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Genesi, ovvero la ricerca del mondo delle origini secondo Salgado

Un viaggio attraverso paesaggi terrestri e marini, alla scoperta di popolazioni e animali scampati all'abbraccio del mondo contemporaneo. La prova che il nostro pianeta include tuttora vaste regioni remote, dove la natura regna nella magnificenza immacolata. E' quanto racconta la mostra fotografica 'Genesi' di Sebastião Salgado, ospitata alla Reggia di Venaria. Fotografie che aspirano a rivelare tale incanto, un tributo visivo a un pianeta fragile che tutti abbiamo il dovere di proteggere".

  • di Alessandra Corrà
  • Maggio 2018
  • Giovedì, 26 Aprile 2018
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Kafue National Park, Zambia, 2010 (Foto: Sebastião Salgado/Amazonas Images/Contrasto) Kafue National Park, Zambia, 2010 (Foto: Sebastião Salgado/Amazonas Images/Contrasto)

 

Duecentoquarantacinque immagini in bianco e nero che, non solo ci tolgono il fiato per il loro splendore, ma che ci narrano tutta la bellezza insita nella nostra Terra.
Le fotografie realizzate da Salgado, che affiorano nelle bellissime sale dei Paggi della Reggia di Venaria, si schiudono davanti a noi come il canto di una sirena, un canto colmo di amore per la Natura e sembrano una esortazione affinché possiamo imparare a prenderci cura della Terra, assumendo nuovi comportamenti più rispettosi per il nostro Pianeta.

Il percorso espositivo

'Genesi', così si chiama il lungo lavoro dell'artista, iniziato nel 2003, ha impegnato il fotografo per dieci anni e fu pensato e iniziato in un momento in cui Salgado era profondamente amareggiato e afflitto per la distruzione di territori che proliferavano sempre di più nella sua terra natale. Proprio in Brasile, infatti, nella foresta amazzonica il 50% degli alberi venivano distrutti dalle aziende agricole che stavano predominando nel mercato economico mondiale.

Dal 2003 al 2013 Salgado perlustrò 32 Paesi diversi, percorrendo 560 km a piedi: dalle foreste tropicali dell'Amazzonia, al Congo, all'Indonesia, alla Nuova Guinea e all'Alaska. Il suo intento fu quello di cercare luoghi, così integri e incontaminati, che fossero rimasti immutati rispetto agli albori.
In questi viaggi fotografò la purezza degli uomini delle tribù primitive ancora vergini, tra cui gli Yanomami e Cayapò dell'Amazzonia brasiliana; i Pigmei delle foreste equatoriali nel Congo settentroniale; i Boscimani del deserto del Kalahari in Sudafrica; le tribù Himba del deserto della Namibia e quelle più remote della Nuova Guinea. Oltre a ciò, il suo sguardo si rivolse prevalentemente alle grande distese selvagge e agli animali selvatici: iguane, tartarughe giganti, elefanti, leoni marini, zebre.
Quest'esperienza gli diede speranza per un futuro più ecosostenibile, ma anche la consapevolezza della necessità di vivere un rapporto più equilibrato con l'ambiente, cosa che potrebbe avvenire se tutti noi prendessimo le giuste precauzioni per salvaguardare i territori in cui viviamo.
Con l'aiuto di sua moglie, nello stato di Minas Gerais in Brasile, creò anche l'Istituto della Terra, con lo scopo di realizzare un progetto grazie al quale riuscì a piantare migliaia di alberi nella foresta equatoriale, che in quegli anni era a rischio di estinzione.
La mostra, che in questi anni ha avuto un grandissimo successo, sta diventando l'esposizione fotografica più visitata nel mondo.
Curata da Lélia Wanick Salgado su progetto di Amazonas Images e Contrasto, l'esposizione è frutto della collaborazione di Civita Mostre con il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude. Suddivisa in cinque sezioni, l'esposizione ripercorre i territori in cui Salgado ha realizzato le sue meravigliose fotografie: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l'Africa, il grande Nord, l'Amazzonia e il Pantanàl.

Chi è Salgado

Sebastião Ribeiro Salgado è nato l'8 febbraio 1944 nello stato di Minas Gerais, in Brasile. A 16 anni si trasferisce nella vicina Vitoria, dove inizia gli studi universitari. Nel 1967 sposa Léila Deluiz Wanick, dopodiché si trasferirà prima a Parigi e poi a Londra, dove l'artista lavora come economista per l'Organizzazione Internazionale per il Caffè.
Nel 1973 torna insieme alla moglie a Parigi per intraprendere la carriera fotografica. Lavorando prima come freelance e poi per le agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum, per creare poi insieme alla moglie l'agenzia Amazonas Images. Salgado inizia a viaggiare, occupandosi prima degli indios e dei contadini dell'America Latina, quindi della carestia in Africa verso la metà degli anni Ottanta.
Tra il 1986 e il 2001 si dedica a due progetti. Prima documenta la fine della manodopera industriale su larga scala nel libro "La mano dell'uomo". Quindi documenta l'umanità in movimento, non solo profughi e rifugiati, ma anche i migranti verso le immerse megalopoli del Terzo mondo, in due libri di grande successo: "In cammino" e "Ritratti di bambini in cammino".
Grandi mostre itineranti accompagneranno l'uscita dei libri.

 

Genesi. Fotografie di Sebastião Salgado
Dal 22 marzo 2018 al 16 settembre 2018

Orari: www.lavenaria.it

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