La diamo per scontata quando sgorga dai nostri rubinetti, quando la vediamo scorrere impetuosa nei letti dei fiumi alpini e quando riposa placida nello specchio dei laghi, o ancora quando cade sulle nostre teste sotto forma di pioggia e, più in alto, di neve. E quando vediamo il Monte Rosa in lontananza lei è sempre lì, immagazzinata nei ghiacciai, in sofferenza per il cambiamento del clima in atto.
L'acqua, primaria fonte di vita, si trasforma con il passare delle stagioni ma il riscaldamento globale, che nelle Alpi piemontesi si manifesta con maggiore evidenza, ne sta modificando il ciclo, con conseguenze che ricadono dalla montagna a valle, senza risparmiare piante, animali, e l'economia della stessa Pianura padana. Ce ne parla il direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale del Piemonte (Arpa), Secondo Barbero.
L'acqua delle Alpi
La fine dell'inverno è sempre un passaggio fondamentale per tirare le somme su una stagione in cui alle quote alte, in genere, si immagazzina l'acqua che poi viene rilasciata durante le stagioni più calde. Le Alpi piemontesi rientrano fra quegli hotspot dove il cambiamento del clima si manifesta con maggiore impatto che in pianura: nelle terre alte la temperatura è cresciuta mediamente di un grado e 8 rispetto all'1,5 registrato in valle. «Dato che fa più caldo, la quota delle nevicate si sta progressivamente alzando intorno ai 1500 metri e l'aumento delle temperature fa sì che la neve caduta abbia una durata più limitata del tempo, con effetti a cascata sulla disponibilità di acqua», spiega Barbero.
La neve rappresenta anche un'importante risorsa idrica, come acqua immagazzinata in montagna che viene restituita nei nostri fiumi e in pianura nei mesi in cui ve n'è più bisogno. Il ciclo della disponibilità di neve, così modificato, ha un impatto anche su quello dei fiumi, che hanno una diversa portata nel corso dell'anno. La fusione rapida del ghiaccio porta a un incremento delle portate dei corsi d'acqua alpini all'inizio e nel corso della primavera, mentre in tarda primavera e inizio estate manca il contributo di fusione nivale che in passato consentiva ai fiumi una abbondanza d'acqua tale da garantirne l'uso idroelettrico, idro-potabile e in agricoltura.
L'aumento delle temperature
«L'aumento delle temperature in Piemonte – prosegue il dg di Arpa - porta ad avere nei mesi estivi più del 10 percento dei volumi di acqua in meno in pianura, a cui si aggiunge che con temperature più alte si verifica una maggior perdita di acqua per evapo-traspirazione delle colture. Con l'aumento delle richieste a parità di aree coltivate, il fabbisogno aumenta».
Una situazione che impatta sull'economia dell'intera Pianura padana. Secondo Barbero, infatti, bisognerà valutare in prospettiva gli equilibri fra domanda e offerta e sarà necessario andare verso un'agricoltura che consumi meno acqua e riduca le perdite.
La sofferenza della montagna
Gli indicatori ci dicono che in Piemonte si è registrata una variabilità climatica da un anno all'altro. Abbiamo avuto negli ultimi anni neve più abbondante del solito: nel 2024 si è registrata la stagione invernale con neve superiore alla media storica. Ma dal 2019 tutti gli anni hanno visto bilanci negativi con disponibilità inferiore alla media climatica storica. E il 2022 l'anno con meno neve di tutta la serie. Insomma, una situazione molto diversa rispetto agli anni fra il 1970 e il 1990 dove la neve cadeva in inverno ancora in abbondanza.
In queste condizioni la montagna soffre per la riduzione dei ghiacciai, che sono una riserva d'acqua ed una sentinella del cambiamento climatico. L'Arpa è nel comitato glaciologico, che in estate porta avanti campagne di rilevazione, per registrare come si riducono i ghiacciai rispetto agli anni precedenti. Ma anche per capire se ci possono essere instabilità di versanti, problemi di natura geologica e crolli. Sul massiccio del Monte Rosa sono presenti grandi sistemi di ghiacciai che scendono sulla parete verso la Valsesia e la Valle Anzasca, con situazioni di instabilità, legate al loro scioglimento, seguite dai tecnici dell'agenzia regionale. Perché, allo stato solido, l'acqua tiene in piedi anche le montagne.