Pare che in Italia siano soltanto in 75.000. L’asino, quadrupede che trova le sue origini nella notte dei tempi, utilizzato da sempre in Asia e in Europa occidentale per il trasporto, oggi non è un animale così diffuso.
La meccanizzazione dell’agricoltura e l’abbandono della campagna hanno accompagnato la fatale diminuzione del patrimonio equino, soprattutto nel nostro Paese. Eppure l’asino, mammifero piccolo e forte, a volte testardo e ostile ma spesso gentile verso l’uomo, ha vissuto in epoche delle grandi civiltà mediterranee e asiatiche, sia in Europa che nelle Americhe.
Considerato meno nobile del cavallo, per l’uomo è solitamente simbolo della stupidità, della rinuncia, della cocciutaggine. Il suo aspetto poco elegante – la voce raglia, le orecchie sono lunghe e buffe, la coda è spelacchiata, la criniera mozza – non lo ha aiutato a guadagnare gloria. Eppure l’asino è un gran lavoratore, e come pochi altri sopporta la fatica: sa lavorare in montagna, in pianura, sa trasportare carri, aratri, si lascia cavalcare e caricare a soma. Essendo meno costoso del cavallo, l’asino domestico è stato spesso preferito al “cugino” equino dai contadini più poveri che lo hanno soprannominato presto il “cavallo del povero”.
Ancora più resistente dell’asino è il mulo, risultato dall’accoppiamento tra asino stallone e una giumenta, mentre il bardotto – più piccolo di mole e anche più debole – è figlio di un cavallo maschio e un’asina: tutti ibridi sterili.
Sono diversi i fattori ambientali che possono influenzare il comportamento dell’animale: generalmente l’asino è timido, soprattutto se giovane; ubbidente se convinto di quanto gli si chiede; paziente se si riconosce nel padrone; forte più di un cavallo di pari dimensioni, non ama correre a lungo e alterna trotto e galoppo con lunghi spostamenti al passo. Ed è proprio nella marcia al passo che dimostra la sua eccezionale resistenza. Più amante del caldo che del freddo, ha buona memoria e raramente fugge di fronte a situazioni di pericolo. Sopporta anche lunghi digiuni e detesta la solitudine. Calcia se punito, se impaurito, o per rifiuto. Morde generalmente per difesa o per imporsi con violenza.
Facile preda indifesa di carnivori, nel tempo è vissuto in zone desertiche, abituandosi a cibo parco e a poca acqua. Oggi, in una fase di riscoperta zootecnica, viene riutilizzato per usi differenti tanto da incrementare una “moda” per il suo allevamento.
In Italia è soprattutto al Sud che non è mai tramontato l’amore per questo simpatico quadrupede e ci sono piccoli allevatori impegnati a preservare razze che altrimenti andrebbero perdute.
La popolazione asinina - diminuita in tutta Europa del XX secolo – ha perso soprattutto soggetti in ambito genetico che avrebbero consentito il mantenimento di razze in conservazione e purezza. Noti come importanti riproduttori, gli esemplari italiani offrivano servizi importanti in agricoltura, nel trasporto in montagna, tanto da dotare anche i reparti militari più esigenti come gli alpini, mentre oggi è viva la tradizione di allevamento di razze pregiate soprattutto nel sud Italia, come: l’asino di Martina Franca, l’asino di Ragusa, l’asino di Pantelleria, l’asino sardo, l’asino dell’Amiata, l’asino dell’Asinara.
È comunque un animale da compagnia. Per i bambini, l’asino è un animale ideale da cavalcare, poco impegnativo, lento e sicuro. Per questo i parchi, piemontesi, ma non solo, sperimentano da tempo – e con successo – il trekking in sua compagnia, dedicandolo in particolare ai bamini. (E. Cel)
- Trekking con gli asini. Passeggiare insieme agli asini nei parchi del Piemonte
- Come nasce la passione per l'asino? Intervista a Elio Giuliano, guardiaparco Parco naturale Orsiera Rocciavrè
- Si può lavorare con gli asini? Intervista a Mario Cavallo, naturalista e guida del Parco Orsiera
- Curare con gli asini. Cos'è l'onoterpia?
- L'asino nel mito