I pipistrelli vanno contati uno a uno, evitando di disturbarli, grazie all'uso di sofisticate apparecchiature. Il monitoraggio di questi animali, notoriamente molto delicati e spesso condizionati anche da piccole alterazioni del loro habitat, è tenuto in gran conto dal Parco del Monviso che dal 2019 gestisce il Sic della tenuta agricola di Staffarda.
Questo sito, nel comune di Revello in provincia di Cuneo, è stato riconosciuto Sito di Interesse Comunitario della Rete europea Natura 2000 proprio per la grande colonia riproduttiva di chirotteri che ospita, la seconda più grande nota nell'Italia nordoccidentale e una delle sole quattro di dimensioni cospicue note in Piemonte. L'ultimo monitoraggio degli esemplari è stato eseguito nel mese di giugno di quest'anno, ad opera della guardiaparco Mara Calvini delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese, chirotterologa. "Le specie presenti a Staffarda sono il vespertilio maggiore (Myotis myotis) e il vespertilio di Blyth (Myotis blythii) e tra aprile e settembre-ottobre la loro consistenza numerica raggiunge circa 1.200 esemplari, in larghissima maggioranza femmine che qui si radunano per partorire", spiega Calvini.
Nella serata del 5 giugno scorso è stato effettuato il primo rilevamento previsto dal monitoraggio annuale sulla colonia. L'attività, svolta per verificarne la consistenza e la sua eventuale variazione numerica stagionale, viene fatta dal 2016. "Poiché queste specie sono molto sensibili al disturbo antropico, viene usata una telecamera ad infrarossi che riprende l'uscita serale degli esemplari. Al termine della fuoriuscita, si accede al rifugio e si fotografano gli esemplari rimasti all'interno: in questo modo, contando quelli in sosta e sommandoli a quelli ripresi in fase di sciamatura, si ha una contezza dell'intera colonia", continua Calvini.
Un secondo monitoraggio, con la stessa tecnica, è stato fatto il 21 giugno, al termine del periodo delle nascite che solitamente cominciano intorno al 10 giugno. Questo secondo rilevamento ha permesso di avere dati più precisi sull'effettiva consistenza numerica della colonia.
Una colonia "storica" in un sito molto speciale
L'abbazia benedettina cistercense di Staffarda venne fondata il 25 luglio 1135 per divenire un luogo di trasformazione e scambio dei prodotti delle campagne circostanti. I terreni della tenuta, oggi di proprietà della Regione Piemonte, preservano ancora aree agricole a pascolo tradizionale, seminativi, pioppeti maturi con presenza di sottobosco e rinnovazione a Farnia (Quercus robur), aree boscate (querco-carpineti), filari e risorgive a scorrimento libero. Per questi habitat e per la presenza di Chirotteri, l'area fa parte del Sito di Importanza Comunitaria "Boschi e colonie di Chirotteri di Staffarda" (IT1160041) della Rete Natura 2000 (665,80 ha), sui territori dei Comuni di Saluzzo, Revello e Cardè, gestito dall'Ente di Gestione delle Aree Protette del Monviso.
"La colonia di chirotteri di Staffarda è già citata a inizio Novecento ed è sempre stata tutelata nella successione di lavori di ristrutturazione dell'edificio storico, che hanno rispettato i tempi stagionali delle specie", spiega Mara Calvini.
I Chirotteri sono ottimi bioindicatori della qualità ambientale e svolgono un ruolo ecosistemico di fondamentale importanza, pertanto tutte le specie sono protette dalle normative vigenti. Le colonie di Vespertilio sono rare: in tutto il Piemonte e la Valle d'Aosta se ne conoscono sette, di Vespertilio maggiore o Vespertilio di Blyth, ma solo quattro hanno dimensioni significative. La colonia di Staffarda è una di queste e la sua protezione ha rilevanza internazionale.
La nursery dell'abbazia e la sua importanza
Ma quali sono le abitudini di questo delicato animale? I chirotteri giungono a Staffarda dopo lo svernamento, che va da metà novembre a metà marzo e avviene in luoghi ben più riservati. Molto probabilmente alcuni esemplari della colonia di Staffarda migrano e trascorrono il periodo invernale nella grotta di Rio Martino a Crissolo, insieme a molte altre specie di chirotteri. L'apertura della grotta alle visite a inizio aprile, infatti, è subordinata ad una verifica preventiva che assicuri che all'interno non vi siano contingenti significativi di questi animali ancora svernanti.
Le femmine gravide che in primavera giungono a Staffarda utilizzano ogni anno sempre lo stesso locale all'interno del chiostro dell'abbazia, creando una vera e propria nursery, dove le femmine più esperte aiutano quelle più giovani durante il parto e insieme collaborano nella cura dei piccoli appena nati, uno solo per ogni genitrice.
Resteranno poi negli spazi dell'abbazia per buona parte dell'estate: nella seconda metà di agosto comincerà la dispersione che proseguirà fino alla metà di ottobre, quando anche gli ultimi esemplari avranno abbandonato questo sito. In generale, il confronto dei dati degli ultimi anni conferma una sostanziale stabilità della popolazione. Questo è un dato positivo dal momento che molte specie di Chirotteri sono purtroppo in forte declino a livello europeo: 16 su 35 sono infatti a rischio di estinzione. Le strategie di conservazione si configurano principalmente nella tutela dei siti riproduttivi, in quelli di svernamento e nella conservazione degli habitat di caccia. Per valutare l'andamento delle popolazioni occorre un monitoraggio nel lungo periodo in considerazione del fatto che i chirotteri sono mammiferi con un basso tasso riproduttivo, con un solo piccolo all'anno, non tutti gli anni e particolarmente longevi, fino a 30 anni.
Piccoli, delicati, importantissimi vespertili, abitanti del "vesper"
Anche il vespertilio maggiore e vespertilio di Blyth, le specie di chirotteri presenti a Staffarda e che fino alla metà del Novecento erano comuni, oggi a causa delle alterazioni ambientali antropiche sono minacciati d'estinzione. Sono tra le specie più grandi della chirotterofauna europea e se il primo può raggiungere apertura alare di 45cm, il secondo è soltanto leggermente più piccolo. Tra loro sono comunque molto simili: ritenute dagli esperti "specie gemelle", sono distinguibili solo se i singoli esemplari vengono maneggiati da esperti. Anche il loro biosonar, il verso di ecolocalizzazione che sfrutta gli ultrasuoni, è quasi indistinguibile, anche attraverso monitoraggi effettuati con il bat-detector.
NB: i dati citati nella valutazione del trend della popolazione risalgono al 2004.
Per approfondimenti:
Sito Aree protette dell'Appennino piemontese