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Primavera, la fine del letargo

In primavera la natura pare risvegliarsi ma la scarsità di cibo e le temperature rigide sono le principali difficoltà che gli animali hanno affrontato durante la stagione invernale appena lasciata alle spalle. La capacità di mantenere un corretto bilancio termico, energetico e alimentare sono messi a dura prova quando è inverno e per questo, fra le principali strategie che permettono agli animali di sopravvivere c'è il sonno.

 

  • Alessandra Fassio
  • Marzo 2021
  • Mercoledì, 7 Aprile 2021
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Ghiro durante il letargo  - Foto photogallery focus.it Ghiro durante il letargo - Foto photogallery focus.it

 

In inverno, in determinati orari della giornata, la temperatura ambientale può raggiungere valori estremamente bassi in concomitanza alla scarsità di cibo disponibile.

Per resistere e superare queste avverse condizioni gli animali adottano delle "strategie" che permettono loro di risparmiare energia. Una di queste è il torpore, uno condizione caratterizzata da un'accentuata riduzione delle attività vitali e dal rallentamento del metabolismo.

Con il termine letargo - invece - si intende uno stato di quiescenza protratto nel tempo in cui il corpo è "spento". Le funzioni vitali si riducono al minimo, la pressione del sangue cala drasticamente, il battito cardiaco diminuisce fino a pochi battiti al minuto, il respiro diventa lento e irregolare, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa fino quasi al congelamento (può arrivare anche a 5°C).

L'unica strategia possibile di sopravvivenza in condizioni ambientali difficili (quando fa molto freddo ma anche molto caldo) per molti mammiferi, rettili, anfibi, insetti e perfino qualche uccello, è il letargo. Nei mesi estivi essi cercano di immagazzinare riserve di grassi destinate al consumo durante la fase letargica: senza sufficienti scorte di cibo e di grasso, oltre che di un riparo sicuro e confortevole, gli animali non riuscirebbero infatti a superare l'inverno.

C'è chi cade in un sonno profondo...

Alcuni animali, benchè vivano di norma al di sopra dei 1.500 metri di altitudine, si trovano d'inverno ad affrontare lunghe e gelide giornate che ne mettono a dura prova la capacità di resistenza. Sono, per esempio, le marmotte alpine (Marmota marmota) camera-2112207 960 720, che dopo aver fatto scorte lipidiche notevoli durante l'estate, preparano le loro tane, ripulendole e rendendole confortevoli con fieno e paglia camera-2112207 960 720, e bloccandone l'ingresso con terra mescolata a pietre ed erba. La selezione del cibo nella stagione attiva è molto attenta: vengono preferite le specie e le parti vegetali più ricche di zuccheri, azoto ed elementi minerali, come i fiori e i germogli di Dicotiledonie e le larve di insetti e cavallette.

All'inizio della stagione invernale le marmotte entrano in una fase di sonno profondo che può durare anche sei mesi, interrotta solo di tanto in tanto da brevi risvegli necessari... all'espletamento delle necessità fisiologiche! La temperatura corporea durante questo stato di ibernazione scende da 35 a 5 °C, il ritmo cardiaco rallenta da 130 a 15 battiti al minuto e la respirazione diviene appena percettibile: un cambiamento fisiologico veramente incredibile!

 Ma il record è sicuramente detenuto dalla marmotta dell'Alaska e dallo scoiattolo artico: il loro  sonno letargico può durare addirittura 9 mesi! 

... e c'è chi dorme a intermittenza!

Sempre vigile è invece lo scoiattolo! camera-2112207 960 720Simpatico, furbo e straordinario arrampicatore, questo roditore appartenente alla famiglia degli Sciuridi con l'avvicinarsi del freddo fa incetta di cibo ma, al contrario dei suoi cugini ghiri, in inverno non cade in letargo, adattandosi alla rigidità del clima con la modifica delle sue abitudini di vita. L'estate e l'autunno sono le stagioni ideali per metter via grandi quantità di cibo in luoghi nascosti, alcuni dei quali vengono lasciati appositamente vuoti per fuorviare eventuali ladri di provviste. Al giungere dell'inverno gli scoiattoli si rifugiano in tane rivestite di erba secca e foglie, all'interno di alberi dove dormono per tutto il periodo freddo. Essi però non cadono in un sonno profondo, ma rimangono in una sorta di dormiveglia dal quale si risvegliano frequentemente per uscire e andare a cercare le provviste riposte nei vari rifugi. Questi roditori riescono a ritrovare il cibo nascosto anche a distanza notevole utilizzando il loro olfatto prodigioso.

Il riscaldamento globale e gli effetti sul letargo degli animali 

E' sempre più frequente leggere notizie come quella riguardante alcuni orsi bruni dell'Himalaya (Ursus arctos isabellinus) e della Kamchatka (Ursus arctos beringianus) ospiti dello zoo di Mosca, che quest'anno hanno anticipato il loro risveglio dal letargo con ben un mese di anticipo!

Questo comportamento era stato previsto dal personale dello zoo, che ha preparato una dieta specifica affinché il loro apparato digestivo si riabituasse a poco a poco all'alimentazione: una serie di piccoli pasti a basso contenuto calorico, come mele, verdure e insalata, alle quali aggiungere progressivamente ingredienti più sostanziosi come miele, pesce e nocciole.

Il caso più estremo riguarda la Siberia: alcuni orsi tenuti in cattività quest'anno non sono neppure riusciti ad andare in letargo! Il problema è stato sollevato dalle agenzie ambientali locali che hanno constatato come le temperature più alte della media (mai scese al di sotto dei 10 °C) abbiano  causato l'insonnia degli orsi, animali che di norma dovrebbero cadere in letargo per circa sei mesi. Quest'anno la zona della regione siberiana a 3500 km a sud-est di Mosca, è stata più calda del previsto: alberi ancora verdi - che in alcuni casi sono tornati a fiorire - e  mancate nevicate non hanno permesso agli orsi di lasciarsi andare al loro usuale "riposino". La prolungata veglia causata dal cambiamento climatico può essere all'origine di diversi problemi per gli orsi come ad esempio una loro maggiore aggressività. 

Il ghiro "superdormiglione"? Un mito da sfatare

L'espressione "dormire come un ghiro" corrisponde davvero alla realtà? Probabilmente no, perché questo simpatico mammifero non è certo l'animale che dorme più a lungo:  in realtà riposa solo di giorno mentre di notte è molto attivo nella ricerca del cibo e, quando si sente minacciato, è anche rumoroso: assume una postura di allarme che consiste nel mantenere il corpo eretto, emettendo un ronzio che ricorda il rumore di un alveare e batte contemporaneamente le zampe anteriori, producendo un suono simile ad un applauso.

Durante il giorno, nelle stagioni tiepide e calde, dorme rimanendo nascosto nelle cavità degli alberi, nei nidi artificiali degli uccelli, nelle fessure dei muri e delle rocce. Cerca di accumulare nella tana più provviste possibili, come foglie, cortecce, frutti con o senza guscio, che gli saranno utili durante i brevi risvegli che interromperanno il letargo invernale.

Il suo letargo inizia a metà ottobre e dura sei/sette mesi per terminare verso la metà di maggio. I ghiri dormono in tane che non sono solo le cavità degli alberi ma anche buchi nel terreno, vecchi nidi abbandonati, grotte, fessure di muri e rocce, casette per uccelli, perfino sottotetti e soffitte: tutti rifugi che gli assicurano la giusta protezione da freddo e umidità. Finito il letargo, in primavera, inizierà la sua riproduzione. I ghiri vivono preferibilmente nei boschi luminosi di latifoglie o conifere ma non è raro trovarlo anche nei frutteti, nei vigneti, in soffitte e granai.

Dormire sott'acqua a molti metri di profondità!

Questa particolarità è propria dei capodogli che riescono a dormire in un sonno profondo (per 13-14 minuti) sospesi nell'acqua, rimanendo immobili e in posizione verticale. Usando un organo della testa che li mantiene stabili sott'acqua, questi mammiferi immagazzinano ossigeno nei muscoli e poi lo consumano a livello locale in un secondo momento. 

La testa del capodoglio diventa così più pesante e porta l'animale tra gli 8 e i 16 metri di profondità, dove rimane in uno stato di galleggiamento neutro. Questi animali possono resistere in apnea fino a 42 minuti e quando sono nelle profondità marine mangiano, si accoppiano, giocano, a volte rimanendo in posizione verticale, con la coda in alto e la testa in basso!

NB: Le foto dell'articolo sono di di Alessandro Tiraboschi, Agenzia Visiva Mikelerio

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