Quest'anno, il tema della Giornata Mondiale della Biodiversità - "Essere parte del Piano" - ha sottolineato l'importanza dell'impegno collettivo nel sostenere il Quadro globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal. Il piano è stato adottato durante la quindicesima riunione della Conferenza delle Parti (COP 15) e prevede un percorso ambizioso per raggiungere la visione globale di un mondo in armonia con la natura entro il 2050, con l'obiettivo di arrestare e invertire la perdita di biodiversità.
La situazione in Italia secondo Ispra
Le celebrazioni si sono intrecciate con due importanti riunioni a Nairobi: la ventiseiesima riunione dell'organismo sussidiario sulla consulenza scientifica, tecnica e tecnologica (SBSTTA) e il quarto incontro dell'Organo Sussidiario sull'Attuazione (SBI), entrambi focalizzati sull'attuazione di strategie per la conservazione della biodiversità. L'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) gioca un ruolo chiave, mettendo in luce il proprio impegno attraverso la pubblicazione di dati e indicatori ambientali, e contribuendo attivamente alla ricerca e alla salvaguardia della biodiversità in Italia.
La biodiversità italiana, con oltre 58.000 specie animali e una ricca varietà di flora, è un patrimonio naturale di inestimabile valore. Tuttavia, questo tesoro biologico è sotto assedio: il 28% delle specie vertebrate è minacciato di estinzione, con gli anfibi e i pesci d'acqua dolce tra i più a rischio. Le pressioni antropiche, come l'uso del suolo e lo sviluppo urbano, sono i principali colpevoli di questo declino.
Nonostante gli sforzi di conservazione, il 24,3% delle entità vascolari della flora è a rischio di estinzione, con un 2,2% già estinto o probabilmente estinto. Le aree protette coprono meno del 24% del territorio nazionale, lasciando molte zone di alto valore ecologico vulnerabili. I controlli CITES. ovvero la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione (Convention on International Trade in Endangered Species of wild fauna and flora) hanno rivelato 950 illeciti nel 2022, con sanzioni in netto aumento rispetto agli anni precedenti. La frammentazione del territorio, causata dall'espansione urbana e infrastrutturale, ha raggiunto livelli allarmanti, con oltre il 40% del territorio nazionale fortemente frammentato.
In Italia, la copertura vegetale montuosa è stata valutata attraverso l'Indice di Copertura Vegetale Montana (Mountain Green Cover Index), che considera le aree oltre i 300 metri sul livello del mare. Nonostante una generale riduzione delle aree vegetate, si osserva un incremento significativo nelle regioni del Veneto e della Lombardia, con un aumento di oltre 1.800 ettari in Veneto e 1.121 ettari in Lombardia. Anche le Marche mostrano un notevole incremento, mentre altre regioni come Molise, Liguria e Friuli-Venezia Giulia vedono aumenti più marginali.
In parallelo anche l'abbondanza e la ricchezza degli uccelli in Italia sono state monitorate, rivelando l'importanza del paese come rotta migratoria cruciale tra Europa e Africa. I dati di inanellamento indicano periodi critici per la conservazione delle specie aviarie. Sul fronte della spesa ambientale, il 2021 ha visto un aumento del 43% rispetto al 2020, sebbene la percentuale di spesa dedicata alla protezione della biodiversità e del paesaggio sia leggermente diminuita.
La biodiversità in Piemonte e il cambiamento climatico
Il Piemonte è la regione italiana con la massima biodiversità vegetale e si trova all'interno del primo Paese europeo per ricchezza di specie vegetali e secondo nella regione Mediterranea solo alla Turchia. L'eccezionalità piemontese - evidenziata dallo studio sulle relazioni tra cambiamenti climatici e biodiversità vegetale - è resa possibile dalla grande estensione territoriale con gradienti elevati sia in latitudine che in altitudine, oltre che dalla presenza di tre regioni biogeografiche (aree individuate dall'Unione europea e caratterizzate da determinate specie vegetali e animali, che vi sono presenti in virtù di particolari fattori geografici, climatici, geologici, biologici e storici), vale a dire quella alpina, continentale e mediterranea. In Piemonte, la tendenza al riscaldamento è marcata ed ha raggiunto negli ultimi 30 anni un aumento di 2,1°C per le massime e di 1,5°C per le minime (Arpa Piemonte - Agenzia Regionale Protezione Ambiente, 2019), mostrando trend ancora più preoccupanti nelle aree ad alta quota.
Un grande patrimonio in pericolo
La Direttiva Habitat (92/43/CEE) evidenzia una situazione preoccupante per gli habitat terrestri e delle acque interne, con solo l'8% in stato di conservazione favorevole. La tendenza negativa rispetto al ciclo precedente di rendicontazione richiede un impegno maggiore per il raggiungimento degli obiettivi di conservazione.
Infine, lo stato di salute delle popolazioni di uccelli migratori è messo a rischio dal cambiamento climatico. L'anticipo insufficiente della data di migrazione rispetto all'aumento delle temperature primaverili minaccia la sopravvivenza di queste specie, con il 50% che mostra un adattamento troppo lento ai cambiamenti climatici.