"Animali non convenzionali". Si chiamano così gli esemplari di selvatici feriti che vengono affidati alle abili mani dei veterinari dell'omonimo centro.
E uno non sa bene cosa immaginarsi...Forse una tigre della Malesia, un lupo, un varano, un pipistrello, un boa constrictor...? "Esatto! Senz'altro non i soliti domestici da compagnia...Ci risponde simpaticamente la dottoressa Mauthe, la responsabile del Centro Animali Non Convenzionali (C.A.N.C.), settore speciale dell'ospedale veterinario universitario di Torino.
Insomma, che siano esotici o selvatici autoctoni, se non sono "strani", qui al C.A.N.C non li vogliono...
Il Centro si trova a Grugliasco ed è convenzionato con la Provincia di Torino - Servizio Tutela Fauna e Flora.
Si occupa del recupero e della riabilitazione della fauna selvatica in difficoltà, ma anche di animali esotici che, per motivi vari, vengono ritrovati nei nostri ambienti.
Una speranza in più per quei sfortunati animali (o fortunati, a seconda dei punti di vista...) che spesso fanno le spese di un incontro troppo ravvicinato con l'uomo e le sue infrastrutture. Le cure non sono le uniche attività del Centro, che da alcuni anni sta anche raccogliendo il materiale genetico dei rapaci più a rischio di estinzione per futuri progetti di ripopolamento.
Gli agenti faunistico-venatori del Servizio Tutela Fauna e Flora della Provincia di Torino a portare ai veterinari i poveri feriti, non in grado di vivere ed alimentarsi autonomamente.
Così è capitato anche alla lupa Pragelato, in val Chisone, che il mese scorso è stata gravemente ferita alle due zampe posteriori, probabilmente a causa dell'urto con un automezzo in transito sulla strada regionale 23 del Sestriere. Si tratta del primo recupero di un lupo vivo di cui si abbia notizia in provincia di Torino.
La giovane esemplare, di età intorno ai -9 mesi e del peso di circa 19 Kg, era stata avvistata da un dipendente dell'Azienda faunistico-venatoria Albergian, mentre si trascinava in evidente difficoltà in località Soucheres Basses, all'interno del territorio di competenza dell'Azienda. Il personale del Servizio Tutale Fauna e Flora, avvisato dell'emergenza, è intervenuto per catturare il carnivoro.
In questo caso, proprio dato lo stato dell'esemplare, il personale non ha ritenuto di richiedere l'intervento di un veterinario per la sedazione con la tele-anestesia ma, nonostante le fratture, la cattura è stata tutt'altro che semplice. L'animale è scappato all'inseguimento delle guardie per ben 2 ore, persino tratti e manifestando un resistenza incredibile. Anzi, eroica. Impensabile per un umano in condizioni simili.
Alla fine la lupa, stremata, è stata catturata con un semplice laccio acchiapacani, infilata in una gabbia per ungulati (una sorta di box di legno chiuso da due entrate a ghigliottina, buia all'interno) e riportata a valle grazie ad una motoslitta e poi al C.A.N.C.
Intervento chirurgico di osteosintesi, che ha previsto l'applicazione diuna placca sulla frattura della tibia sinistra e la resezione della testa fratturata del femore destro degli arti posteriori. L'operazione si è resa necessaria nonostante che le fratture fossero composte perché ad un animale del genere è impensabile ingessare l'arto. Si strapperebbe subito qualsiasi fasciatura, ci spiega sempre la dottoressa Mauthe.
Fortunatamente, l'intervento è perfettamente riuscito e la lupa, che dopo un sondaggio web è stato ribattezzata 'Hope' (Speranza), è tornata tranquillamente a zampettare. Per evitarle stress, ha subito il minimo contatto umano possibile ed è stata monitorata con delle telecamere. Anche l'alimentazione è stata curata in modo da favorire la rapida ripresa, con bocconi di cinghiale e capriolo, dieta simile a quella naturale, ma arricchiti con compresse di calcio per favorire la calcificazione.
Attualmente, sta effettuando la sua convalescenza al centro faunistico "Uomini e Lupi", a Entracque, nel Parco delle Alpi marittime, dove è stata trasferita ma, all'incirca i primi di febbraio, dovrà essere ri-operata dai veterinari del centro per togliere la placca.
Al progetto "salviamoli assieme" partecipano, a titolo volontario, alcuni Docenti del Dipartimento di Scienze Veterinarie, personale di Vigilanza Volontaria dalla Provincia di Torino, oltre che studenti del corso di Laurea in Medicina Veterinaria. Il servizio è in funzione 24/24h per 365 giorni all'anno e, in media, gestisce annualmente circa 2.200 animali selvatici , con un tasso di reintroduzione di ben il 40% ed oltre. Nel 2012, ad oltre 15 anni dall'avvio del progetto, si è stabilito un record, prendendo in consegna ed avviando alle cure necessarie 2329 animali in difficoltà.
L'elenco dei recuperi comprende anche quelle specie esotiche che non dovrebbero essere detenute o comunque non abbandonate e liberate nell'ambiente naturale e urbano come scoiattoli grigi (specie non autoctona, che ha quasi soppiantato lo scoiattolo rosso autoctono), pappagalli, tartarughe, iguane, varani e molti altri.
A volte i veterinari vengono chiamati per animali ancora più "strani". E' il caso dell'emergenza delle tigri dell'oasi faunistica Martinat di Pinerolo, che si ricorda furono rilocalizzate altrove per dismissione del centro, dopo la nota tragedia che comportò l'uccisione del proprietario da parte di una di esse. Una femmina con 2 cuccioli sono stati portati a Pombia, un'altra coppia di tigri a Ravenna, altri due esemplari con un leopardo sono stati trasferiti al zoosafari di Fasano, in Puglia.
I "pazienti" più frequenti però sono volatili, come rondoni, merli e cornacchie. Seguono a ruota mammiferi come i pipistrelli, ricci, caprioli, volpi, tassi, ghiri, scoiattoli rossi, faine . Numerosi anche i rapaci, sia notturni che diurni.
Tra questi la dottoressa Mitzy Mauthe ricorda il caso di un gipeto. Il rapace riportava una ferita al petto, probabilmente a causa di una discussione un po' troppo "vivace" con delle aquile. Vicine di casa, che mal sopportavano l'intruso nel loro territorio. Recuperato a Bardonecchia, era stato curato qui al C.A.N.C. e poi liberato nel suo habitat.
Purtroppo non sempre è possibile rilasciarli. Come nel caso di un'enorme aquila reale, dall'apertura alare di oltre 2,10 metri, curata nel 2010 per una piccola frattura alla punta dell'ala. Nonostante le cure, non è più riuscita a volare e per "lungodegenza" è stato necessario trasferirla in un centro privato, l' Oasi degli animali, a San Sebastiano Po, in provincia di Torino.
Ancora più singolare il caso di Gianna, un Gracchio corallino. Arrivata già imprintata dall'uomo, una volta guarita non poteva più essere rilasciata. Così le è stata trovata una sistemazione particolare e prestigiosa; il Durrell Wildlife Conservation Trust nell'isola di Jersey, che si occupa della conservazione delle specie in via di estinzione. Poiché per i gracchi non è contemplata la possibilità del trasporto aereo, Gianna, grazie a un volenteroso dottorando del CANC, si è dovuta sobbarcare un lungo viaggio in auto fino al canale della Manica.
Attenzione però a non farsi prendere dalla "sindrome della crocerossina". Se troviamo un animale selvatico in difficoltà, accertiamoci sull'opportunità di intervenire, tenendo conto che potremmo semplicemente trovarci in presenza di un giovane nidiaceo alle prime esperienze di volo o di un cucciolo sfuggito momentaneamente alle cure parentali, situazioni naturali che non richiedono l'intervento dell'uomo. In questo caso, se vogliamo aiutarli, non tocchiamoli o, nel dubbio, rivolgiamoci agli esperti.
A chi rivolgersi quando si rinvengono animali feriti o in difficoltà
- Provincia di Torino - Servizio Tutela Fauna e Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987, cellulare 349 4163347; dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 14,30, il venerdì dalle 9 alle 13
- Ospedale Veterinario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Torino, via Leonardo da Vinci 48, Grugliasco, telefono accettazione 011-6709053 e 366-6867428, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 14
Orario:
giorni feriali - dalle 08.00 alle 20.00 cancelli aperti al pubblico - dalle 20.00 alle 08.00 per accedere è necessario suonare al citofono.
giorni festivi - dalle 00.00 alle 24.00 per accedere è necessario suonare al citofono.