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LIFE WolfAlps EU, lavorare in squadra a vantaggio di tutti

A conclusione del progetto europeo LIFE WolfAlps EU abbiamo cercato di tracciare - con l'aiuto degli addetti ai lavori delle Marittime, ente piemontese capofila - un bilancio delle azioni intraprese e delle buone pratiche instaurate.

  • Alessandro Paolini
  • Aprile 2025
Mercoledì, 9 Aprile 2025
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Da sx in alto in senso orario: gruppo di amministratori e responsabili del progetto, locandina ufficiale, componenti italiani e francesi dell'UCA (in basso a dx il compianto Mauro Fissore), immagine della campagna di comunicazione per gli allevatori - p.g.c. arch. EGAP Alpi Marittime Da sx in alto in senso orario: gruppo di amministratori e responsabili del progetto, locandina ufficiale, componenti italiani e francesi dell'UCA (in basso a dx il compianto Mauro Fissore), immagine della campagna di comunicazione per gli allevatori - p.g.c. arch. EGAP Alpi Marittime

Si è concluso il 30 settembre 2024, dopo cinque anni di lavoro intenso e collaborativo, il progetto europeo LIFE WolfAlps EU che si proponeva di mettere in campo azioni per migliorare la coesistenza sull'arco alpino fra il lupo e le attività umane.

Il progetto, grazie a un cofinanziamento nell'ambito del programma europeo LIFE Natura e Biodiversità, alla collaborazione di un partenariato internazionale di ben venti enti partner di quattro Paesi alpini europei e di un approccio multidisciplinare, è riuscito a creare un network sul territorio alpino che continuerà a lavorare per la coesistenza tra lupo e attività umane nel lungo termine.

In Italia, Francia, Slovenia e Austria migliaia di persone, decine di istituzioni pubbliche, enti privati ed associazioni hanno lavorato insieme in modo coordinato per trovare soluzioni e promuovere buone pratiche al fine di garantire la conservazione del lupo sulle Alpi e, al contempo, mitigare i conflitti tra i gruppi di interesse coinvolti. Il progetto ha avuto un budget complessivo di quasi dodici milioni di euro, di cui oltre sette finanziati dall'Unione europea e i rimanenti grazie al contributo di fondazioni private ed enti pubblici dei paesi partecipanti.

I risultati presentati ai "non addetti ai lavori"

Metodi e standard comuni per una solida valutazione dello stato della popolazione di lupo alpina, riduzione dell'impatto del bracconaggio con l'istituzione di sete Unità Cinofile Antiveleno, individuazione e controllo dei casi di ibridazione, contrasto al bracconaggio e alla frammentazione dell'habitat, mitigazione dei danni alla zootecnia. Sono questi alcuni dei risultati ottenuti dal progetto e spiegati nell'opuscolo informativo, Layman's report, che illustra anche i principali obiettivi che ci si prefiggeva e che è disponibile online.

Piemonte Parchi ha però voluto sapere dalla viva voce dei protagonisti quali sono stati i punti salienti del progetto, i risultati raggiunti e le criticità. Per questo abbiamo intervistato Luca Gautero, direttore dell'Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime che ha coordinato il LIFE WolfAlps Eu, con il gruppo degli addetti alla Conservazione e Comunicazione del progetto: Elisa Avanzinelli, Arianna Menzano, Giorgio Bernardi, Marta De Biaggi e Laura Scillitani.

Quali sono i risultati di evidenza scientifica che ha raggiunto questa edizione di LIFE WolfAlps EU? E in cosa si è differenziata questa edizione del progetto LIFE WolfAlps EU rispetto alle edizioni precedenti?

La ricolonizzazione naturale del lupo sulle Alpi, così come in molti contesti europei, dimostra che gli animali selvatici non conoscono confini amministrativi né tra nazioni né tra regioni. Per questo motivo con il progetto LIFE WolfAlps EU, per la prima volta sono state sviluppate azioni a livello dell'intero ecosistema alpino, agendo sia dove il lupo è presente da oltre vent'anni (Alpi occidentali) sia dove il processo di ricolonizzazione è più recente (Alpi centro-orientali), con un approccio adattativo per rispondere all'espansione della popolazione e alle contestuali necessità emergenti.

Proprio con lo spirito di lavorare al di là di quelli che sono i confini dei singoli Paesi, tra i principali risultati di evidenza scientifica di questo progetto LIFE c'è lo sviluppo di un sistema coordinato e standardizzato di monitoraggio della popolazione alpina di lupo, attraverso la definizione di una strategia internazionale. Nel 2020/2021 sono stati documentati per la prima volta in modo sinergico su 7 nazioni, 206 branchi e 37 nuove coppie, per un totale di 243 unità riproduttive, mentre a conclusione del progetto è stata aggiornata la mappa di presenza della specie.

Inoltre il monitoraggio delle regioni alpine italiane condotto nell'ambito del progetto nel 2020/2021 è stato parte integrante del primo monitoraggio del lupo nazionale, coordinato da ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale su mandato del Ministero dell'Ambiente.

Con il progetto LIFE WolfAlps EU è stato inoltre costituito un gruppo alpino di specialisti di genetica sul lupo che ha redatto un protocollo internazionale e sviluppato un metodo innovativo di individuazione dei genotipi.

Cosa fanno i "mediatori pastorali" e chi ha ricoperto questo ruolo? Personale dei Parchi?

I cani da guardiania sono uno dei mezzi più efficaci per la prevenzione degli attacchi al bestiame, ma anche uno di quelli più complessi, perché richiedono un corretto addestramento e gestione e possono generare conflitti con il turismo. Per far fronte a questa difficoltà, nel Parco Nazionale del Mercantour (Francia) la squadra di emergenza per la prevenzione degli attacchi da lupo, o WPIU (Wolf Prevention Intervention Unit) istituita nell'ambito del LIFE, è stata supportata dai mediatori pastorali, figure professionali finanziate dal Piano d'Azione Nazionale francese sul lupo, con il compito di informare i turisti e gli escursionisti sui sentieri della presenza dei cani da guardiania al pascolo, e di come comportarsi per evitare qualsiasi conflitto. I mediatori pastorali hanno inoltre organizzano attività ricreative sulla pastorizia per il grande pubblico nelle strutture ricettive, nei rifugi e nei centri informativi del Parco, impiegando anche un kit didattico realizzato ad hoc nell'ambito del progetto.

Il programma di stewardship ha avuto successo? Sono stati molti i portatori di interesse che si sono candidati a svolgere questo ruolo?

Il programma di stewardship del progetto LIFE WolfAlps EU è stato sviluppato a partire dall'idea che la coesistenza passi attraverso il coinvolgimento attivo di persone che vogliono fare la loro parte per la coesistenza, indipendentemente da quale sia la loro visione sul lupo. Nei cinque anni di progetto sono stati coinvolti 32 Steward che hanno sviluppato le più disparate iniziative di informazione, educazione e valorizzazione del territorio ma anche attività di monitoraggio, ricerca scientifica e prevenzione dei danni. Guide escursionistiche, divulgatori, allevatori, cacciatori, ambientalisti e non solo, hanno infatti aiutato il progetto a migliorare e a condividere i suoi messaggi, potendo beneficiare della rete, dell'esperienza e delle risorse del progetto stesso per sviluppare nuove idee per la coesistenza e partecipare alla gestione e alla conservazione del lupo.

Riteniamo in sintesi che la stewardship sia una valida strada da percorrere per lavorare alla coesistenza con specie complesse come i grandi carnivori principalmente per due motivi. In primis perchè la stewardship permette di rendere le persone cittadini attivi, e quindi di estendere i benefici degli accordi ben al di là della durata del progetto nell'ambito del quale è stata avviata, e inoltre perché aiuta a moltiplicare il messaggio che coesistere con la fauna può essere molto complicato, ma è fattibile, e possiamo tutti contribuire a trovare le soluzioni.

È stato realizzato inoltre un libretto informativo per sintetizzare gli elementi chiave della nostra esperienza, le criticità incontrate lungo il percorso e le principali attività svolte insieme ai nostri steward.

Il bracconaggio del lupo è in aumento o diminuzione?

Nonostante l'andamento positivo della popolazione alpina, il lupo è ancora minacciato da abbattimenti illegali attraverso il bracconaggio (uso di armi da fuoco, avvelenamento, tagliole ecc.). Il metodo di uccisione più insidioso e dannoso è l'uso del veleno che è un fenomeno diffuso in molti Paesi d'Europa e rappresenta una minaccia per la biodiversità e gli ecosistemi, poiché genera una catena di morte che colpisce molte specie, tra cui rapaci protetti, specie spazzine ma anche i nostri animali da lavoro e da compagnia. Per questo motivo la lotta contro l'uso del veleno si è progressivamente intensificata negli ultimi anni ed è notevolmente migliorata grazie ai Nuclei Cinofili Antiveleno. Il progetto LIFE WolfAlps EU ha voluto proseguire su questa strada istituendo nove Unità Cinofile Antiveleno (UCA) tra Italia e Austria (di cui 7 operative sul campo e 2 che saranno operative da quest'anno) che si sono affiancate alle quattro formate nel precedente LIFE WOLFALPS. Nell'ambito del progetto inoltre si è agito in modo coordinato lungo l'arco alpino attraverso lo sviluppo di una strategia operativa definita dai Carabinieri Forestali, promuovendo al contempo la cooperazione internazionale per le indagini sui crimini ambientali attraverso la rete EnviCrimeNet.

Cosa possiamo dire sul fenomeno di ibridazione lupo cane? E' in aumento o diminuzione?

L'ibridazione tra specie domestiche e selvatiche, come nel caso del cane e del lupo, si definisce "antropogenica". Si tratta di una severa minaccia per le popolazioni di lupo in Europa perché può modificare l'identità genetica del lupo e, di conseguenza, l'ecologia, la morfologia e il comportamento della specie. Per questo motivo, la Convenzione di Berna indica agli Stati Membri di "adottare misure adeguate per monitorare, prevenire e mitigare l'ibridazione tra lupo e cane". Per fronteggiare questa emergenza, nell'ambito del progetto sono state definite, sotto la supervisione di ISPRA, delle linee guida per la gestione degli ibridi lupo-cane sulle Alpi, e, anche tramite la specifica formazione di personale dedicato, si è intervenuti tempestivamente sui primi tre casi documentati in Piemonte, a contrasto di un fenomeno emergente anche a livello alpino.

C'è stata un' evoluzione sui territori interessati dal progetto, in termini di coesistenza uomo-lupo?

Le relazioni tra umani e fauna evolvono continuamente, principalmente condizionate dalla percezione che ci sia una separazione netta tra persone e animali selvatici. Ciò risulta particolarmente evidente nell'interazione con i grandi carnivori che in questi ultimi anni stanno ricolonizzando naturalmente territori da cui erano stati eradicati più di cento anni fa. La contemporanea espansione degli insediamenti umani negli habitat naturali e della popolazione di lupo anche in aree collinari e di pianura, più densamente abitate rispetto alle aree montane, determina un aumento delle occasioni di avvistamento in contesti abitati, mettendo ulteriormente in discussione questa presunta demarcazione tra gli spazi antropici e quelli della fauna selvatica. Queste "nuove" interazioni causano l'insorgere di controversie tra i rappresentanti di diversi gruppi sociali, istituzioni e ideologie riguardo al significato e alla gestione della fauna selvatica.

Al di là delle esagerazioni allarmistiche della cronaca, è comprensibile che la presenza di un grande carnivoro come il lupo in prossimità di un centro abitato possa destare sconcerto nelle persone. Poiché la coesistenza è un processo, anche di conoscenza, è fondamentale coinvolgere tutte le parti interessate per comprendere gli impatti concreti e presunti provocati dalla presenza della specie sul territorio, e i cambiamenti di abitudini che il suo ritorno comporta.

Migliorare le conoscenze della specie superando le ideologie, dialogare e coinvolgere i portatori di interesse, applicare soluzioni pratiche per prevenire gli attacchi al bestiame (aspetto cruciale che che non può essere ignorato, ma necessariamente gestito al meglio), sono alcuni aspetti cruciali per mitigare i conflitti reali o potenziali in modo sostenibile e sul lungo termine. Nell'ambito del progetto LIFE WolfAlps EU si è lavorato molto in questo senso, cercando di diffondere conoscenze, dialogare con i portatori di interesse e definire buone pratiche sostenibili sul lungo termine.

La presenza del lupo comincia a essere considerata occasione di sviluppo eco-turistico dalle comunità locali oppure occorre ancora lavorare su questo aspetto?

Il lupo è considerato la specie più carismatica tra quelle terrestri che vivono in Europa e può rappresentare un'importante occasione di sviluppo economico e sociale per il territorio e la sua comunità, come mostrato da diversi studi in Europa e non solo. Un esempio concreto è certamente il Centro Uomini e Lupi di Entracque, realizzato nel 2010 per far comunicazione scientifica sul ritorno naturale del lupo sulle Alpi. La struttura ha creato posti di lavoro e si è rivelata un grande attrattore turistico con circa 20.000 visitatori all'anno. Il reddito alternativo per le comunità locali generato da attività ecoturistiche centrato sul lupo può infatti portare a un aumento della tolleranza della specie a livello locale.

Non dimentichiamo però un aspetto su cui si sta cominciando a porre attenzione: le attività turistiche possono anche avere impatti negativi sulle specie selvatiche e sul loro habitat, soprattutto alla luce della crescente domanda di turismo faunistico. Per questo nell'ambito del progetto, sono state pubblicate delle linee guida con l'obiettivo di promuovere attività turistiche che vadano oltre l'avvistamento diretto della fauna selvatica, concentrandosi piuttosto sulla presenza percepita del lupo e sul patrimonio culturale legato alla specie. Con questa filosofia abbiamo lavorato in sinergia con le realtà locali per creare proposte e prodotti ecoturistici a sostegno dell'economia del territorio e del lavoro degli allevatori di montagna, formando operatori e guide turistiche e sostenendo le iniziative proposte dagli steward di progetto.

Sul lupo circolano molte fake news: quali sono gli esempi più eclatanti?

Il lupo è uno degli animali più presenti nella cultura alpina ed europea, il protagonista di innumerevoli fiabe e leggende antiche e moderne. Qualche volta il mito viene scambiato per realtà ed è così che nascono le false credenze, o "bufale". La bufala più comune riguarda la reintroduzione del lupo in Italia... No! In Italia, e in Europa, nessun lupo è stato mai catturato per essere poi spostato e liberato a scopo di ripopolamento. L'espansione del lupo in tutta Europa negli ultimi cinquant'anni è frutto solo ed esclusivamente di dinamiche naturali della specie.

Spesso sentiamo anche dire che saremo invasi dai lupi...

No, i lupi non aumenteranno all'infinito: sono superpredatori che occupano il vertice della catena alimentare: se diventassero troppo numerosi finirebbero per ridurre eccessivamente il numero delle prede a disposizione, minacciando le stesse basi della propria sussistenza. Una volta che il branco si stabilisce in una zona la occupa e la difende dall'arrivo di altri lupi. Per questo il numero di lupi in un'area tende a rimanere sempre più o meno lo stesso.

Per chi è interessato Le Marittime hanno pubblicato un'interessante e divertente manuale, intitolato "Lupus in bufala", con consigli utili per una lettura critica!

Il progetto ha lavorato molto sul piano dell'informazione e comunicazione: quanto è riuscito a smascherare la scorretta informazione?

Negli anni di progetto si è lavorato tanto per diffondere una corretta informazione, perché, come dimostrato da diversi studi, le notizie false circolano più velocemente rispetto alle informazioni verificate. Partendo da un protocollo di debunking delle false notizie condiviso tra i partner, abbiamo cercato di contrastare la disinformazione sia direttamente, approcciando la fonte in tempi rapidi anche con richieste di rettifica, sia indirettamente, impiegando gli strumenti di comunicazione più diversi. Incontri con il pubblico, interviste radiofoniche o sui giornali, podcast, mostre, materiali informativi cartacei o digitali, il già citato manuale "Lupus in bufala", post sui social media, didattica... Un intenso lavoro che ha dato i suoi frutti, perché il progetto è diventato un vero punto di riferimento per reperire informazioni, effettuare segnalazioni, richiedere incontri pubblici ecc. Un'eredità che resterà negli anni a venire e di cui dovrebbe fare "tesoro" il Centro di referenza regionale Grandi Carnivori.

 

Per maggiori informazioni:

Sito ufficiale del Progetto europeo LIFE WolfAlps EU

Dal sito AAPP Marittime:

Bilancio positivo per i cinque anni del Progetto europeo LIFE WolfAlps EU

Centro di referenza regionale Grandi Carnivori

Centro Uomini e Lupi di Entracque

Parc national du Mercantour

 

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