Il volume, che raccoglie gli atti del convegno, vuole mettere a confronto le varie descrizioni processuali del "rito demoniaco del sabba" su ambedue i versanti dell'arco alpino centro-occidentale, la vera "culla" della stregoneria europea.
Le montagne, fino all'arrivo del filosofo Renato Cartesio (metà del Seicento), infatti univano e non dividevano popoli, lingue e soprattutto culture e immaginari collettivi fra loro omogenei. Con Cartesio e la sua visione geometrica del mondo, fiumi e monti diventeranno confini che separano.
In questo contesto alpino, tra XV e XVII secolo, la credenza nel "sabba delle streghe" è generale e condivisa sia nel settore transalpino che cisalpino. Pertanto in questo convegno-confronto studiosi specializzati hanno trattato di sabba nella Svizzera romanda e nel Vallese a nord, mentre altri hanno parlato dei sabba in Valle d'Aosta e in Ossola a sud della catena alpina.
Soprattutto in Ossola i sabba, presentati dai processi inquisitoriali, sono descritti come "spettacolari". Inoltre questi sabba, definiti dalle streghe ossolane medesime "Il Gioco del diavolo", ci lasciano vistose tracce delle loro origini non demoniache, perché a presiederli talvolta non è solo Satana ma - ancora a inizio Cinquecento - anche "la Signora del Gioco" insieme a lui. Dall'originaria divinità buona e apportatrice di fecondità e abbondanza (Diana, domina Abundia, le Bonae Res, la Signora del Gioco), con la messa in campo dei demenziali trattati demonologici degli inquisitori, si passerà alla demonizzazione e criminalizzazione completa di questo rito onirico-estatico del 'Gioco' o 'Sabba'. Con tutte le conseguenze nefaste del caso.
Settembre 2018
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