È dopo un accurato esame in laboratorio che è stata riconosciuta: una specie di eterottero mai segnalata prima in Italia, il cui nome scientifico è Salda henschii. Un insetto semiacquatico, appartenente alla famiglia Saldidae, che vive in terreni paludosi o torbiere, sempre però ai bordi dell'acqua; da qui deriva l'appellativo "shore bugs" (cimici delle rive) conferito dagli anglosassoni a questi insetti.
Gli esemplari che hanno confermato la scoperta sono stati rinvenuti tra il 2014 e il 2015 e sono simili a un esemplare già trovato nel 2012, che attirò la nostra attenzione di ricercatori impegnati in attività sul campo nelle torbiere del Valasco e del Pian della Casa, nel Comune di Terme di Valdieri in Valle Gesso che rappresentano degli habitat ottimali per la sua presenza, a patto che tali habitat vengano conservati e protetti da impattanti e distruttive azioni antropiche.
I Saldidi sono insetti predatori, particolarmente difficili da osservare e catturare, poiché compiono dei brevi voli appena percepiscono un pericolo. Occorre quindi avvicinarsi con molta pazienza e perseveranza. Sono molto attivi alla luce del sole, quando la temperatura si alza, quindi è preferibile cercarli all'alba o al tramonto.
La scoperta di questa specie nelle Alpi Marittime può essere definita, per diversi motivi, eccezionale e inaspettata. Si tratta infatti di una specie tipica dell'Europa settentrionale e centrale, che non era mai stata ritrovata a latitudini così meridionali. Sul versante francese, invece, è presente una specie simile, Salda littoralis, che però non è stata mai segnalata per le Alpi Marittime.
Il ritrovamento di Salda henschii è importante non solo per essere il primo in Italia, ma anche perché consente di estendere l'areale di distribuzione della specie di circa 250 chilometri verso sud. Inoltre, il suo valore è testimoniato dal fatto di essere inserita nelle Liste Rosse di alcuni paesi europei (ad es. Slovenia, Repubblica Ceca e altri).
Questa scoperta dimostra come, ancora nel 2017, si possano trovare specie finora ignote anche in territori molto frequentati, come quello del Parco delle Alpi Marittime. Se parliamo di fauna alpina corrono subito alla mente lupi, camosci, stambecchi, aquile, marmotte... che però altro non sono che "la punta dell'iceberg". In realtà la stragrande maggioranza della biodiversità è rappresentata dagli artropodi, come ragni, insetti e millepiedi: animali piccoli ma numerosissimi. E' proprio tra queste forme minuscole che occorre cercare, perché esistono ancora migliaia - secondo alcuni, milioni – di specie tuttora da scoprire sul nostro pianeta. E il bello è che non occorre andare ai tropici, ma anche le nostre montagne, come le Alpi Marittime, sono preziosi scrigni di biodiversità ancora da studiare.
Le fasi della ricerca sul campo
Nell'area protetta del Parco delle Alpi Marittime, tra il 2012 e il 2015, sono state condotte alcune ricerche entomologiche, patrocinate da progetti europei e mirate a migliorare le conoscenze in merito ad alcuni gruppi di insetti presenti sul territorio.
In realtà questo tipo di indagini sono iniziate prima, già nel 2007, nell'ambito del progetto "All Taxa Biodiversity Inventories+Monitoring" (ATBI+M), organizzato dal "European Distributed Institute of Taxonomy" (EDIT). Infatti, dopo un primo esperimento condotto in Nord America nelle Great Smoky Mountains, l'iniziativa è stata importata in Europa e il territorio transfrontaliero delle Alpi Marittime è diventato lo scenario dove avviarlo.
Attraverso questo ambizioso progetto, che ha visto come protagonisti il Parco nazionale del Mercantour per il versante francese e il Parco naturale delle Alpi Marittime per quello italiano, si è cercato, tra il 2007 e il 2014, di censire tutte le specie di organismi presenti in questa porzione della catena alpina. Lo scopo era quello di creare un "Inventario Biologico Generalizzato" fondato sulla ricchezza di biodiversità presente su queste montagne.
Quando, nel 2012, ancora studentessa universitaria, mi è stato proposto di trascorrere un periodo nelle Alpi Marittime per cercare insetti nell'ambito di questo importante progetto europeo, ricordo bene con quanta curiosità ed entusiasmo decisi di partecipare.
Una volta sul campo, ho concentrato le mie attenzioni sugli insetti eterotteri, di cui ben poche erano le informazioni all'interno dell'area protetta. Durante quella prima fase di ricerca raccolsi un gran numero di esemplari, studiati successivamente in laboratorio con l'aiuto degli entomologi Paride Dioli, per gli eterotteri terrestri e Fabio Cianferoni per gli eterotteri acquatici.
Terminato il progetto ATBI+M, le mie ricerche sugli insetti nel parco sono proseguite, rientrando nel Programma ALCOTRA "Gestione comune del paesaggio transfrontaliero delle Alpi Meridionali". Insieme al collega Marco Dogliotti, naturalista e guida del parco, nella primavera/estate 2014 indagammo su alcune zone dell'area protetta, caratterizzate da habitat forestali e di prateria alpina e, nel 2015, in supporto al nostro lavoro, si aggiunse il prezioso contributo di alcuni colleghi entomologi del Museo di Storia naturale dell'Università di Firenze che ci permise di incrementare le conoscenze sugli eterotteri acquatici.
Ed è grazie ad ambiziosi progetti come quelli citati, a partire da ATBI+M, che le specie conosciute in questa porzione di Alpi sono passate da 7000 a 12000, tra cui 50 nuove per la scienza e molte segnalate per la prima volta in Italia, come è avvenuto nel caso di Salda henschii.ù