Nel cuore delle montagne cuneesi, a pochi chilometri di distanza dalle sorgenti del Po di Crissolo, esiste un condominio sotterraneo dove non si pagano né bollette né affitti e che ospita inquilini piuttosto particolari. La grotta di Rio Martino, importante area carsica dell'alta valle Po e tra le cavità più interessanti delle Alpi Cozie, offre riparo invernale a una comunità di pipistrelli in continua evoluzione, i cui spostamenti e abitudini offrono elementi di interpretazione, quasi meglio di un termometro, sulle trasformazioni del nostro clima.
Nelle prime settimane di febbraio, un'équipe di esperti composta da un biologo del Parco del Monviso e due chirotterologi (sì, esistono scienziati che dedicano la loro vita professionale ai pipistrelli, e no, non lavorano per Batman) ha effettuato il censimento annuale degli abitanti alati della grotta: un appuntamento fisso dal lontano 1991, che permette di monitorare questi piccoli mammiferi volanti.
Interessanti sorprese nel conteggio
I risultati del conteggio hanno riservato interessanti sorprese. Il padrone di casa indiscusso, quello con più millesimi condominiali, potremmo dire, rimane il barbastello (Barbastella barbastellus): i 184 esemplari rilevati nei conteggi fanno di Rio Martino la più grande colonia svernante di questa specie in Italia, ma sono stati individuati anche 23 vespertili smarginati, 7 vespertili maggiori, 3 vespertili di Blyth, 1 vespertilio di Daubenton, 3 rinolofi o ferri di cavallo minori e, dulcis in fundo, 4 esemplari di miniottero comune. Quest'ultimo, un pipistrello termofilo tipico delle regioni mediterranee, rappresenta la vera novità di questi ultimi anni.
Per approfondire il significato di questa nuova presenza, abbiamo chiesto qualche chiarimento a Roberto Toffoli, consulente faunistico che da più di trent'anni si occupa di monitoraggio e conservazione di uccelli e chirotteri e che ha partecipato al monitoraggio nella grotta di Rio Martino.
«Il miniottero è veramente una new entry a tutti gli effetti per la grotta di Rio Martino. È una specie tipicamente mediterranea, che predilige ambienti caldi e grotte molto calde, dove forma colonie molto numerose. In Sardegna, ad esempio, ci sono siti di ibernazione con migliaia di individui. In Piemonte è sempre stata rara, con segnalazioni solo per alcune cavità artificiali di collina nel cuneese e nell'albese, situazioni più calde a bassa quota. Alcuni anni fa abbiamo cominciato a vedere un individuo a Rio Martino, cosa che ci ha stupito per la quota elevata e per il fatto che si tratta di una grotta fredda. Pensavamo fosse una presenza occasionale, ma è diventata regolare, passando da un singolo esemplare a due e ora a quattro. I numeri sono esigui e non rappresentano ancora un dato scientificamente significativo, ma questa presenza dovrà essere considerata con attenzione nelle prossime rilevazioni».
Ci sono altre specie di pipistrelli la cui presenza in grotta è notevole?
«Il rinolofo minore è interessante perché l'avevamo visto la prima volta qui nel 1991, dopodiché non era stato più osservato fino a circa 5-6 inverni fa, quando la specie è tornata a frequentare la cavità del Rio Martino in modo stabile. Probabilmente in questo caso non si tratta di una risposta al riscaldamento del clima ma ciò si verifica per ragioni dettate da un effettivo incremento demografico della specie, che sta crescendo in tutto il Piemonte e in Italia nord-occidentale, sia nei luoghi di svernamento che in quelli riproduttivi».
Tornando all'inquilino più presente in grotta, cosa rende così significativa la presenza del barbastello?
«Il barbastello è un pipistrello strettamente forestale che in estate si rifugia nei distacchi di corteccia degli alberi e va a ibernare nelle grotte per l'inverno. È una specie molto tollerante al freddo, infatti seleziona grotte fredde come quella di Rio Martino. I numeri di barbastelli sono aumentati negli anni fino a raggiungere oltre 400 individui in ibernazione, per poi calare successivamente. Questo calo probabilmente non è demografico, ma legato ai cambiamenti climatici. Negli ultimi inverni, più miti, questa specie tollerante al freddo ha preferito svernare esternamente, in spaccature delle rocce o altre situazioni non rilevabili: nel censimento del 2022 avevamo individuato solamente 22 barbastelli. Negli ultimi due inverni i numeri sono tornati a crescere».
Circa dieci specie di chirotteri sulle 34 note in Italia sono rilevabili nella grotta di Rio Martino: la possiamo considerare un "hotspot" della biodiversità dei chirotteri?
«È probabilmente uno dei siti più significativi per i chirotteri a livello di Italia nord-occidentale e la sua importanza non si limita alle specie presenti in inverno. La grotta è un sito molto frequentato anche per l'attività di "swarming", gli accoppiamenti che avvengono in tarda estate e inizio autunno. In quel periodo, maschi di varie specie si radunano nella grotta e di notte vengono raggiunti dalle femmine: si possono concentrare anche migliaia di individui, appartenenti a specie che magari d'inverno non osserviamo».
Qualche anno fa si era parlato del fungo che causa nei pipistrelli la sindrome detta del "white nose". È ancora un rischio per i pipistrelli?
«Il fungo in questione, chiamato Pseudogymnoascus destructans, è stato rilevato nella grotta di Rio Martino qualche anno fa. È di origine europea ed è presente nelle grotte fredde del centro Europa e delle Alpi. In Italia è ancora limitato principalmente al Piemonte, ma probabilmente soltanto perché lo si è cercato ancora poco altrove. In Europa non causa una mortalità significativa perché i nostri pipistrelli hanno sviluppato sistemi immunitari adeguati, mentre negli Stati Uniti questo fungo è associato alla "white nose syndrome" e ha creato grossi problemi di mortalità perché i chirotteri americani non sono coevoluti con esso. È comunque importante adottare precauzioni per evitare che il fungo possa diffondersi: pulire accuratamente gli scarponi e l'attrezzatura dopo la visita è buona prassi, non tanto per proteggere i pipistrelli locali quanto per evitare di diffondere il fungo in altre cavità».
La storia di Rio Martino e dei suoi vecchi e nuovi inquilini ci offre un ulteriore tassello per comprendere come i cambiamenti climatici in atto possano colpire la natura che ci circonda: è un microcosmo che riflette trasformazioni globali che sarebbe bene tenere in considerazione.
La grotta riapre al pubblico
Per chi fosse curioso di spiare questo affascinante mondo sotterraneo, c'è una buona notizia: dal 1° aprile la grotta di Rio Martino riaprirà al pubblico per le visite guidate. I turisti e gli speleologi potranno nuovamente percorrere i suoi cunicoli, mentre i chirotteri svernanti torneranno a volare all'esterno. Un'occasione imperdibile per osservare, con il dovuto rispetto e sempre accompagnati da guide esperte, questo universo nascosto nel cuore della montagna. Ricordate solo di comportarvi da ospiti educati: in fin dei conti, state entrando in casa d'altri e, anche se potrebbero non essere più appesi tra le rocce sopra la vostra testa, di sicuro i proprietari torneranno l'anno prossimo. Solo un consiglio: datevi una bella pulita agli scarponi dopo la visita, non vorrete mica trasportare funghi da un capo all'altro del mondo? I pipistrelli vi ringrazieranno, e forse anche i vostri coinquilini umani.