Novemila anni e non sentirli, o quasi. Così si potrebbe dire dell'abete rosso che svetta nel parco nazionale Fulufjället in Svezia e che è considerato l'albero più antico del mondo. Certo qualche segno il tempo lo ha lasciato anche sulla sua corteccia, o forse è stato segnato dalla delusione nel sapere di essere stato battuto da una quercia californiana che addirittura avrebbe tra i 13 e i 15 mila anni.
Compleanni incerti
Stimare quale sia l'albero più vecchio del mondo, o anche solo datare con esattezza uno di questi esemplari antichissimi senza danneggiarli, non è affatto semplice. Sono numerose le segnalazioni di piante millenarie come il Pinus longaeva (nome quanto mai azzeccato) californiano che avrebbe 5000 anni o l'Ulivo, Olea europaea, libanese che si stima sia addirittura 1000 anni più vecchio del suo collega statunitense. Altri giovani, si fa per dire, contendenti sopperiscono alla loro mancanza di esperienza con una datazione più precisa. é il caso di altri due Pinus longaeva: Promotheus e Methuselah che si trovano rispettivamente in Nevada e in California e a cui studi scientifici attribuiscono un'età poco inferiore ai 5 mila anni.
Sul web si trovano numerosi elenchi più o meno affidabili di piante storiche e millenarie, ma stabilire con certezza questo primato è molto complesso. I metodi per risalire all'età effettiva di un albero sono diversi. Alcuni studi, ad esempio, si basano sulle dimensioni, altri utilizzano la datazione al carbonio 14, altri ancora usano la classica dendrocronologia, ovvero la conta degli anelli di accrescimento del tronco. Nessuna di queste tecniche, per quanto raffinata, si è però rivelata definitiva per fornire l'esatta età di alcuni degli alberi più antichi del pianeta.
Caratteristiche monumentali
Se questo rimarrà un mistero probabilmente ancora per anni è innegabile che alcune piante hanno un valore non solo biologico e ambientale, ma anche storico e culturale tanto da essere definite "monumentali". Come dei veri e propri monumenti - infatti - la loro presenza è considerata testimonianza di una realtà antica e importante. A definire con precisione cosa si intende per albero monumentale è la legge, la n. 10 del 14 gennaio 2013 all'articolo 7. Il testo non fa riferimento soltanto all'età, ma identifica un insieme ben più ampio di caratteristiche: età, dimensione, architettura vegetale, forma e portamento, valore ecologico, rarità botanica, pregio paesaggistico e valore storico, culturale o religioso.
Età e dimensioni sono gli attributi più evidenti e spesso i più cercati, ma altri alberi censiti si caratterizzano per la particolarità del portamento o perché appartengono a specie rare. Alcuni esemplari devono il loro riconoscimento perché habitat di uccelli, micromammiferi, licheni, insetti e funghi, altri ancora hanno avuto un ruolo centrale per alcune comunità della cui storia sono testimoni silenziosi e fedeli. Infine alcuni alberi devono il loro carattere monumentale al ruolo che occupano per un intero paesaggio o per l'armonia particolare con la quale si uniscono alle forme e ai manufatti creati dall'uomo intorno ad essi.
Alberi monumentali e dove trovarli
Attualmente in Italia, secondo il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MiPAAF) gli alberi monumentali censiti sono 3662 di questi 250 si trovano in Piemonte, distribuiti su oltre 140 comuni.
La Regione Piemonte si è anche impegnata in un interessante lavoro di censimento e pulizia di alcuni di questi alberi ed è stata pubblicata un'imponente monografia con splendide fotografie. Sfogliandola ci si rende conto di come queste piante ci portino in luoghi anche molto lontani l'uno dall'altro: dagli ecosistemi naturali fino ai parchi storici e alle aree urbane.
Alcuni di questi alberi, forse i più rari, sono piante selvatiche che si trovano in luoghi isolati, lontani dai traffici dell'uomo: è il caso del Merzu Gros un larice (Larix decidua) che cresce solitario a 1980 m di quota nel Vallone del Piz nel cuneese che, con i suoi 650 anni circa potrebbe essere il più longevo del Piemonte.
Così isolato e lontano è in un contesto molto diverso dalla maggior parte degli alberi monumentali che sorgono solitamente nei parchi pubblici o privati e nei giardini di palazzi nobiliari o di conventi. Escluse rare eccezioni, non si tratta di specie selvatiche rimaste a dimora mentre il mondo cambiava intorno a loro, ma sono generalmente individui appositamente piantati anche appartenenti a specie non autoctone, come la bellissima Zelkova di Racconigi o le sequoie giganti di Roccavione. Entrambe provengono da lontano e sono state piantate per il piacere e il vanto di chi poteva permettersi di ospitarle nel proprio giardino, a testimonianza del proprio potere. Tra questi sicuramente spicca il platano del parco del castello di Agliè presso Torino che con i suoi 55 metri di altezza è il più alto del Piemonte e forse anche d'Europa. A Stresa, sul Lago Maggiore, nella ex Villa Ducale è ospitato, invece, un cedro (Cedrus deodara) che di metri ne misura 40, come un palazzo di dieci piani. Molto più bassa, ma dal portamento maestoso, la farnia plurisecolare del Parco del Castello di San Salvà a Santena.
Non sempre gli alberi monumentali svettano sugli altri o sorgono su eremi isolati che ne sottolineano il prestigio e l'importanza, in molti casi sono ben mimetizzati anche nel paesaggio urbano, dove passano quasi inosservati. La prossima volta che vi trovate a passeggiare per il Parco del Valentino a Torino, alzate lo sguardo e fate caso alle fronde dei platani che vi fanno ombra, alcuni di questi potrebbero essere molto antichi.
Selvatici, nobili, esotici, colossali o guardiani della comunità gli alberi monumentali spesso non hanno un ruolo ecologico imprescindibile, ormai perso nei secoli, ma la loro importanza travalica il biologico e diventa culturale. Con la loro antichità sembrano voler ricordare il nostro ruolo subalterno di fronte alla natura e alla storia. John Muir nel 1911, ne "La mia prima estate sulla Sierra" così rifletteva: "Non stupisce che monti e boschi siano stati i primi templi di Dio, più li si taglia e li si abbatte per costruire chiese e cattedrali, più lontano e opaco appare il Signore".