Si fa presto a dire "Picchio" quando nel bosco al rumore degli scarponi sulle foglie si sovrappone per qualche istante l'inconfondibile tamburellare, rapido e sonoro, che riempie gli spazi tra gli alberi oppure, da una radura si materializza all'improvviso una sagoma allungata il cui volo ondulato scompare contro il tronco di un albero per lasciare il posto a una melodia breve e modulata. Sono suoni e immagini che equivalgono a biglietti da visita e ci garantiscono che si tratta di un Picchio, ma se non ci si limita alla semplice constatazione e si cerca di indagare appena più in profondità si spalancano le porte di un mondo che ha dell'incredibile. Intanto, in Piemonte vivono cinque specie appartenenti alla famiglia Picidae (il Picchio nero, il Picchio verde, i Picchi rosso maggiore, rosso minore e il Torcicollo), mentre altre due specie - il Picchio muratore e il Picchio muraiolo - nonostante il nome appartengono a diverse famiglie dell'ordine dei Passeriformes. Ma ancora più interessante è cercare di capire qualcosa di più sulle loro abitudini di vita. In genere si associa al tamburellare l'immagine di un uccello che scava il nido in un tronco, oppure estrae da sotto la corteccia le larve di insetti, ma non è sempre così. Anzi, molto spesso il Picchio percuote i rami più secchi e cavi per un motivo ben diverso: il possesso di un territorio. Infatti il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il Picchio nero (Dryocopus martius) e il Picchio verde (Picus viridis) sono specie sedentarie e usano questo sistema, eloquentemente sonoro, per comunicarlo ai conspecifici. I Picchi sono in grado di attaccarsi al tronco degli alberi grazie alla particolare conformazione delle zampe (zigodattili), con due dita rivolte all'indietro e due in avanti che terminano con unghie aguzze e ricurve, e alla capacità di usare le penne della coda come ulteriore punto d'appoggio. Inoltre, la particolare conformazione della muscolatura del collo permette loro di impattare il legno a velocità che superano i trenta chilometri orari senza conseguenze. E tutto grazie alla particolare conformazione della muscolatura del collo e del dorso! Una caratteristica utilizzata dalle case automobilistiche per migliorare l'efficacia dei sistemi di ammortizzazione in caso di incidenti. Nell'immaginario comune i Picchi si nutrono di larve di insetti che vivono sotto la corteccia degli alberi, ma non tutte le specie hanno dimensioni e muscolatura adatte a perforare i legni più duri e allora ricorrono a differenti strategie. E' il caso del Picchio rosso minore (Dendrocopos minor), grande quanto un passero, che cerca le larve negli alberi morti, sfruttando in tal modo il legno in parte già ammorbidito dall'opera degli insetti, dei funghi e degli agenti atmosferici. E' anche uno straordinario arrampicatore e sfrutta questa sua capacità scavando spesso il nido con l'apertura sul lato inferiore dei grossi rami. Purtroppo, vivendo nei boschi di latifoglie di fondovalle e pianura, negli ultimi decenni il Picchio rosso minore è diventata una delle specie più minacciate a causa della progressiva riduzione degli ambienti vitali. Altri Picchi, invece, alle larve dei "mangialegno" preferiscono cibi diversi. Il Picchio verde, ad esempio, spesso spicca il volo non dal tronco di un albero ma da un prato, dove trascorre molto tempo alla ricerca del suo cibo preferito: le formiche. E anche il Picchio nero si nutre prevalentemente di insetti di piccole dimensioni. Perciò queste due specie, quando devono nutrire la prole, trasportano il cibo nello stomaco e lo rigurgitano una volta giunti al nido. Una caratteristica comune ad altre specie di mammiferi e uccelli. Ma i Picchi non si interessano solo di larve o insetti adulti, anzi non trascurano certo prede di ben più consistenti dimensioni, come mostra l'eloquente immagine di questo Picchio rosso maggiore che ha catturato un nidiaceo di cincia. In genere i Picchi sono specie piuttosto elusive e il modo migliore per poterne osservare il comportamento è attendere la tarda primavera, quando nel bosco si possono udire le incessanti vocalizzazioni dei nidiacei che, ormai prossimi all'involo, non smettono di richiedere cibo. L'abitudine di scavare i nidi nei tronchi degli alberi e la tendenza a gestire i boschi mantenendoli costantemente "giovani", sono stati per lungo tempo nel passato i principali motivi della precarietà delle popolazioni dei Picchi. Da un lato gli "alberi col buco" e quelli morti venivano abbattuti e i turni di ceduazione, limitati a poche decine di anni, non permettevano di ottenere piante con diametri sufficienti a ospitare le cavità per nidificare. Il più penalizzato da questa situazione è stato il Picchio nero, specie tipica delle zone temperate euroasiatiche, splendido animale grande quanto una cornacchia, alto fino a mezzo metro e con un'apertura alare di quasi settanta centimetri. Dimensioni importanti che lo costringono a trovare alberi con diametri adeguati, cosa piuttosto rara fino a qualche decennio fa per i motivi sopra citati. Il suo nido è inconfondibile, per la forma ovale del foro d'entrata che può arrivare fino a 12 centimetri! Fortunatamente, dalla seconda metà del secolo scorso, l'interesse allo sfruttamento economico delle foreste montane è andato sempre più calando e con l'invecchiamento (in gergo si direbbe "maturazione") degli alberi si è ricostituito un habitat adatto a ospitare il più grande dei Picchi europei. Da alcuni anni è possibile incontrare il Picchio nero anche in pianura, non solo durante le brevi migrazioni invernali, ma anche nidificante nei pochi residui di foresta planiziale. Non tutti i Picchi sono sedentari e nella famiglia c'è anche una specie che effettua migrazioni di ampio raggio. E' il torcicollo (Jynx torquilla), che ogni anno si sposta dall'Europa all'area sahariana e ricompare in Piemonte a primavera, all'inizio della fioritura dei meli. Il suo nome deriva dal fatto che, se minacciato, è in grado di allungare e torcere il collo, sibilando come un piccolo serpente! Non scava il legno e per nidificare utilizza le fessure degli alberi o le cavità abbandonate da altri picchi. Inoltre non si arrampica lungo i tronchi e la coda, che gli altri Picchi utilizzano come appoggio, non è rigida. Non è particolarmente abile a cercare larve nel legno, perciò la sua dieta si basa principalmente sulle formiche e il suo apparato digerente, come quello del Picchio verde, è perfettamente in grado di neutralizzare l'acido formico che producono. Infine due specie che con i Picchi hanno in comune solo il nome volgare e qualche abitudine. Il Picchio muratore (Sitta europaea), che in realtà appartiene all'Ordine dei Passeriformi, non è altro che un lontano parente delle Cince. In grado di scalare i tronchi degli alberi con la stessa facilità dei Picchi, li esplora in ogni recesso, fino ai rami più sottili, ripulendoli da insetti e larve. E per il nido, all'occasione utilizza vecchi buchi di Picchio rosso maggiore di cui "mura" l'ingresso con terra fino a ridurlo alle dimensioni minime che gli sono necessarie. Di qui deriva il nome volgare che gli è stato attribuito. In ultimo il Picchio muraiolo (Tichodroma muraria), parente delle Cince e dei Rampichini. Tipico abitatore delle rupi alpine, trascorre il giorno esplorando crepe e fessure delle rocce alla ricerca di invertebrati. Un cibo che in quelle condizioni non è certo abbondante, perciò la densità dei Picchi muraioli è ovunque bassa. Ciò nonostante, il Picchio muraiolo è stato così apprezzato da diventare il simbolo del Gruppo Piemontese di Studi Ornitologici "F.A. Bonelli".
Piemonte Parchi
Si fa presto a dire Picchio
Si fa presto a dire "Picchio" quando nel bosco al rumore degli scarponi sulle foglie si sovrappone per qualche istante l'inconfondibile tamburellare, rapido e sonoro, che riempie gli spazi tra gli alberi oppure, da una radura si materializza all'improvviso una sagoma allungata il cui volo ondulato scompare contro il tronco di un albero per lasciare il posto a una melodia breve e modulata. Sono suoni e immagini che equivalgono a biglietti da visita e ci garantiscono che si tratta di un Picchio, ma se non ci si limita alla semplice constatazione e si cerca di indagare appena più in profondità si spalancano le porte di un mondo che ha dell'incredibile. Intanto, in Piemonte vivono cinque specie appartenenti alla famiglia Picidae (il Picchio nero, il Picchio verde, i Picchi rosso maggiore, rosso minore e il Torcicollo), mentre altre due specie - il Picchio muratore e il Picchio muraiolo - nonostante il nome appartengono a diverse famiglie dell'ordine dei Passeriformes. Ma ancora più interessante è cercare di capire qualcosa di più sulle loro abitudini di vita. In genere si associa al tamburellare l'immagine di un uccello che scava il nido in un tronco, oppure estrae da sotto la corteccia le larve di insetti, ma non è sempre così. Anzi, molto spesso il Picchio percuote i rami più secchi e cavi per un motivo ben diverso: il possesso di un territorio. Infatti il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il Picchio nero (Dryocopus martius) e il Picchio verde (Picus viridis) sono specie sedentarie e usano questo sistema, eloquentemente sonoro, per comunicarlo ai conspecifici. I Picchi sono in grado di attaccarsi al tronco degli alberi grazie alla particolare conformazione delle zampe (zigodattili), con due dita rivolte all'indietro e due in avanti che terminano con unghie aguzze e ricurve, e alla capacità di usare le penne della coda come ulteriore punto d'appoggio. Inoltre, la particolare conformazione della muscolatura del collo permette loro di impattare il legno a velocità che superano i trenta chilometri orari senza conseguenze. E tutto grazie alla particolare conformazione della muscolatura del collo e del dorso! Una caratteristica utilizzata dalle case automobilistiche per migliorare l'efficacia dei sistemi di ammortizzazione in caso di incidenti. Nell'immaginario comune i Picchi si nutrono di larve di insetti che vivono sotto la corteccia degli alberi, ma non tutte le specie hanno dimensioni e muscolatura adatte a perforare i legni più duri e allora ricorrono a differenti strategie. E' il caso del Picchio rosso minore (Dendrocopos minor), grande quanto un passero, che cerca le larve negli alberi morti, sfruttando in tal modo il legno in parte già ammorbidito dall'opera degli insetti, dei funghi e degli agenti atmosferici. E' anche uno straordinario arrampicatore e sfrutta questa sua capacità scavando spesso il nido con l'apertura sul lato inferiore dei grossi rami. Purtroppo, vivendo nei boschi di latifoglie di fondovalle e pianura, negli ultimi decenni il Picchio rosso minore è diventata una delle specie più minacciate a causa della progressiva riduzione degli ambienti vitali. Altri Picchi, invece, alle larve dei "mangialegno" preferiscono cibi diversi. Il Picchio verde, ad esempio, spesso spicca il volo non dal tronco di un albero ma da un prato, dove trascorre molto tempo alla ricerca del suo cibo preferito: le formiche. E anche il Picchio nero si nutre prevalentemente di insetti di piccole dimensioni. Perciò queste due specie, quando devono nutrire la prole, trasportano il cibo nello stomaco e lo rigurgitano una volta giunti al nido. Una caratteristica comune ad altre specie di mammiferi e uccelli. Ma i Picchi non si interessano solo di larve o insetti adulti, anzi non trascurano certo prede di ben più consistenti dimensioni, come mostra l'eloquente immagine di questo Picchio rosso maggiore che ha catturato un nidiaceo di cincia. In genere i Picchi sono specie piuttosto elusive e il modo migliore per poterne osservare il comportamento è attendere la tarda primavera, quando nel bosco si possono udire le incessanti vocalizzazioni dei nidiacei che, ormai prossimi all'involo, non smettono di richiedere cibo. L'abitudine di scavare i nidi nei tronchi degli alberi e la tendenza a gestire i boschi mantenendoli costantemente "giovani", sono stati per lungo tempo nel passato i principali motivi della precarietà delle popolazioni dei Picchi. Da un lato gli "alberi col buco" e quelli morti venivano abbattuti e i turni di ceduazione, limitati a poche decine di anni, non permettevano di ottenere piante con diametri sufficienti a ospitare le cavità per nidificare. Il più penalizzato da questa situazione è stato il Picchio nero, specie tipica delle zone temperate euroasiatiche, splendido animale grande quanto una cornacchia, alto fino a mezzo metro e con un'apertura alare di quasi settanta centimetri. Dimensioni importanti che lo costringono a trovare alberi con diametri adeguati, cosa piuttosto rara fino a qualche decennio fa per i motivi sopra citati. Il suo nido è inconfondibile, per la forma ovale del foro d'entrata che può arrivare fino a 12 centimetri! Fortunatamente, dalla seconda metà del secolo scorso, l'interesse allo sfruttamento economico delle foreste montane è andato sempre più calando e con l'invecchiamento (in gergo si direbbe "maturazione") degli alberi si è ricostituito un habitat adatto a ospitare il più grande dei Picchi europei. Da alcuni anni è possibile incontrare il Picchio nero anche in pianura, non solo durante le brevi migrazioni invernali, ma anche nidificante nei pochi residui di foresta planiziale. Non tutti i Picchi sono sedentari e nella famiglia c'è anche una specie che effettua migrazioni di ampio raggio. E' il torcicollo (Jynx torquilla), che ogni anno si sposta dall'Europa all'area sahariana e ricompare in Piemonte a primavera, all'inizio della fioritura dei meli. Il suo nome deriva dal fatto che, se minacciato, è in grado di allungare e torcere il collo, sibilando come un piccolo serpente! Non scava il legno e per nidificare utilizza le fessure degli alberi o le cavità abbandonate da altri picchi. Inoltre non si arrampica lungo i tronchi e la coda, che gli altri Picchi utilizzano come appoggio, non è rigida. Non è particolarmente abile a cercare larve nel legno, perciò la sua dieta si basa principalmente sulle formiche e il suo apparato digerente, come quello del Picchio verde, è perfettamente in grado di neutralizzare l'acido formico che producono. Infine due specie che con i Picchi hanno in comune solo il nome volgare e qualche abitudine. Il Picchio muratore (Sitta europaea), che in realtà appartiene all'Ordine dei Passeriformi, non è altro che un lontano parente delle Cince. In grado di scalare i tronchi degli alberi con la stessa facilità dei Picchi, li esplora in ogni recesso, fino ai rami più sottili, ripulendoli da insetti e larve. E per il nido, all'occasione utilizza vecchi buchi di Picchio rosso maggiore di cui "mura" l'ingresso con terra fino a ridurlo alle dimensioni minime che gli sono necessarie. Di qui deriva il nome volgare che gli è stato attribuito. In ultimo il Picchio muraiolo (Tichodroma muraria), parente delle Cince e dei Rampichini. Tipico abitatore delle rupi alpine, trascorre il giorno esplorando crepe e fessure delle rocce alla ricerca di invertebrati. Un cibo che in quelle condizioni non è certo abbondante, perciò la densità dei Picchi muraioli è ovunque bassa. Ciò nonostante, il Picchio muraiolo è stato così apprezzato da diventare il simbolo del Gruppo Piemontese di Studi Ornitologici "F.A. Bonelli".
- Claudio Rolando
- giugno 2012
- Lunedì, 4 Giugno 2012