Scorrendo gli indici dei due meravigliosi Meridiani, curati da Franco Contorbia, che raccolgono le migliori prove del giornalismo italiano dal 1939 al 2001, non troviamo traccia di articoli dedicati a un parco, italiano o straniero. Il parco in sé non fa notizia, se ne sta lì, isola serena e idilliaca. Dentro il suo magico confine, la quotidiana lotta per la vita, l'istinto di sopraffazione, la coazione a distruggere, non hanno corso. I grandi giornalisti dimostrano con l'esempio che la strada maestra per attirare l'attenzione del lettore e tenerlo incatenato consiste nello strutturare il testo usando artifici narrativi. Racconto o romanzo. Il racconto, nei suoi esiti più felici, consiste nella cronaca di un'epifania, di un disvelamento, di qualcosa di inaspettato che di colpo cambia le coordinate della realtà rispetto a quelle percepite prima. Motore primo del romanzo invece è il tempo, che nel suo trascorrere agisce sui personaggi e sul mondo che li circonda, nel bene o nel male, migliorandoli o peggiorandoli, o producendo entrambi i risultati. Come si possono applicare queste formule per rendere mosso e coinvolgente un servizio giornalistico su un parco naturale? Abbiamo bisogno di un bel conflitto, senza esclusione di colpi, fra sostenitori e nemici del parco; o del ritratto di un indigeno, personaggio autorevole, che da nemico acerrimo del parco si trasforma, in seguito a un'esperienza traumatica, in un suo fanatico sostenitore. Andrebbe bene anche un conflitto fra addetti al parco, con progetti alternativi e inconciliabili. Il massimo sarebbe una bella sequenza di delitti, con l'intervento degli uomini del RIS che incasinano tutto, come solo loro sanno fare.
E se queste condizioni di partenza non si danno, se il parco non ha nemici, se nessun bambino si perde, se gli addetti vanno d'amore e d'accordo, come facciamo? Spiace dirlo così brutalmente e non sembri cinismo il mio, ma le condizioni si creano.
Per lanciare un film costato un sacco di soldi, la casa di produzione incarica l'ufficio stampa di creare un caso; una volta, quando il pubblico era più ingenuo, era sufficiente imbastire una finta storia d'amore fra i due attori protagonisti. Con il parco bisogna fare altrettanto. Dal momento che dobbiamo inventare il caso di sana pianta, proviamo a pensare ai modelli narrativi che negli ultimi tempi hanno riscosso maggiore successo con i romanzi. Si fa presto: i codici, i vampiri, i bambini con gli aquiloni, gli animali. I vampiri no, ma un codice segreto può consistere nella disposizione sul terreno di un certo tipo di alberi; un bambino che fa volare un aquilone in un bosco non dimostra grande furbizia ma a noi serve che si perda per poi ritrovarlo; ci sarà da qualche parte un cane che ogni giorno fa il giro del parco che era abituato a fare quando il suo padrone, un guardiano, era vivo.
Di questi tempi si portano molto anche i pentiti, i cosiddetti collaboratori di giustizia. Un titolo come "Il pentito del parco" suona bene. I cattivi hanno bisogno del parco per farci transitare un oleodotto, e a questo fine riescono a corrompere uno dei responsabili il quale però, a un certo punto, si pente e rivela tutto. È un passo avanti ma possiamo fare di meglio. Che ne dite di un santone new age? Fa fine e non impegna, mangia e sporca poco o niente: lo mettiamo in una grotta con un briciolo di comodità e, stando lì, dispensa consigli di vita, ricette per tisane, scavalla i nervi. La sua fama si espande, i parroci gli tuonano contro, l'ordine dei medici lo denuncia per esercizio abusivo dell'arte medica, giornali e televisioni cominciano a occuparsi di lui e non possono fare a meno di nominare il parco. La ricetta perfetta è però ancora un'altra ma per attuarla occorre una legge. O meglio una leggina, di poche semplici righe: è fatto divieto assoluto di occuparsi dei parchi o anche solo di nominarli. Chi lo fa va incontro a pesanti sanzioni pecuniarie, al sequestro, alla privazione della libertà personale. Si scatenerebbe l'inferno: sit in, raccolte di firme sotto petizioni, ricorsi a Strasburgo. Non si parlerebbe d'altro che di parchi.
Piemonte Parchi
Vietali e ne parleranno
- Bruno Gambarotta
- marzo 2010
- Venerdì, 12 Marzo 2010