Non ho nulla contro il rovo, lo troverei persino bello non fosse per le spine e la perdita di libertà di movimento: impossibile penetrare nel suo territorio a meno di prenderle.
(Pia Pera)
Il rovo è vitale quanto il drago dalle sette teste: per quanto strappi e decapiti, quello rispunta vigoroso. Oppure, astuto, alletta gli uccellini con more sugose, per farsi disseminare in ogni dove.
(Pia Pera)
Sono belli i rovi. Ne ho lasciati crescere a siepe dalla parte dei castagni, per avere le more e per lo splendore delle foglie rosso brunito d'inverno. Ma pungono, vanno da tutte le parti e vorrebbero soffocare le altre piante.
(Pia Pera)
Quello di Pia Pera, scrittrice giardiniera che ha avuto un affettuoso rispetto nei confronti di tutte le piante, è un elogio delle malerbe. Tutte hanno un perché, e ogni giardiniere dovrebbe sempre lasciar loro un po' di spazio, riconoscendone l'importanza nell'equilibrio dell'ecosistema. Il rovo ne è il re, quanto a invadenza. Però, per esempio, regala humus: un terreno abbandonato e invaso da quelle che in piemontese chiamiamo con un po' di disprezzo "ronze", riportato all'onor del mondo per essere coltivato, sarà ricco e fertile.
Il rovo è una pianta caducifoglia arbustiva della famiglia delle Rosacee, originaria dell'Eurasia. Può raggiungere i 2–3 m di altezza, ed espandersi altrettanto o anche di più in larghezza, attraverso nuovi lunghissimi getti che annualmente si sviluppano dalle radici. Ha foglie composte da 3-5 foglioline a lamina ovata od obovata, con margini seghettati e spinosi e apice acuto. I suoi fiori bianchi o rosati, che compaiono al principio dell'estate, sono composti da cinque petali e cinque sepali. Sono raggruppati in racemi a formare infiorescenze di forma oblunga o piramidale. Il colore dei petali varia da esemplare a esemplare, con dimensioni comprese tra i 10 e 15 mm. Le more, annoverate tra i frutti di bosco, sono composte ciascuna da numerose piccole drupe, verdi al principio, poi rosse e infine nerastre a maturità, che derivano ognuna da carpelli separati, ma che fanno parte di uno stesso gineceo.
Com'è il nostro cuore? A quale terreno assomiglia: a una strada, a una pietraia, a un roveto?
(Papa Francesco)
I rovi nei giardini
Il rovo (Rubus spp.) non può mancare in un giardino naturale, dove gli alberi creano microclimi ombrosi e gli arbusti offrono il riparo necessario a certe piante più piccole, amanti dell'ombra. I cespugli di more crescono bene su qualsiasi terreno, sia al sole che all'ombra. Il roveto in genere si stabilisce permanentemente, grazie agli uccelli dei boschi, il cui sterco contiene i semi non digeriti delle more, che germinano spontaneamente. Soprattutto i pennuti più timidi fanno tesoro del boschetto spinoso e disordinato che cresce rigoglioso, riempiendo per bene gli spazi. I rami dei rovi sono inclinati verso il basso e, dato che radicano quando le cime raggiungono il suolo, è un continuo insediarsi di nuove piante, che, se ben gestite, svolgono un ruolo preparatorio per il ritorno della vegetazione forestale. I boschi non curati ne sono invasi, mentre nei giardini possono essere facilmente contenuti, con una buona potatura nel tardo inverno e tenendo a bada i rigetti per tutta la stagione vegetativa.
Possono essere usati come siepe barriera, tanto diventano fitti e impenetrabili. Un tempo erano sempre loro a delimitare proprietà e poderi, con funzioni principalmente difensive.
Una pianta utile in natura
Utili nell'associazione di specie antagoniste di parassiti delle colture, ad esempio quelle viticole, sono tra i protagonisti principali di quei corridoi ecologici che contribuiscono mantenere la biodiversità: nel groviglio protettivo dei rami di rovo nidificano numerose specie di uccelli, ricci e rospi si nascondono svernando sotto i cespugli. Le loro more sono un cibo ghiotto per tassi, volpi, piccoli roditori e uccelli, mentre i germogli teneri, durante l'inverno sono apprezzati dalle lepri.
"È tempo di intessere canestri leggeri con virgulti di rovo".
(Virgilio, Georgiche Libro Primo)
Le siepi di rovo forniscono nettare alle api per la produzione di un miele anche monoflorale.
Gli utilizzi del rovo
I nuovi fusti, tagliati a gennaio e privati di foglie e spine, venivano un tempo utilizzati per fare cesti molto resistenti.
Nell'uso popolare, i giovani germogli raccolti in primavera, colti quando hanno spine ancora morbidissime e innocue, sono ottimi lessati brevemente e consumati con olio, sale e limone, come molte altre erbe selvatiche primaverili. Se colti quando il sole è alto, lavati e lasciati a macerare in una brocca di acqua fredda tutta la notte, producono una bevanda rinfrescante, profumata e depurativa. I gambi teneri, pelati e crudi o in infusione, vengono utilizzati con antidiarroici e in caso di coliche intestinali. I risciacqui con brodo di rovo sono stati usati anche per curare ulcere alla bocca, irritazioni alla gola o gonfiore delle labbra.
Io credo che una foglia d'erba non valga affatto
meno della quotidiana fatica delle stelle.
E la formica è ugualmente perfetta, come un granello di sabbia,
come l'uovo di uno scricciolo,
E la piccola rana è un capolavoro pari a quelli più famosi,
E il rovo rampicante potrebbe ornare i balconi del cielo.
E la giuntura più piccola della mia mano qualsiasi meccanismo può deridere.
(Walt Whitman)
C'è rovo e rovo...
Rubus ulmifolius, Rubus fruticosus, Rubus caelsi... In realtà il genere Rubus L. è estremamente complesso anche per i botanici: sono poche le specie che si riconoscono con facilità, mentre la maggior parte presenta caratteri simili, spesso molto variabili e per di più con numerose forme intermedie dovute alla facilità di ibridazione. Evoca masse ingarbugliate, siepi inestricabili e impenetrabili, arbusti invasivi e incontenibili. E invece può riservare sorprese degne dei giardini più curati. Chi ha guardato queste piante e le loro potenzialità con occhi privi di pregiudizi è Mario Mariani, titolare del vivaio Central Park in provincia di Novara: ne ha raccolto una collezione di otre trenta specie di varia provenienza, in prevalenza asiatiche, per studiarne il comportamento nei nostri climi e il possibile impiego nei nostri giardini, scoprendo che alcuni, non solo non son infestanti, ma addirittura di difficile coltivazione. Ha trovato numerosi motivi di interesse estetico: le foglie sono diversissime da una specie all'altra, molte sempreverdi, altre con magnifiche colorazioni autunnali. Alcune hanno bellissimi fiori, altre frutti particolarmente buoni, o rami colorati dal rosso all'argento che li rendono molto decorativi in inverno. Con una grande varietà di portamenti, dagli striscianti ai tappezzanti ai più minuti, possono essere molto spinosi o totalmente senza spine.
Mia mamma era un po' triste
e così l'ho portata lungo il fiume
a cogliere le more.
Sapevo che tra i rovi era nascosto anche il suo sorriso.
(Carla Q. Corsi)
In Italia il tempo delle more segna il declinare dell'estate, tra agosto e settembre. Sono frutti delicati, che mal si prestano a lunghe conservazioni. Hanno discrete proprietà nutrizionali in termini di fibra alimentare, vitamina C, vitamina K, acido folico, una vitamina B e il minerale essenziale manganese. Sono usate in erboristeria, per le lore proprietà astringenti e lassative. I semi contengono acido alfa-linolenico (Omega-3) e acido linoleico (Omega-6). Commercializzate per scopi alimentari al naturale e come guarnizione di dolci, yogurt e gelati, oppure nella confezione di marmellate, gelatine, sciroppi, vino e acquavite, alla fine la maniera migliore per gustare le more è quella che da sempre amano i bambini, raccolte dalla pianta proteggendo mani e braccia dalla spine, e direttamente gustate ancora calde di sole.
Lasciamo sempre qualcosa in eredità, qualsiasi cosa facciamo e anche se non facciamo niente. Anche se abbandoni tutto, cresceranno le erbacce e i rovi. Qualcosa cresce sempre.
(John Steinbeck)