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Gallo forcello, un elegante e nobilissimo duello all'alba

Per ammirare il fagiano di monte, conosciuto anche come gallo forcello, occorre svegliarsi molto presto, andare nei pressi delle aree frequentate prima dell'alba, restare in silenzio assoluto e attendere: il premio sarà uno spettacolo naturale, coreografico, acrobatico e sonoro assolutamente straordinario. 

  • Franco Borgogno
  • Luglio 2022
  • Mercoledì, 28 Settembre 2022
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Un duello all'alba | Foto L. Bovio Un duello all'alba | Foto L. Bovio

La parata nuziale del gallo forcello, nome alternativo del fagiano di monte (Lyrurus tetrix), è uno degli spettacoli più affascinanti e scenografici che avvengono ogni anno sulle Alpi in primavera, tipicamente nei mesi di aprile e maggio. Una specie di rumoroso e coreografico duello (incruento) che si consuma alle primissime luci dell'alba in radure aperte, possibilmente coperte di neve e sempre con scarsa pendenza, tra i maschi della specie. In questo modo si stabilisce il rango e la gerarchia sociale prima dell'accoppiamento. I posti più ambiti sono quelli al centro dell'arena, così è definita l'area in cui si svolge la parata, dove poi si recheranno le femmine che inizialmente sono nascoste ai bordi della stessa e sugli alberi circostanti.

Il rituale di accoppiamento è davvero affascinante e viene esaltato dalla straordinaria bellezza estetica del piumaggio dei maschi in varie tonalità di blu che sfuma fino al nero pece, con coda bianchissima, e una sorta di sopracciglio rosso, chiamato caruncolo: si tratta di escrescenze carnose posizionate sopra agli occhi che diventano turgide e si inspessiscono durante la stagione degli amori. I maschi arrivano in volo nell'arena quando è ancora buio, atterrano e iniziano ad emettere dei rugolii, versi simili a gorgoglii che accompagnano con brevi accelerate del passo, abbassando la testa, aprendo leggermente le ali, innalzando la coda biforcuta (da qui il nome 'forcello') a forma di lira - lo strumento musicale, ovviamente - e mostrando il piumaggio bianco sotto la coda e le ali. Ogni tanto compiono qualche saltello e questi movimenti avvengono quasi sempre in maniera speculare rispetto al rivale. Una vera e propria parata amorosa fatta di scontri appena accennati, danza, rugolii, soffi... che procede fino ai primi raggi del sole e al diffondersi della luce.

Il piumaggio delle femmine

A quel punto le femmine, completamente diverse dal maschio nel loro aspetto estetico, entrano nell'arena. Esse hanno un piumaggio marrone screziato, con striature nere e alcune barre bianche, molto meno appariscenti come spesso accade nelle specie di uccelli: questo è fondamentale per mimetizzarsi tra la vegetazione a terra quando saranno nel nido a covare e con i pulcini. La femmina inizialmente non manifesterà interesse per alcuno dei maschi e solo dopo qualche tempo, accucciandosi a terra, si mostrerà pronta alla copula.

Tutta l'operazione è in qualche modo pericolosa. Infatti, avvenendo al centro di un'arena aperta e in modo rumoroso può attirare l'attenzione di qualche rapace, che non è raro vedere volteggiare in zona quando la luce si fa più chiara, pronto ad approfittare dello stato di disattenzione dei soggetti concentrati sulla parata e a piombare su qualcuno di loro. Come tutti i tetraonidi, infatti, questi uccelli sono prede prelibate e dalla carne molto ricercata.

Questo, naturalmente, non è però l'unico rischio a cui sono sottoposti i galli forcelli.

L'importanza di non creare disturbo nelle aree di riproduzione

Un primo rischio è rappresentato dal possibile disturbo portato dall'attenzione umana. Per questo è assolutamente necessario prestare la massima attenzione e cautela qualora si volesse assistere a quello che noi definiamo spettacolo ma che è un processo naturale molto delicato e cruciale. Sono di forte disturbo anche i passaggi disattenti e incauti di sciatori fuori pista o di ciaspolatori. Se infastiditi, i forcelli possono abbandonare definitivamente l'arena e perdere così l'opportunità di riprodursi. Infatti, con il ridursi delle attività agricole e pastorali sulle montagne si riducono anche gli spazi aperti di cui questi animali hanno bisogno: abbandonata un'arena non è detto che se ne trovi un'altra disponibile nelle vicinanze e - soprattutto - non in tempi stretti (la stagione riproduttiva è tutto sommato breve). Un ulteriore rischio è rappresentato dalla presenza crescente di cinghiali, che possono distruggere le covate nel periodo riproduttivo con la loro azione di 'aratori' del terreno alla ricerca di cibo.

Adulti vegetariani, giovani anche insettivori

Il gallo forcello è lungo tra 50 e 60 centimetri con un'apertura alare di 70-80 centimetri nei maschi che pesano meno di un chilo e mezzo, 40-45 centimetri di lunghezza le femmine. In Italia è stanziale sulle Alpi, sostanzialmente al di sopra dei 1500 metri, dove vive nelle aree superiori dei boschi di conifere: in quelle zone può trovare anche zone aperte. In estate e autunno frequenta anche le aree coperte da cespugli di rododendro, mirtillo, ontano verde che vengono utilizzati come riparo. Il nido viene scavato a terra tra gli arbusti o alla base degli alberi. Vengono deposte da 6 a 10 uova e i pulcini nascno dopo circa 4 settimane. Già dopo due settimane i piccoli possono compiere brevi voli ma solo dopo un mese saranno davvero in grado di volare. I giovani restano con la madre fino all'autunno.

Il fagiano di monte si ciba di bacche e germogli, foglie e fiori, rametti. I giovanissimi si nutrono soprattutto di ragni, farfalle, api, cavallette, vermi e altri insetti. Dopo circa sei settimane di vita inizia a vedersi la differenza nel piumaggio tra individui maschi e femmine. I giovani maschi, rispetto agli adulti, hanno un colore meno scuro, la coda è meno lunga e la forcatura meno accentuata.

Una specie a rischio per il cambiamento climatico

Il gallo forcello è presente in tutta la parte settentrionale del continente Eurasiatico, dalle isole Britanniche alla Cina.

Grazie ai vari provvedimenti normativi di tutela della fauna nei decenni passati, il fagiano di monte gode di un buono stato di conservazione (sulle Alpi si stimano circa 10mila coppie, secondo le valutazioni IUCN) ma i cambiamenti climatici rappresentano un forte rischio anche per questa specie, che risente comunque di fluttuazioni nella consistenza delle popolazioni proprio in base alla presenza o meno di condizioni favorevoli. Ad esempio: scarse precipitazioni nevose, come è accaduto quest'anno nella nostra regione, producono un effetto negativo. Questo perché la presenza di neve permette di scavare cunicoli e ripari che garantiscono protezione dal gelo – soprattutto notturno – invernale.

 

Foto L. Bovio
Foto L. Bovio
Foto M. Tolosano
Foto F. Borgogno

 

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