Secondo il più recente Global Risks Report del World Economic Forum, quattro dei cinque principali rischi globali che affronteremo nei prossimi dieci anni saranno di natura ambientale. E fra questi vi sono la perdita di biodiversità e il collasso dei servizi ecosistemici chiave, che potrebbero comportare una contrazione del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale del 2,3% , come riportato dal Report della Banca Mondiale.
L'Italia, com'è noto, è uno dei Paesi con la maggiore biodiversità e, dunque, anche uno dei più esposti a questi rischi.
Come sta la biodiversità in Italia?
Per la vastità del tema e l'eterogeneità dei dati disponibili, rispondere a questa domanda non è semplice. Secondo l'ultimo Rapporto sullo Stato della Natura in Europa, redatto dall'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA), che si basa sui monitoraggi (2013-2018) realizzati a scala europea sullo stato di conservazione di specie e habitat tutelati dalle Direttive Uccelli e Habitat (coordinati per l'Italia dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA), quella italiana è una situazione in chiaroscuro. Il 43,4% delle specie tutelate dalla Direttiva Habitat (quindi a esclusione degli uccelli) è in un buono stato di conservazione (la media europea è in questo caso più bassa, 27,5%). Le specie considerate in un cattivo stato di conservazione sono il 16,3% del totale, quando la media europea è del 20,6%
Il 63% delle specie di uccelli nidificanti in Italia risulta però in cattivo o inadeguato stato di conservazione. Anche per quanto riguarda gli habitat la situazione del nostro Paese è peggiore di quella europea: soltanto il 9,8% delle tipologie in Direttiva sono da considerarsi in uno stato di conservazione buono a fronte di una media continentale del 14,7%. Da questo bilancio risulta evidente quanto sia urgente intervenire per riequilibrare il nostro impatto sul territorio che, ad oggi, sta portando alla progressiva erosione e all'impoverimento di ecosistemi e specie di grande valore, fondamentali per la nostra stessa sopravvivenza.
Biodiversità miglior investimento: un euro ne frutta quattordici!
La Commissione Europea ha realizzato nel 2023 l'Impact Assessment Study che mostra come le attività di recupero e conservazione della biodiversità in Italia porterebbero a benefici economici complessivi per quasi 70 miliardi di euro entro il 2050.
Questo risultato deriva dalla capacità delle aree naturali e della biodiversità di fornire servizi ecosistemici fondamentali, come lo stoccaggio e il sequestro del carbonio, la regolazione della qualità dell'acqua e il controllo dell'erosione, l'impollinazione, la produzione di materie prime rinnovabili (ad esempio legno e biomasse a uso energetico, cibo, fibre ecc.), la gestione del rischio di alluvioni e servizi culturali (ad esempio legati alle bellezze paesaggistiche e a opportunità di ricreazione e turismo) forniti da ecosistemi sani.
Lo studio è il documento alla base della Nature Restoration Law, approvata dal Parlamento europeo lo scorso 12 luglio 2023, che ha l'obiettivo di ripristinare il 20% delle aree terrestri e marine dell'Unione Europea entro il 2030. Questa azione di vasta scala vedrà coinvolti tutti gli Stati membri nella redazione di altrettanti Piani di Ripristino Nazionali, che prevedano investimenti in progetti di conservazione e ripristino della biodiversità. Per l'Italia il costo annuale degli interventi di recupero necessari a completare il percorso individuato è stimato in 260 milioni di euro, cifra che porta una stima totale di 4.7 miliardi di euro tra il 2022 e il 2050.
Si tratta di una spesa importante che va però considerata sotto due aspetti. Innanzitutto i costi annuali stimati equivalgono in realtà solamente allo 0,013% del PIL italiano. Inoltre – sempre secondo l'Impact Assessment Study - dal rapporto benefici/costi legato a tali interventi risulta che ogni euro investito in biodiversità è in grado di determinare un ritorno di 14,7 euro sotto forma di benefici per la collettività.
Il ruolo del settore privato
Gli obiettivi di ripristino della biodiversità sono ambiziosi e rappresentano una sfida finanziaria per i governi già impegnati su molteplici fronti. In tale contesto si creano spazi di collaborazione con il settore privato. Secondo il World Economic Forum, più della metà del PIL globale, pari a 44 mila miliardi di dollari, è generato da attività economiche che dipendono unicamente dalla natura e dai suoi servizi come per esempio per le attività che dipendono fortemente dall'acqua, quali l'agricoltura, la produzione idroelettrica e la lavorazione della carta. Quindi le aziende private hanno interesse alla difesa della biodiversità e delle risorse naturali ma anche in tema di innovazione guardare alla natura può portare a significativi risultati e passi avanti. Questo vale ad esempio nell'ambito della farmaceutica e della ricerca sui principi attivi. Ad oggi, tuttavia, in Italia i livelli di finanziamento esistenti coprono solo il 16-19% del fabbisogno finanziario necessario a combattere il declino della biodiversità.
Una buona pratica
Tra gli esempi virtuosi di coinvolgimento del settore privato nel ripristino e conservazione della biodiversità c'è l'Italian Business @ Biodiversity Working Group.
Si tratta di un gruppo, aperto a qualsiasi organizzazione privata e del mondo della finanza che voglia contribuire attivamente all'iniziativa, che vede – tra gli altri - la partecipazione di Etifor e della Regione Lombardia. Etifor è una "spin off " dell'Università di Padova che si occupa, tra l'altro, di aiutare le Amministrazioni pubbliche a reperire finanziamenti destinati alla conservazione della biodiversità sia attraverso fonti tradizionali (come i bandi UE) sia innovative (attraverso il coinvolgimento di privati). La Regione Lombardia è invece tra gli enti pubblici pionieri nella partnership pubblico-privata con il progetto BIOCLIMA. E proprio di quest'ultimo progetto, sperimentato con successo in 12 parchi regionali, abbiamo deciso di saperne di più.
Il Progetto BioClima
BioClima è un'iniziativa nata nel quadro del Piano Lombardia e del progetto LIFE GESTIRE 2020 che mira a creare modelli di finanziamento pubblico-privato per attirare investimenti in progetti di conservazione della biodiversità e adattamento al cambiamento climatico nelle foreste e aree protette lombarde.
"Il progetto ha visto la pubblicazione di un bando regionale che individuava come requisiti per partecipare l'individuazione di servizi ecosistemici, la loro valorizzazione mediante il conseguimento di una certificazione standard, di norma il FSC Forest Stewardship Council e il cofinanziamento del progetto per una quota minima del 30%, in aggiunta a quella della Regione Lombardia" spiega Alessandro Leonardi, Cofondatore e Managing Director di Etifor.
"Il bando ha avuto un buon successo, ricevendo ben 18 proposte di progetto, di cui 12 selezionati" prosegue Leonardi. "Quasi tutti sono parchi regionali o enti gestori di Aree della Rete Natura 2000, divise per collocazione geografica, a seconda che si trovino in pianura, montagna o in aree fluviali". A fronte di 3.5 milioni di euro di finanziamento regionale, l'apporto privato è stato di ben 1.5 milioni.
Gli enti sono stati seguiti e supportati sia nella presentazione delle domande di partecipazione al bando che nella fase di reperimento dei fondi privati da Etifor, grazie ad un finanziamento di Cariplo. I privati (semplici cittadini o aziende) possono partecipare finanziariamente ad uno dei progetti vincitori del bando visitando il sito wownature.eu e scegliendo fra due opzioni: "cresci un albero" e "proteggi la foresta". Con la prima si può adottare una pianta o "regalarla" a qualcuno anche con un offerta minima. Per adottare un olmo al Parco regionale Oglio Nord, in provincia di Brescia, occorrono 24 euro. Si tratta di una buona scelta, spiega il sito, perché la sua chioma fa molta ombra, è un ottimo frangivento e una singola pianta permette di immagazzinare 5 kg di CO2. L'altra opzione permette invece di proteggere una certa estensione di bosco. Sempre a titolo di esempio, se decido di proteggere 39 mq di bosco della valle del Ticino, conserverò 900 Kg di CO2 con la modica spesa di 18 euro.
Parallelamente a questo progetto, il portale wownatura.eu lancia iniziative di crowfunding rivolte ad imprese e a semplici cittadini. Le donazioni sono tracciate e i progetti di riforestazione o protezione ambientale monitorati e presentati in eventi cui sono inviati tutti i finanziatori.
Quali sono le prospettive di questa esperienza? Risponde ancora Leonardi: "Ci piacerebbe replicare il modello di partnership pubblico-privato sperimentato con successo in Lombardia con il progetto Bioclima, facilitando l'allineamento delle strategie aziendali alle best practices internazionali, e dando la possibilità alle imprese di definire strategie e investire in progetti di conservazione e ripristino della biodiversità in Italia con impatti positivi misurabili e certificabili".