L'acqua ricopre il 70% della superficie della Terra e costiuisce circa il 60% del corpo umano. Si tratta di dati risaputi che stanno alla base dell'assunto "l'acqua è vita".
La vita nell'acqua
Eppure raramente si pensa alla vita nell'acqua: non tanto ai mammiferi ed ai pesci ma a qualcosa di più piccolo e poco conosciuto, come la fauna bentonica. In questo termine rientrano gli animali acquatici che trascorrono tutta la loro vita - o parte di essa - sul fondo degli ambienti umidi.
Con particolare riferimento alle acque dei fiumi, che rappresentano solo lo 0,0002% delle acque dolci del pianeta, è possibile studiare una variegata fauna composta da macroinvertebrati bentonici a cui appartengono organismi viventi le cui dimensioni, superiori a 1 mm, ne consentono l'osservazione ad occhio nudo. Ne sono esempio esemplari di molluschi, crostacei, gasteropodi, oligocheti, irudinei (o sanguisughe), ed alcuni insetti acquatici.
Questi animali, di cui spesso ignoriamo l'esistenza, sono alla base delle catene trofiche acquatiche e, oltre a svolgere ruoli diversi quali organismi erbivori, carnivori e detritivori, hanno un ruolo nella filiera di autodepurazione delle acque e sono noti come organismi biondicatori della qualità delle stesse.
Un mondo delicato di cui prendersi cura
Si tratta di un mondo di piccole creature che risente fortemente degli effetti del cambiamento climatico, come è stato sottolineato da Alberto Doretto, Ecologo fluviale presso UPO e il Centro Alpstream, durante la conferenza tenutasi il 30 settembre 2024 presso Palazzo Madama a Torino, dal titolo "Gli ambienti umidi: fragilità e resilienza al cambiamento".
Modifiche antropiche ai letti ed alle sponde dei fiumi, portate irregolari e secche sempre più frequenti alternate a fenomeni alluvionali, mettono a dura prova gli habitat acquatici e la fauna bentonica. I fiume hanno tuttavia dimostrato di avere proprie capacità di resilienza. Sulla base dei dati raccolti alcuni anni fa nell'ambito di un progetto nazionale è emerso che alcuni ambienti come le aree umide toccate dal torrente Pellice (affluente del Po) hanno dimostrato maggiore capacità di rigenerazione della fauna bentonica dopo periodi di secca rispetto al fiume Po.
Gli ambienti acquatici in cui viene compromesso l'equilibrio fra specie animali e vegetali portano a squilibri visibili anche ad occhio nudo. Ne sono esempi le fioriture eccezionali di alcune alghe o piante acquatiche che non solo portano danni alla navigabilità dei corsi ma possono anche aumentare fenomeni di eutrofizzazione delle acque e sfavorire l'ossigenazione delle stesse, portando a morìe di massa dei pesci. Una catena di delicati equilibri che, non essendo sempre visibile ai nostri occhi, rischia di non essere presa in considerazione durante le manutenzioni o la programmazione di interventi strutturali che interessano gli argini o i letti dei fiumi.
Cosa possiamo fare
Grazie al progetto europeo Life Connect 2030 dedicato alle Reti Ecologiche, di cui è capofila Regione Lombardia insieme a 15 partner fra cui anche la Regione Piemonte, sono allo studio scenari concreti e realizzabili per mitigare gli effetti che l'uomo ed il cambiamento climatico hanno sulle acque dolci. Ad oggi sono stati coinvolti in tavoli di lavoro 110 esperti per evidenziare i cambiamenti in atto ed individuare strategie future che possano concretamente monitorare e migliorare la resilienza negli ambienti umidi.
Un ruolo sempre più importante nella salvaguardia di questi ambienti però, è nelle mani dell'uomo. Spesso dimentichiamo di essere animali e - come tali - di costituire un tassello di una rete più complessa di processi naturali che tutti dovremmo impegnarci a preservare.
Le politiche comunitarie e l'adesione delle nostre Regioni e/o città a progetti di salvaguardia ambientale, sono una parte della soluzione a cui dobbiamo dedicare tempo e competenze in quanto cittadini del mondo. Tutti dovremmo diventare custodi della biodiversità ed aiutare i ricercatori a raccogliere dati sul territorio attraverso - ad esempio - la compilazione di questionari o l'invio di foto o segnalazioni in merito ad un dato tema.
La Citizen Science a portata di...cellulare
Per chi non mai partecipato a progetti di questo tipo, è possibile iniziare scaricando l'app gratuita iNaturalist sul proprio smartphone e fotografare piante ed animali che si incontrano durante le passeggiate. Consentendo all'app di accedere alla propria posizione nel momento in cui si scatta la foto, non solo si ottiene l'identificazione di cosa si è fotografato ma si contribuisce attivamente a mappare i luoghi dove le specie vivono. Al progetto aderiscono molte aree protette piemontesi tra cui i Parchi Reali .