A svelarcelo è stata una ricerca condotta in provincia di Alessandria, nella zona di confluenza tra il Fiume Bormida e il Torrente Orba. La nutria - specie alloctona, usata fin dagli anni Venti del Novecento nelle industrie di pellicce in Italia, quando il castorino divenne fuori moda e da qui la sua diffusione accidentale anche in Piemonte - è entrata stabilmente nella dieta di di una coppia e quattro figlie femmine di lupo (Francesca Marras, L'arrivo del lupo in pianura: ecologia alimentare del branco dell'Orba in provincia di Alessandria, Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, Università degli Studi di Torino, 2021). Si tratta del primo riscontro diretto di questo tipo di interazione, osservato già altrove in Italia, ma mai in Piemonte.
Il lupo, un carnivoro "di bocca buona"
Nell'immaginario collettivo, la nutria non è sicuramente la prima preda a venire in mente, quando si parla di lupi. Ma cosa c'è davvero nel menu di un lupo?
Va detto che non si tratta di un carnivoro particolarmente specializzato, al contrario. In cima alle catene alimentari esistono predatori che l'evoluzione ha portato ad alimentarsi di poche selezionate specie, o addirittura di una singola, come per esempio il biancone, un rapace della famiglia degli accipitridi che si nutre quasi esclusivamente di serpenti. Si tratta di una strategia evolutiva utile a facilitare la caccia, ma allo stesso tempo è il predatore a dipendere dalla effettiva presenza della preda nel suo areale.
E all'estremo opposto della specializzazione ci sono i predatori "opportunisti". Nel linguaggio comune, questo aggettivo ha un'accezione negativa, ma applicato alla fauna selvatica ha tutt'altro significato: essere "di bocca buona", ma anche avere una predilezione per i pasti facili da acchiappare. E se c'è un predatore che rientra a pieno titolo nella definizione di "opportunista", questo è il lupo.E a confermarlo sono i risultati degli studi a disposizione sulle popolazioni che frequentano il territorio piemontese.
Dai caprioli agli ovini, dai piccoli mammiferi ai cinghiali
La già citata ricerca riferita al sud Alessandrino indica che per il branco studiato nella ricerca, la principale preda è costituita dal capriolo (58%), seguito da mammiferi di minori dimensioni come lepre e minilepre (13%) e nutria (11%), poi il cinghiale (meno del 10%) e solo in misura marginale animali domestici, in prevalenza ovini (8%).
Non deve stupire l'assenza di bovini poiché l'allevamento allo stato brado è poco diffuso in regione, inoltre le razze autoctone hanno dimostrato di conservare l'istinto a reazioni di difesa di fronte agli attacchi del lupo. Lo stesso non si può dire, per esempio, dei bovini allevati sulle Alpi Lombarde o Venete, razze selezionate dall'uomo al punto da aver causato la scomparsa di simili istinti. Questo non significa che il lupo ignori una mandria al pascolo, soprattutto se priva di guardia. Se le condizioni lo permettono, perché non farci un pensiero? La cronaca di questi anni ha riportato casi di vacche che, terrorizzate da un'incursione di lupi, si sono lasciate cadere da dirupi.
D'altra parte, opportunismo significa che il predatore sceglierà di cacciare la preda che offre il rapporto più favorevole tra nutrimento ottenuto e rischio affrontato. Il fatto che meno del 10% della dieta del branco alessandrino sia costituita da cinghiali, ci racconta di un lupo che solo di rado rischia l'incontro con un suino selvatico adulto - un animale da 100 chili e alto anche un metro al garrese - per attaccare cuccioli o esemplari malati. Molto più sicuro ed efficiente puntare ai caprioli che brulicano nelle foreste, privi di zanne e soprattutto dell'abitudine a caricare, la cui unica strategia di difesa è la fuga.
La nutria nel mirino del lupo
I dati disponibili sottolineano insomma che il lupo contribuisce all'eliminazione di specie di mammiferi considerate invasive e dannose per l'agricoltura. Lepri e minilepri ricadono in questa categoria, così come la nutria, quest'ultima capace di divorare anche cereali come riso e mais, barbabietola da zucchero, girasole. La nutria è presente ovunque nelle pianure attraversate da corsi d'acqua e finora è stata predata sporadicamente solo da volpi e cani: è finita comunque, suo malgrado, nel mirino del lupo per il quale rappresenta un'integrazione alla dieta tutto sommato semplice da ottenere.
Il lupo confidente
Eppure l'opportunismo del lupo si è dimostrato negli anni assumere quasi i tratti della sfrontatezza, almeno da un punto di vista umano. Nonostante la fama di animale elusivo, non mancano le segnalazioni di esemplari che si aggirano nei pressi di centri abitati. Ad attirarli l'abbondanza di cibo tra i rifiuti, ma anche resti organici come placente abbandonate dopo il parto vicino agli allevamenti. Un predatore sfrontato, dunque? Occorre tenere a mente l'equazione alla base della dieta del lupo: massimo risultato con il minimo sforzo.
Il ruolo del lupo nella catena alimentare
Da trent'anni il predatore è tornato in Piemonte e dunque riveste un ruolo importante per un maggiore equilibrio della catena alimentare, rappresentando un importante indicatore per la biodiversità degli ecosistemi. Chi abita in aree frequentate dal lupo si trova obbligato ad assumere abitudini tali da rendere più difficile al predatore alimentarsi di rifiuti e animali domestici, ma anche in ambienti altamente antropizzati, la dieta del lupo resta basata su animali selvatici, per meno di un decimo su bestiame e solo in rarissimi casi su animali domestici, come cani e gatti. E la nutria? Non più sfruttata per la sua pelliccia, dovrà imparare a fuggire di fronte a una minaccia conosciuta solo da poco.
Fonti utilizzate
Nuovi studi su comportamento e alimentazione del lupo (Sito Aree protette delle Alpi marittime)
Perchè è importante sapere cosa mangia il lupo. Lo studio sul primo branco della pianura alessandrina (Sito LifeWolfAlps EU)