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Marcarolo, le miniere diventano grotte di biodiversità

L'Ente di gestione delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese ha avviato un progetto di riqualificazione delle miniere d'oro del Parco - ZSC "Capanne di Marcarolo" per tutelare gli habitat ipogei e le specie di interesse comunitario presenti al loro interno e, nel contempo, valorizzare il complesso dei siti minerari

  • Lorenzo Vay
Mercoledì, 5 Settembre 2018
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Marcarolo, le miniere diventano grotte di biodiversità
Esemplari di Rhinolophus hipposideros in una grotta
Foto Jessica/Flickr/CC
Laghi della Lavagnina
Foto arc. Ente parco
Segnaletica all'ingresso di una grotta
Foto arc. Ente parco

Il circuito di fruizione culturale promosso dal progetto di riqualificazione delle miniere d'oro del Parco - ZSC "Capanne di Marcarolo" che ha l'obiettivo di tutelare gli habitat ipogei e le specie di interesse comunitario presenti al loro interno e valorizzare il complesso dei siti minerari, farà capo al costituendo Museo dell'Oro, polo scientifico informativo dell'intero complesso delle Aree Aurifodine.

L'iniziativa di valorizzazione dei siti minerari delle Valli Piota e Gorzente si inserisce in un contesto ambientale e storico di elevato interesse, afferente al territorio dell'Appennino compreso tra la Val Lemme e le Valli Stura e Orba.
Il baricentro dell'Area interessata, sia dal punto di vista paesaggistico che geomorfologico, è stato individuato lungo l'asse Lago della Lavagnina / Valle del Rio Moncalero.

Lungo questa direttrice è localizzata la maggior parte dei siti minerari ancora accessibili e da qui si dipartono le principali vie di accesso al complesso dei cumuli di ciottoli derivanti dalla lavorazione dei minerali pregiati (le Aurifodine). Proseguendo infatti lungo il Torrente Gorzente, a valle dell'invaso, si raggiunge la località Cravaria, la confluenza con il Piota e di seguito la confluenza di quest'ultimo con l'Orba. Lungo questo itinerario sono presenti i cumuli lapidei dei lavaggi auriferi, che vengono tradizionalmente attribuiti all'epoca romana. Il Lago della Lavagnina si configura quindi come punto di interpretazione privilegiato dell'intero complesso geologico minerario delle Aurifodine, avente nel percorso didattico delle ex miniere d'oro delle Valli Gorzente e Piota e nel Museo dell'Oro (la cui realizzazione è prevista presso i locali della Centrale Vecchia della Lavagnina) le basi strutturali per le offerte di informazione didattica, culturale e turistica del territorio.

Miniere, ovvero la 'old economy'

Le miniere rappresentano l'esemplificazione più calzante della "old economy", il settore dove maggiormente si è esplicata la materialità della produzione, dove più direttamente si è svolto il confronto fra il lavoro e la forma fisica del territorio.
L'attività mineraria ha un atto di nascita che precede di molto l'avvento della rivoluzione industriale. E' fuor di dubbio che il settore estrattivo abbia partecipato appieno alla modernizzazione indotta nel XIX secolo dall'applicazione delle nuove fonti energetiche (la macchina a vapore, l'aria compressa, ecc.) e dalla meccanizzazione di mansioni svolte prima manualmente, ma in molti casi l'inizio dell'attività mineraria può risalire ai romani, alle popolazioni italiche, o anche alla preistoria (cave di rame sul Garda). Molte miniere costituiscono quindi il luogo di un'attività plurisecolare che si è accompagnata per un lungo tratto alla storia dei territori e delle popolazioni insediate, plasmandone le forme dell'economia e i modi di fare comunità.

La valorizzazione di un territorio fortemente condizionato dalla sua storia può pertanto divenire il contenitore dove è possibile depositare il passato, entro cui viene custodito il retaggio della identità di persone e luoghi, il che significa considerare le risorse del presente in virtù della loro capacità di testimoniare il passato. Accade così che luoghi, impianti e strumenti di lavoro assumano valenza di bene culturale non per il valore intrinseco (rarità, bellezza etc.), ma in quanto capaci di rievocare modi di vita e valori che improntavano la cultura di una comunità in relazione all'ambiente, al lavoro, alle forme di socializzazione.

Da miniere ad habitat naturali per la fauna ipogea

L'abbandono nel tempo delle attività scarsamente produttive, ha di fatto consentito che in molti territori le miniere si trasformassero in habitat assimilabili alle grotte naturali, ospitando una fauna troglofila caratteristica, sovente di grande valore naturalistico. E' il caso delle Miniere delle Valli Piota e Gorzente, nel Parco Capanne di Marcarolo, che sono da considerarsi, anche se di origine antropica, habitat ipogei a tutti gli effetti e come tali ospitano una fauna specializzata e diversificata.

Sono ascrivibili infatti all'habitat di Interesse comunitario "Grotte non ancora sfruttate a livello turistico". Le specificità delle miniere del parco assumono grande importanza anche per la conservazione di specie di interesse comunitario: la fauna delle miniere è, allo stato attuale delle conoscenze, costituita da quattro specie diverse di invertebrati (un crostaceo Adroniscus sp, due aracnidi Nesticus eremita e Meta menardi, un insetto Gryllomorpha dalmatina e un mollusco Oxychilus sp) e da 5 specie di vertebrati (un anfibio Speleomantes strinatii Direttiva Habitat All. I - endemismo dell'Italia nord occidentale e quattro mammiferi (Rhinolophus ferrumequinum Direttiva Habitat All.II e IV, Rhinolophus hipposideros Direttiva Habitat All.II e IV, Myotis daubentoni Direttiva Habitat All.IV e Plecotus austriacus Direttiva Habitat All.IV).

Nonostante l'esiguo numero di specie, rapportato peraltro alla ridotta dimensione spaziale dell'habitat, le ex miniere presenti nel parco svolgono un ruolo importantissimo nel mantenimento della biodiversità dell'area protetta, consentendo la sopravvivenza di specie troglofile o sub troglofile in una zona in cui non potrebbero essere presenti, a causa delle caratteristiche geologiche, non idonee alla formazione naturale di cavità sotterranee. Dal punto di vista conservazionistico gli aspetti più rilevanti sono rappresentati dai vertebrati, essendo tutte le specie presenti inserite negli allegati della Direttiva Habitat 92/43 CEE. La presenza di specie di Allegato I (specie d'interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione) e di Allegato IV (specie che richiedono una protezione rigorosa), conferiscono alle miniere un notevole valore naturalistico rendendo obbligatori interventi di gestione finalizzati e rispondenti alla tutela di tali habitat e specie.

Il percorso didattico dentro le ex miniere

Il Percorso didattico delle ex miniere d'oro delle Valli Gorzente e Piota prevede una parte esterna con un itinerario escursionistico-didattico auto-guidato, funzionale a rappresentare gli aspetti ambientali, storici e culturali del territorio. Prevede inoltre la possibilità di visita di due miniere appositamente attrezzate nelle quali comunque non è prevista alcuna fonte di illuminazione artificiale o interventi che ostruiscano i passaggi impedendo il libero accesso della fauna attraverso i cancelli e le aperture, per scongiurare il più possibile che l'habitat esterno adiacente alle cavità possa essere modificato.

Al fine inoltre di ottemperare gli obblighi comunitari in materia di conservazione delle specie e degli habitat, l'Ente adotterà un protocollo di regolamentazione del flusso dei visitatori delle miniere in cui l'accesso a questo scopo è specificamente consentito (M1 ed M13). In ragione di ciò, l'accesso a scopo didattico-fruitivo sarà possibile unicamente dal 15 aprile al 15 ottobre di ciascun anno previa prenotazione presso il parco, con accompagnamento obbligatorio di una Guida autorizzata dall'ente.

VIDEO ALLA SCOPERTA DELLE MINIERE DELLE AREE PROTETTE DELL'APPENNINO PIEMONTESE

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