Incubo e terrore di molti, il ragno ha sempre stimolato l'immaginario degli uomini, dal mito di Aracne alle credenze sul tarantismo. Come spesso accade in questi casi, il suo simbolismo è duale. Positivo se indica la laboriosità, la precisione, la resistenza in riferimento alla ragnatela. Negativo in quanto alcune specie risultano velenose e la sua immagine evoca atmosfere di morte.
Insomma, duri da scacciare dalle nostre case con le loro elaborate tele, i ragni non sono ritenuti creature amabili. La struttura stessa del loro corpo, il modo misterioso di condurre la loro vita, la loro spietata, seppur naturale, maniera di cacciare e di nutrirsi, concorrono all'immeritata fama di animali "brutti" e pericolosi che tutti conosciamo.
Eppure dal punto di vista naturalistico si tratta di animali "evolutivamente" ben riusciti e decisamente interessanti, divenuti a tutti gli effetti i predatori per eccellenza del microcosmo e regolatori degli ecosistemi.
Appartengono all'ordine più vasto degli Aracnidi, col corpo costituito da due parti, unite da un sottile peduncolo: la parte anteriore, detta cefalotorace, è fornita di sei paia di appendici, mentre quella posteriore è sempre priva di arti e contiene le ghiandole serigene, dalle quali cioè fuoriesce una secrezione liquida che all'aria si solidifica, formando un resistentissimo filo di seta.
Sono tra gli organismi con la plasticità ecologica ed evolutiva maggiore, tanto da aver conquistato tutte le possibili nicchie ecologiche terrestri del nostro pianeta. Tutte, tranne una. Negli ecosistemi subacquei marini e di acqua dolce sono praticamente assenti.
Ma uno di loro, il ragno palombaro (Argyroneta aquatica), è davvero un incredibile amante dell'estremo; unica specie di aracnide al mondo, fino ad oggi nota, che si è adattata a vivere persino sott'acqua.
Facilmente rintracciabile nel nord e nel centro Europa, così come in varie aree dell'Asia settentrionale, è molto raro nella nostra penisola.
Stranamente, in questa specie sono i maschi ad essere più grandi delle femmine, forse perché sono cacciatori più attivi. Si nutre soprattutto di piccole larve, di insetti e di crostacei.
Per poterlo fare usa un singolare accorgimento: costruisce una rete di seta al di sotto della superficie dell'acqua, la aggancia alla vegetazione sommersa e poi la riempie con bolle d'aria che trasporta, utilizzando i peli idrofobi dell'addome, a mò di bombola d'ossigeno. Grazie a questa campana d'aria il ragno palombaro può trascorrere la maggior parte della sua vita sott'acqua, cacciando e nuotando come un provetto sub.
Le bolle vengono poi rilasciate nella tela in modo da crearsi una tana dove vivere. Non sono necessarie frequenti aggiunte di aria perché la struttura della tela permette, grazie alla pressione osmotica, uno scambio di gas con l'acqua circostante. Questa riserva d'aria gli permette di rimanere a lungo sott'acqua, dove attende il passaggio delle sue prede.
Grazie a tali adattamenti, questa specie è in grado di cacciare, consumare la preda, effettuare la muta, depositare le uova, e persino accoppiarsi...Il tutto sott'acqua! Caratteristiche intriganti agli occhi degli scienziati che lo studiano da molto tempo.
Ma c'è di più. Recentemente si è scoperto che la campana funziona come una vera e propria "branchia fisica", in grado di scambiare ossigeno con l'acqua circostante, consentendo, quindi, di allungare di molto l'autonomia del ragno sott'acqua.
Due ricercatori dell'Università di Adelaide, in Australia, sono riusciti a scoprire i dettagli del comportamento e del metabolismo di questo singolare ragno, che hanno descritto in un articolo pubblicato sul "Journal of Experimental Biology".
Attraverso una serie di misurazioni dell'ossigeno presente nella bolla e nell'acqua circostante, i ricercatori hanno calcolato la quantità dell'elemento che fluisce in essa e quindi il consumo di ossigeno del ragno, scoprendo che la campana riusciva a estrarre ossigeno dall'acqua più stagnante anche nelle giornate più calde. Il metabolismo del ragno è comunque molto basso, paragonabile a quello dei ragni terrestri quando sono fermi in attesa dell'arrivo di una preda.
Con il tempo, tuttavia, la bolla si restringe, in quanto l'azoto presente si diffonde nell'acqua circostante; ciò alla fine costringe il ragno a tornare in superficie per rifornire la sua campana di immersione. La letteratura precedente ipotizzava che dovesse venire in superficie all'incirca ogni 20 minuti, in realtà, come è stato scoperto di recente, il ragno può restare tranquillamente sott'acqua per più di un giorno.
Per questi ragni restare immersi è vantaggioso non solo per proteggersi dalla predazione, ma anche per non allarmare le potenziali prede che si avvicinano.
Sembra che possano infliggere all'uomo un morso doloroso, che spesso causa sintomi febbrili, ma anche sott'acqua, in fondo, gli aracnofobi possono star tranquilli. Bisogna essere davvero fortunati a incrociarne uno, visto che è notevolmente esigente in fatto di habitat.
Si intuisce quindi, come possa essere in drastico declino numerico, sia per la sua sensibilità all'inquinamento, che per la scomparsa delle zone umide.
Il ragno palombaro in Piemonte
In Piemonte tale specie è stata raramente documentata e le ultime segnalazioni risalivano al 1868-1873. Ma, dopo più di 140 anni, alcuni naturalisti e ricercatori come Daniele Seglie, Giovanni Soldato, Paolo Bergò, Riccardo Cavalcante, hanno scoperto alcune piccole popolazioni di A. aquatica in Piemonte, in diverse piccoli risorgive nella zona di coltivazione del riso, in provincia di Vercelli.
Precisamente gli esemplari sono stati rinvenuti a Ronsecco e Livorno Ferraris e un solo esemplare nel S.I.C. di Fontana Gigante a Tricerro.
Purtroppo gli stessi ricercatori stanno ora riscontrando una contrazione delle popolazioni. D'altronde gli habitat di questa specie sono ambienti soggetti a improvvisi mutamenti delle condizioni chimico fisiche, che alterano e influiscono negativamente sull'andamento delle popolazioni, mettendo a repentaglio l'esistenza di queste specie già così a rischio.
Risultati come questi quindi, evidenziano quanto sia importante ai fini della biodiversità, la tutela già parziale di cui alcuni di questi siti godono (S.I.C), nonché la continuazione di progetti di ricerca dedicati a questa singolare specie.
Sitografia:
http://www.fragmentaentomol.org/index.php/fragmenta/article/view/158/135
http://www.geagea.com/35indi/35_10.htm
http://www.nationalgeographic.it/natura/2011/11/11/foto/le_13_specie_d_acqua_dolce_pi_spaventose_del_mondo-631746/9/
http://www.rivistanatura.com/il-ragno-palombaro-vado-a-vivere-sottacqua/
https://www.researchgate.net/profile/Riccardo_Cavalcante/publication/305114946_Cavalcante_R_2015_Relazione_Indag_Aracnologica_D_plantarius_Parco_Po_Vc_Al/links/57827a7f08ae9485a43e0487.pdf?origin=publication_detail