"Ego Borago - Gaudia semper ago", recita un antico verso del famoso naturalista romano Plinio (Como, 23 – Stabiae, 25 agosto 79), che chiamava "Euphrosinum" la Borragine (Borago officinalis), perché riteneva rendesse l'uomo euforico, felice e contento. In particolare sosteneva che i fiori, consumati in insalata, rendessero propensi al riso e, se messi nel vino, inducessero oblio e spensieratezza. Tale erba quindi, si credeva scacciasse o purgasse la "Melanconia", l'Umore che, secondo Ippocrate, tendeva a scompensarsi maggiormente in autunno, col brusco diminuire delle ore di luce e l'aumento dell'umidità.
E, in effetti, quando in questa stagione il cielo s'incupisce e il freddo penetra gradualmente nelle nostre giornate, anche la tristezza pervade il nostro stato d'animo, spesso senza ragione apparente. Si chiama "Sindrome Affettiva Stagionale" (S.A.D, dall'inglese Seasonal Affective Disorder), una delle cosiddette sindromi "meteoropatiche", caratterizzate da un insieme di sintomi negativi, sia a livello psicologico, che fisiologico, legati alla variazione delle condizioni meteorologiche nell'arco di breve tempo, e che seguono l'andamento ciclico delle stagioni.
Anche semplici erbe possono aiutare ad alleviare malinconia e spossatezza e curare i primi malesseri da raffreddamento che si presentano in autunno, come la comunissima borragine, appunto.
Nota per gli squisiti ripieni dei pansotti alla genovese e della torta salata liguri, è una pianta da sempre ritenuta valida non solo per rallegrare, ma anche come "cordiale", ovvero per infonder coraggio e sostenere il cuore.
Utilizzi che modernamente sono andati un po' persi. E pensare che pure gli antichi romani la usavano per curare la malinconia e la tristezza, mentre i Celti la consigliavano per dare coraggio ai guerrieri per affrontare i nemici in battaglia. Curiosamente, anche nelle valli alpine si sollevava il morale bevendo una tisana di fiori di borragine. In Val di Susa ad esempio, in Piemonte, la assumevano i ragazzi che dovevano andare in guerra.
Ritornando di nuovo indietro nel tempo, i medici della Scuola Medica Salernitana la consideravano un eccellente rimedio contro la malinconia e il mal di cuore. Ancora fino al XIX Secolo pensatori come Parkinson la raccomandarono per espellere i pensieri mentre Bacon sosteneva fosse un eccellente rimedio per reprimere i fuligginosi vapori sempre della polverosa "malinconia".
Abbondante negli orti, si suppone che sia originaria del Medio Oriente, ma oramai è naturalizzata in quasi tutto il mondo. L'etimologia del suo nome è incerta. Alcuni suppongono che derivi dall'arabo "abou" = padre e da "rash" = sudore, cioé padre del sudore, per via delle sue proprietà sudorifere. Altri suppongono che derivi dal latino "borra" = tessuto di lana ruvida, per via dei peli che ricoprono tutta la pianta. Altri sostengono che sia derivato dal celtico "barrach" = uomo coraggioso, in quanto i guerrieri di questo antico popolo erano soliti bere il vino con la borragine prima di una battaglia perché credevano infondesse coraggio. Altri invece ritengono che "borago" derivi dalla corruzione di "corano" da "cor" = cuore e "ago" = agisco , per i suoi effetti stimolanti. "llawenlys" (nome gallese dell'erba), significa "erba della contentezza" (forse a causa del vino con cui la si gustava).
Raccolta e preparazione
Si raccoglie fresca per gli usi culinari, sia spontanea che negli orti, da inizio primavera a estate.
Usi tradizionali
Conosciuta in tutte le valli e coltivata negli orti come pianta alimentare e per le sue proprietà emollienti ed espettoranti. L'infuso delle foglie si beveva contro gli effetti delle malattie da raffreddamento. Era considerata un cibo nutriente e corroborante, ottimo per convalescenti e non solo. In valle d'Aosta, la tisana di fiori di borragine, cotti preferibilmente nel latte, era utilizzata nei casi di morbillo come depurativo per provocare l'eruzione. La tisana di foglie invece, era utilizzata come diuretica ed antireumatica. I francesi e gli inglesi la coltivavano come un ortaggio e ne ricavavano una bevanda fresca estiva.
Uso interno
Il decotto della pianta si beve come emolliente e lassativo, diuretico e come antinfiammatorio specie della vescica e dei reni, come depurativo del sangue e per il ricambio ormonale.
Grazie alla sua prerogativa di far sudare, espellendo così l'umidità in eccesso, è molto utile per le malattie da raffreddamento come bronchiti, polmoniti, pleuriti, raffreddori, tosse, mal di gola.
Attualmente l'uso terapeutico in quantità di rilievo di foglie e fiori di borragine allo stato crudo è sconsigliato, sia per l'insufficienza delle evidenze mediche, (positive e controindicazioni), che per il fatto che i petali e le foglie crude conterrebbero, in quantità non ancora ben definite, alcaloidi pirrolizidinici, a potenziale attività epatotossica e cancerogena. Il Ministero della salute con un decreto ha stabilito che fiore, foglia e pianta erbacea con fiori sono da considerare degli estratti vegetali non ammessi negli integratori alimentari.
OLIO DI BORRAGINE
E' emerso un grande interesse commerciale, a livello internazionale, per l'olio estratto dai semi, che ha utilizzi molto interessanti, soprattutto nutrizionali, dietetici, medicinali, cosmetici ed è privo di alcaloidi tossici. Ad alto contenuto di acido linolenico ed omega 6, perfetto dunque come antiossidante per la pelle, è ottenuto dai semi per spremitura a freddo; viene impiegato soprattutto nel trattamento degli eczemi e di altre affezioni cutanee, per via delle spiccate proprietà antiinfiammatorie.
Inoltre, l'alta quantità di vitamina E ed A, aiuta nelle produzione del collagene ed è quindi ottimo se usato come antirughe, ma anche per rendere lucidi e setosi i capelli, sia per via orale che massaggiato sul cuoio capelluto.
Grazie al contenuto di fitoestrogeni, regola ormoni come estrogeni, progesterone e prolattina, colpevoli del malumore tipico della sindrome premestruale delle donne. In generale è un valido aiuto anche contro tutti i dolori legati al ciclo mestruale e alla menopausa, e per la vaginite, perché grazie all'azione antiinfiammatoria protegge le mucose. Nutre le ovaie e alcuni medici lo consigliano come integratore in caso di cisti ovariche. Sono quindi in particolare le donne a trarre benefici dall'olio dei semi e, tra le altre proprietà ci sarebbe persino quella di far aumentare il turgore del seno. Può essere assunto liquido o in capsule.
Inoltre protegge il sistema cardiovascolare, aiuta nel controllo di colesterolo alto e ipertensione, svolge un'azione antinfiammatoria coadiuvante nella cura dell'artrite reumatoide.
L'olio può avere effetti collaterali solo in caso di emofilia o assunzione di anticoagulanti, perché tende a fluidificare il sangue. Bisogna inoltre considerare che assumendolo, si ha una forte integrazione di Omega 6. Visto che Omega 6 e Omega 3 devono essere presenti nel nostro organismo in un rapporto ben preciso, è bene assumere anche questo secondo elemento (gli omega 3) grazie magari a olio di lino o pesce azzurro.
Uso domestico
Vedendola così ispida, non la si direbbe una buona commestibile, invece le giovani foglie e i fiori sono ottimi in insalata, in frittate e in minestre. Può essere aggiunta alle "salse verdi".
Come verdura cotta non ha nulla da invidiare agli spinaci, buona anche come farcitura per i ravioli. L'erba fresca ha odore e sapore simili a quelli del cetriolo; è impiegata come erba aromatica, specialmente per la conservazione dei cetrioli stessi. Il gusto lieve la rende gradevole per insaporire il té freddo e bevande di frutta.
E' un componente del famoso "preboggion", il mazzetto aromatico della cucina ligure.
I bellissimi fiori sono usati canditi in pasticceria, ma possono anche essere congelati in cubetti di ghiaccio per aggiungere qualcosa di originale alle bibite e come colorante naturale, poiché messi a macerare nell'aceto bianco lo tingono d'azzurro. In alcuni paesi si aggiungono fiori e foglie al vino, che acquista un sapore fragrante e rinfrescante.
Fornisce inoltre un nettare molto ricercato dalle api che producono un miele con un aroma particolarmente gradevole.
Nonostante il secolare uso tradizionale in cucina, oggi l'uso alimentare di quantità notevoli allo stato crudo di quantità è precauzionalmente sconsigliato, per la presenza in tale stato, in alcune fasi vitali della pianta, di composti pirrolizidinici, a presunta attività epatotossica.
ALCUNE RICETTE TRADIZIONALI
Gnocchi di borragine
Le foglie di borragine tritate si mescolano alle patate lesse per confezionare degli gnocchi verdi (Val Germanasca).
Cagliette alla borragine
Mescolare le patate crude grattuggiate ed aromatizzate con cipolla, prezzemolo, basilico, ortica e borragine tritati. Unire anche un po' di farina e amalgamare a formare delle palline che si lessano in acqua salata e si condiscono come la pasta, col sugo (Val Germanasca).