di garantire al tempo stesso una buona aerazione di tutte le sale. Qui vengono accumulate le scorte di cibo e le regine vi depongono le uova, così come nelle sale le operaie nutrono e accudiscono le larve ai vari stadi del loro sviluppo. Le fessure nel terreno che danno accesso al complesso vengono chiuse in caso di precipitazioni o quando le temperature iniziano a calare. D'inverno, infatti, la Formica rufa si racchiude nei nidi attuando una sorta di letargo durante il quale riduce al minimo la sua attività, riuscendo a passare indenne la stagione fredda. Soltanto al termine di questo periodo riprenderà la sua proverbiale operosità tornando verso la superficie: è per questo che l'acervo ci appare brulicante di vita nei mesi più caldi dell'anno.
Disboscamento, pesticidi e volpi: le minacce al formicaio
Oltre a quelle appartenenti al gruppo Formica rufa, in Piemonte sono presenti altre specie di formiche, alcune endemiche e altre introdotte dall'uomo, che si distinguono per morfologia, comportamento e habitat. La coesistenza, soprattutto nei centri abitati, può risultare complessa ma è bene tenere a mente il ruolo ecologico che questi insetti svolgono in natura. A provocare danni alle formiche sono il disboscamento, l'uso di pesticidi e talvolta la noncuranza dei turisti o degli escursionisti: la Formica rufa è particolarmente sensibile alle variazioni di temperatura e se il nido viene smosso bastano piccoli sbalzi per impedire alle giovani formiche di svilupparsi. Oltre all'uomo, picchi, tassi e volpi sono gli animali che rappresentano la principale minaccia per i formicai.