Si sa, ”a lavar la testa all’asino, si perde l’acqua e il sapone”…Cocciuto, ignorante, stolto… Dalla simbologia ambigua e contraddittoria, del nostro quadrupede si potrebbe dire tutto e il contrario di tutto. Di volta in volta, appare sacro o diabolico e simbolo di sfrenata sensualità. Dal latino asinus e dal greco ovos, ha incarnato nei secoli il simbolo della mancanza di conoscenza e intelligenza che, sovente, attribuiamo ai nostri consimili…
Presenza assidua e importante nelle storia umana, ebbe una parte importante nella tradizione ebraica: era designato con il termine di "Homer" che in origine significava il peso che questo animale poteva portare e che si aggirava, per i cereali, intorno ai 220 litri.
L’asino e il suo parente selvatico, l’onagro, sono stati al centro di taluni sistemi sacrali e suscettibili di un rovesciamento di segni. Chiarendo meglio la dialettica, nella storia tre sono i simboli-base dell’asino, tutti estremamente importanti: l'asino rosso del mito isiaco dell'antico Egitto (che conosciamo soprattutto attraverso il De Osiride et Iside di Plutarco), simbolo malvagio perché sacro al perfido dio Seth, poi il sacro asino (e/o l'onagro) dei popoli indoeuropei, infine l’asino-cavalcatura di dei e profeti e dello stesso Gesù nella Bibbia e nel Vangelo.
In Cina ed in India per esempio, l’asino è cavalcatura di entità celesti, di principi ed eroi. In particolare si ricorda il magico asino di Chang-Kuo-lao, uno degli otto Immortali; l'animale conduceva il suo padrone per centinaia di miglia al giorno e la sera, quando non serviva più, poteva essere docilmente ripiegato e riposto, quasi si fosse trattato di un piccolo pezzo di carta.
Presso i Caldei era messaggero di morte; la divinità che vi si presiedeva si manifestava inginocchiata su un asino, mentre i Greci , lo collegavano a Saturno, in relazione con la materia, la terra, l'isolamento, la fine delle cose.
Gli antichi ebrei ritenevano che questo animale, creato da Dio nel sesto giorno della Creazione, era destinato ad apparire nei momenti più solenni della loro vita religiosa. Fu così l'asino di Balaam, che servì ad Abramo per portare sul monte la legna destinata al sacrificio del figlio e condusse nel deserto la moglie ed i figli di Mosè. La valenza positiva è attestata anche dalla sua presenza in diversi momenti della vita terrena di Gesù: un asino lo riscalda nella grotta, un asino lo trasporta durante la fuga in Egitto, infine sempre un asino lo trasporta quando entra, trionfante, in Gerusalemme. Per questo la tradizione vuole che, per quest'ultimo episodio, da allora l'asino porti sulla schiena una specie di croce nera.
In ambiti più prosaici, altrettanto leggendario è il latte d’asina alleato di bellezza di donne come Cleopatra e, a Roma, Poppea, che usavano immergersi nel latte d’asina per conservare la freschezza della pelle.
Ritornando di nuovo ad aspetti più sacri, è simbolo di trasformazione spirituale. Apuleio, nelle sue “Metamorfosi” (nel medioevo diventate “L'Asino d'Oro"), descrive il viaggio avventuroso del protagonista trasformato in asino, che deve superare svariate prove (come Ercole), per giungere alla riconquista di se stesso e trasmutarsi (con l'aiuto della Sapienza) in un Essere Felice. Dunque l'asino potrebbe essere proprio il simbolo di una metamorfosi che si deve compiere nella materia grezza, per elevare il nostro livello di conoscenza e coscienza. Per dirla come Giordano Bruno, l’individuo, imbrigliato in un universo complesso, fra cielo e terra, da uomo si è trasformato in asino. E, secondo la visione alchemica, ieri come oggi, l’uomo può scegliere di essere divino o bestiale utilizzando gli strumenti che possiede: la mente e l’anima.