Agli inizi degli anni '70 il numero di stambecchi in tutta la Valsesia era ridotto, purtroppo, a pochi esemplari.
Nel Parco naturale dell'Alta Valsesia e Alta Val Strona la popolazione di stambecco nasce da una prima reintroduzione nel 1972 e da successive immissioni di animali provenienti dal Parco Nazionale del Gran Paradiso, per un totale di 12 individui.
La specie ha evidentemente trovato nel territorio del Parco più alto d'Europa condizioni vitali idonee, incrementando, infatti, la popolazione nel corso degli anni.
I fattori ambientali
I principali fattori ambientali che determinano la distribuzione spaziale dello Stambecco sono l'altitudine e le tipologie vegetazionali.
Il fattore altitudine assume un'importanza primaria nel periodo estivo, poiché la specie, in relazione alle sue esigenze fisiologiche e alle disponibilità alimentari, tende a portarsi a quote variabili dai 2100 ai 3300m. In inverno, invece, gli animali si abbassano sino ai 1600-2500m.
Nello stambecco, così come in tutti gli appartenenti al genere Capra, mancano le ghiandole sudoripare e le temperature elevate del fondovalle, mal sopportate, costituiscono un ostacolo alle migrazioni.
Pendenza ed esposizione assumono notevole importanza soprattutto nel periodo invernale; la presenza di aree invernali idonee è una delle più importanti componenti cui è legato il successo dei tentativi di reintroduzione.
Le aree di svernamento, situate a quote intermedie, sono di preferenza caratterizzate da versanti esposti tra sud e sud-ovest, con pendenze medie di 35°-45°. Questo perché pendici ben esposte, fortemente irradiate ed inclinate, si liberano più rapidamente dalla neve, su cui lo stambecco affonda e si sposta con difficoltà, e consentono una più agevole alimentazione. Questi pendii hanno un elevato sviluppo superficiale, che si rivela un elemento importante: quanto più un massiccio montuoso è complesso, con pendii interrotti da canaloni, anfratti, speroni rocciosi e terrazzamenti, tanto più risulta idoneo alla vita dello stambecco, offrendo in breve spazio microclimi diversificati, disponibilità alimentari e protezione dagli agenti atmosferici.
Le pareti rocciose, insieme alle praterie d'altitudine, sono gli ambienti più frequentati dagli stambecchi durante tutto l'anno, mentre le zone rupestri ed i macereti situati alle quote più elevate vengono frequentati esclusivamente durante il periodo estivo.
Le principali barriere per gli spostamenti dello Stambecco sono rappresentate da vasti complessi forestali chiusi e da ghiacciai. Frequentando ambienti caratterizzati da notevole diversità morfologica, ricchi di canaloni, creste e valloni, lo stambecco utilizza lo spazio in modo poco omogeneo e frammentario.
Gli spazi vitali, detti anche home ranges, ossia le aree che vengono abitualmente frequentate da un gruppo di individui stabilmente organizzato durante la sua esistenza o dai singoli individui, sono costituiti da un mosaico di zone di limitate dimensioni, frequentate in modo stabile e collegate tra loro da corridoi utilizzati per gli spostamenti.
Ogni stambecco tende ad utilizzare periodicamente le medesime aree e le stesse rotte di spostamento, soprattutto per quanto riguarda le zone di estivazione e quelle di svernamento, frequentate in modo ripetitivo negli anni, in particolare dai branchi di femmine, giovani e piccoli.
Nel 2016 nasce l'Associazione Gruppo Stambecco Italia, su proposta del Parco Nazionale Gran Paradiso, già Segreteria permanente del Gruppo Stambecco Europa, per monitorare lo stato e la tendenza della popolazione alpina italiana di stambecco, reintrodotta sull'arco alpino a partire da piccoli nuclei di fondatori provenienti dal Parco nazionale. Gli incontri periodici consentono di condividere le informazioni relative alle tante popolazioni e colonie insediate negli anni, con l'obiettivo di aggiornare le conoscenze su stato e distribuzione della specie e per condividere i risultati delle ricerche più recenti.
I censimenti
In natura è complesso misurare le caratteristiche di un gruppo di animali allo stato libero che forma una popolazione. A volte, tuttavia, come nel caso dello stambecco, per ottenere un quadro d'insieme generale è sufficiente conoscerne solo alcune delle peculiarità, se queste sono correttamente valutate.
Oltre che conoscere la dimensione e la composizione di una popolazione, è estremamente importante sapere se la stessa sta aumentando o diminuendo negli anni, individuandone le fluttuazioni. Se oltre alla quantità si considera l'aspetto qualitativo di ciò che viene esaminato, la raccolta di dati e di informazioni diventa vera "ecologia".
I dati raccolti dalle Aree protette valsesiane sono il risultato di un periodo di osservazioni iniziato nel 1975: l'intervallo di tempo è dunque da considerare significativo per l'esame dell'andamento di una popolazione di stambecco. Già dai primi censimenti si era preferito allargare il territorio osservato ad aree adiacenti al Parco Naturale Alta Valsesia. Le ragioni che hanno dettato tale scelta sono da ricercare nell'andamento dei confini della superficie protetta che, in molti casi, non segue linee morfologicamente naturali; si era scelto, quindi, di estendere lo studio alle zone limitrofe con caratteristiche omogenee, ottenendo dati maggiormente significativi.
I territori considerati e gli ambiti di osservazione sono rimasti gli stessi nel corso degli anni. Fa eccezione l'aggiunta del territorio dell'alta Val Strona che nel 2012 è stato inserito nella rete delle aree protette valsesiane in quanto contiguo al Parco naturale Alta Valsesia. Questa porzione di Parco non va comunque ad incrementare il numero d capi della popolazione di stambecchi in quanto in esso non sono stati osservati esemplari della specie.
L'Ente di gestione delle aree protette della Valsesia effettua operazioni di censimento degli ungulati (fra cui lo stambecco) due volte l'anno, in primavera (aprile-maggio) e nel tardo autunno (novembre-dicembre) al fine di controllare, nel primo caso, la consistenza della popolazione reduce dalla stagione invernale che rappresenta il più evidente fattore di mortalità; le osservazioni autunnali sono finalizzate alla verifica della natalità annua, del prelievo venatorio nelle aree adiacenti al Parco, che possono essere frequentate dagli ungulati, dell'attività dei maschi, della struttura dei branchi; questo periodo dell'anno, inoltre, permette una maggiore "visibilità" delle specie.
Al fine di realizzare una quantificazione il più possibile accurata della consistenza e della struttura di popolazione dello stambecco, è stato applicato il metodo del conteggio su block census. Tale metodo consiste nell'effettuare conteggi simultaneamente su diverse aree, attraverso l'osservazione diretta da punti fissi, permettendo di localizzare più branchi con un'unica uscita; ciò avviene impiegando un cospicuo numero di osservatori posizionati lungo percorsi previamente individuati sulla maggior parte del territorio frequentato dalla specie.
I censimenti, se condotti in modo corretto, portano a risultati di osservazioni comparabili e ben interpretabili che permettono la visione di un quadro realistico della dinamica del popolamento.
L'analisi dei dati rilevati negli ultimi anni ci permette di affermare che la popolazione di stambecco è in continuo aumento: le osservazioni del periodo 2021-2024 hanno restituito un numero massimo di avvistamenti primaverili di 177 esemplari e di 156 nel tardo autunno. Le femmine superano per numero i maschi solo di pochi individui e i piccoli, osservati nei censimenti autunnali, si aggirano in media sulla ventina di esemplari.
Ci aspettiamo che gli aumenti proseguano ancora, fino al raggiungimento di una stabilità compatibile con le caratteristiche ecologiche e le risorse disponibili sul territorio del Parco dell'Alta Valsesia e Alta Val Strona, che offre ancora ampi spazi da colonizzare.
Lo stambecco delle Alpi nel Vallone di Roj
Durante gli ultimi censimenti degli ungulati selvatici, nel tardo autunno del 2024 è emersa una straordinaria scoperta: mentre nel Vallone di Roj, nel Comune di Fobello, iniziava a cadere la neve, attraverso le potenti lenti del binocolo e del cannocchiale del personale dell'Ente, appare un animale che non ci si aspetta di incontrare qui: un maschio sub-adulto di Capra ibex. Le mani degli operatori tremano, un po' per l'emozione e un po' per il freddo. La direttrice Lucia Pompilio scatta rapidamente alcune foto, prima che l'esemplare scompaia rapidamente; il valore delle immagini è inestimabile: sono i primi scatti esclusivi di questa specie nella valle.
Lo Stambecco delle Alpi, che mostra un'estrema lentezza nella colonizzazione di nuove aree, è finalmente giunto anche qui, spostandosi verso est dalle zone alpine più interne dell'alta Valsesia lungo le creste, oltre la Val Sermenza, fino in Val Mastallone. Una vittoria, per le Aree protette della Valsesia.
Al 26° incontro del Gruppo Stambecco Europa, il nostro Ente, nel presentare gli ultimi dati, sarà felice e orgoglioso di condividere questa scoperta con altri parchi ed altre nazioni; l'avvistamento dello stambecco nel Vallone di Roj rappresenta, infatti, un segnale eccezionale e straordinario che sottolinea, ancora una volta, la grande ricchezza della biodiversità della Valsesia.