L'impollinazione è la forza propulsiva vitale principale per la riproduzione vegetale: da essa, ad esempio, dipende il 75% della produzione agricola europea per l'alimentazione umana. E' quindi un nostro dovere incrementare le azioni di tutela e di conservazione nei confronti degli impollinatori. Proprio in quest'ottica va la Direttiva del Ministro della Transizione Ecologica, indirizzata ai parchi nazionali e alle aree marine protette, con la quale il vengono individuati quali obiettivi prioritari la protezione e il ripristino della biodiversità e il mantenimento dei servizi ecosistemici.
Impollinazione, un miracolo della natura indispensabile alla vita sulla Terra
Il futuro della vita sul pianeta e la sua qualità sono strettamente connessi ai servizi che la natura ci offre in maniera del tutto gratuita: l'impollinazione è proprio uno di questi. Un dono invisibile ma indispensabile che ci rendono non solo le api da miele (Apis mellifera), ma altri Imenotteri (bombi, vespe), i Lepidotteri (farfalle, falene), i Ditteri (sirfidi) e Coleotteri (coccinelle, maggiolini, scarabei).
A compiere l'impollinazione ci sono anche altri invertebrati diversi dagli insetti, come gli acari e i ragni. Gli zoologi, inoltre, considerano che almeno 1.000 specie del gruppo dei vertebrati svolgano l'impollinazione; dunque, il 9% di tutte le specie di uccelli e mammiferi è considerato impollinatore!
La fecondazione incrociata, da cui dipende la riproduzione della maggior parte delle specie vegetali a fiore, si attua attraverso lo scambio di polline tra piante diverse della stessa specie. Questo scambio può avvenire tramite vettori biotici (insetti, uccelli, mammiferi) o abiotici (vento e acqua): si stima che, in Europa, il 78% della flora selvatica dipenda, almeno in parte, dall'impollinazione animale di cui gli insetti sono tra i principali vettori. Si parla inoltre di interazioni specie-specifiche: una determinata specie vegetale può essere impollinata solo da una certa specie di insetto. Questa dipendenza reciproca garantisce un'interazione ottimale dal punto di vista funzionale ma si trasforma in una debolezza nel momento in cui uno dei due soggetti scompare.
L'insieme delle specie vegetali che vivono in un determinato habitat dipende dalla comunità di insetti impollinatori e la presenza di una nutrita comunità di insetti è favorita dalla disponibilità di ambienti idonei al loro ciclo biologico. Un habitat è idoneo nel momento in cui è ricco di piante da fiore spontanee o naturalizzate e offre siti adeguati alla deposizione delle uova e alla nidificazione.
E' ormai dimostrato che il mantenimento o la creazione ex novo di ambienti naturali e semi-naturali, quali siepi, prati, boschetti, aree umide incrementano le popolazioni di impollinatori. Gli insetti sono un anello importante della rete alimentare: sono predatori di altri insetti ma, nello stesso tempo, cibo per uccelli, piccoli mammiferi e rettili. Conservare la diversità entomologica è indispensabile per il mantenimento della biodiversità dell'intero ecosistema.
I nemici degli impollinatori e l'importanza del monitoraggio
Purtroppo però fattori come la trasformazione d'uso del suolo, l'agricoltura intensiva e i cambiamenti climatici minacciano fortemente gli habitat degli impollinatori. A questi si aggiungono l'inquinamento ambientale, le specie esotiche invasive (ad esempio la Vespa velutina), l'esposizione ai fitofarmaci e gli attacchi degli agenti patogeni (virus, batteri, funghi) che minano la salute delle api e degli altri insetti.
Nell'ottobre 2020 è stata pubblicata la proposta di schema europeo di monitoraggio degli impollinatori come previsto dall'azione 1 dell'iniziativa EU Pollinators. Questa metodologia, ora in fase di applicazione sperimentale, è stata messa a disposizione degli enti parco da ISPRA e dall'Università degli Studi di Torino che coordinano le attività di monitoraggio.
La Direttiva ministeriale Biodiversità 2021 prevede che gli enti parco nazionali proseguano le attività di monitoraggio di apoidei selvatici, lepidotteri diurni e notturni e sirfidi, secondo lo schema pubblicato lo scorso autunno. La direttiva si esprime chiaramente anche riguardo lo studio e la mappatura delle minacce legate alla distruzione e alla frammentazione degli habitat e agli impatti dei prodotti fitosanitari.
E' molto importante il riferimento che la Direttiva fa all'utilizzo dei prodotti chimici in agricoltura perché il drastico calo del numero degli impollinatori, cui abbiamo assistito in questi ultimi vent'anni, è strettamente connesso all'utilizzo di pesticidi e fertilizzanti che, spesso, hanno effetti devastanti sulle api e sugli altri insetti benefici.
L'esposizione ai fitofarmaci rende gli insetti più vulnerabili ad altri fattori come le condizioni climatiche estreme, che si ripercuotono sulla capacità di orientamento arrivando anche a impedire il ritorno all'alveare o al nido dopo la raccolta di nettare e polline. Questo significa una perdita diretta per il nido con potenziali ripercussioni sulla vita della famiglia di api, e indirettamente la mancata impollinazione delle specie botaniche sia selvatiche che coltivate e una minor produzione di miele per l'apicoltore.
Proprio in riferimento al recente e repentino abbassamento delle temperature registrato tra il 7 e il 9 aprile, il Coordinatore dei Tecnici apistici di Aspromiele, Luca Allais, conferma quanto i cambiamenti climatici stiano mettendo a dura prova l'attività delle api, e non solo. L'ondata di caldo anomalo alla fine di marzo ha accelerato la fase vegetativa delle piante rendendole più vulnerabili a questo brusco e prolungato calo delle temperature che ha danneggiato germogli e fiori di molte specie botaniche care alle api.
Le possibili soluzioni nei parchi nazionali e nelle aree marine protette
E' auspicabile che le pratiche agricole siano sempre più orientate verso metodi di lotta integrata, rotazione delle colture, lotta biologica volta alla salvaguardia dell'entomofauna, creazione di aree di rifugio e sosta per gli organismi utili, scelta di cultivar locali più resistenti ai patogeni.
Queste pratiche sostenibili consentono di preservare la biodiversità e la naturale fertilità del suolo, presupposti indispensabili per la riduzione dell'inquinamento ambientale e per la produzione di cibo sano per l'alimentazione umana.
La Direttiva Biodiversità 2021 si rivolge anche agli enti gestori delle aree marine protette, strategici quanto complessi crogioli di natura e umanità. Il complesso equilibrio tra l'ambiente naturale, il benessere sociale delle comunità costiere e le opportunità di sviluppo sostenibile rendono le aree marine protette ambienti privilegiati per la protezione e la conservazione della biodiversità marina e costiera. Agli enti di gestione, la Direttiva chiede di proseguire le attività di raccolta dati programmate dalle precedenti disposizioni, ma soprattutto di avviare un'attività di monitoraggio dell'habitat coralligeno, secondo i dettami di ISPRA.
La Direttiva è un atto necessario alla tutela di organismi così importanti per la vita sul pianeta quali insetti impollinatori e coralli. L'unica osservazione negativa è che l'ambito d'azione si riduce ai Parchi nazionali e alle Aree marine protette, porzioni di territorio già sottoposte a tutela...
Confidiamo che gli effetti negativi, sempre più evidenti, dei cambiamenti climatici e dell'uso di prodotti fitosanitari in agricoltura accelerino l'estensione all'intero territorio nazionale di buone pratiche di tutela e conservazione della biodiversità, e, sensibilizzino i cittadini verso un argomento davvero vitale!
Per approfondire:
Quaderno ISPRA "Il declino delle api e degli impollinatori"
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