Probabilmente, la vera notizia è quella riportata in una nota a piè di pagina del Comunicato finale. Dove c'è scritto che gli Stati Uniti d'America - pur continuando a impegnarsi con i principali partner internazionali in modo coerente con le varie priorità nazionali, preservando sia un'economia forte che un ambiente sano - non si uniscono a quelle sezioni del comunicato dedicate al clima.
Quindi, mentre Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito dicono che l'Accordo di Parigi sul clima è «irreversibile, non negoziabile e l'unico strumento possibile per combattere i cambiamenti climatici» - sono parole del ministro dell'Ambiente italiano Galetti - ci si può solo augurare che con gli Stati Uniti prosegua un dialogo costruttivo, senza pero avere alcuna certezza, dopo che Il presidente americano Donald Trump ha annunciato al mondo il ritiro degli Stati Uniti dall'Accordo sul clima.
Il ritiro degli Stati Uniti d'America dall'Accordo di Parigi
«Gli Stati Uniti cominceranno a negoziare un nuovo accordo sul clima», aveva detto Trump soltanto pochi giorni prima della convocazione del G7 Ambiente - ovvero il Gruppo dei Sette (di solito abbreviato in G7) ministri dell'ambiente delle sette nazioni sviluppate con la ricchezza nazionale netta più grande al mondo, riunitosi a Bologna lo scorso 11 e 12 giugno, sotto la presidenza italiana.
"Gli Stati Uniti si ritireranno dall'Accordo di Parigi, ma avvieranno trattative per rientrare nell'accordo o per farne uno interamente nuovo che abbia i termini giusti per gli Stati Uniti, le aziende, i lavoratori e i contribuenti", aveva aggiunto Trump, definendo l'accordo di Parigi "negativo" per gli americani definendolo «un accordo che azzoppa gli Stati Uniti e favorisce altri Paesi».
A parte il clima, dunque, il G7 ha approvato all'unanimità un comunicato in piena condivisione, su altri temi quali: la finanza sostenibile, l'economia circolare, l'efficienza delle risorse - che troverà realizzazione nella road map di Bologna - i rifiuti marini, l'impegno per l'Africa. Affinché ambiente, società ed economia, insieme, possano guardare in modo nuovo al futuro.
Ma sarà possibile, prescindendo dagli impatti dei cambiamenti climatici?
Il decalogo per una società ecologica
Non ne è convinta una quella parte della società civile fatta di 200 associazioni attive in tutto il paese sul fronte della tutela ambientale, comitati territoriali e membri della comunità scientifica come il presidente dell'Associazione Meteorologica Italiana Luca Mercalli, il gruppo di ricerca di Bologna "Energia per l'Italia", presieduto dal chimico Vincenzo Balzani, il genetista e oncologo Antonio Giordano, lo storico dell'ambiente e merceologo Giorgio Nebbia, i medici dell'ISDE – Medici per l'Ambiente e decine di altri esponenti di spicco della comunità scientifica che - in occasione del G7 Ambiente di Bologna - hanno redatto il Decalogo per una società ecologica, un manifesto in dieci punti che contiene una serie di proposte indirizzate ai decisori politici a livello nazionale e internazionale, necessarie a impostare una concreta e non più rimandabile transizione ecologica dell'economia e della società.
Questa parte di società civile è contraria alla crescita forsennata del Pil, allo sfruttamento delle risorse naturali, a una produzione intensiva che abbatte i costi ambientali e del lavoro. La contrarietà nasce verso un sistema che ha determinato «conseguenze disastrose per il pianeta, come l'esaurimento progressivo delle risorse, i cambiamenti climatici, alti livelli di contaminazione delle matrici ambientali e gravi impatti sulle comunità esposte».
In questo quadro allarmante, il Decalogo per una società ecologica individua dieci aree tematiche importanti per la pianificazione di politiche pubbliche e improntate alla piena sostenibilità: modello energetico, produttivo e agricolo, mobilità, gestione dei rifiuti, infrastrutture e cementificazione, acqua e servizi pubblici locali, salute pubblica e modello partecipativo sono gli ambiti in cui RE.S.eT. - la Rete Scienza e Territori per una società ecologica, declina 78 proposte concrete che, implementate, farebbero dell'Italia un paese a zero emissioni e zero veleni.
Ogni tema riguarda un nodo nevralgico per gli assetti economici e ambientali del territorio italiano e individua una serie di proposteche organizzazioni sociali ed esponenti della comunità scientifica ed accademica rivolgono ai decisori politici. «Perché la costruzione di una società ecologica non è più soltanto una necessità ma un'urgenza».
Al Decalogo può aderire qualsiasi cittadino che ne condivida i principi.