Tori, leoni, aquile, civette, rane, tartarughe. Torino è una città che nasconde una grande varietà di animali, grandi e piccoli, reali e fantastici. Ognuno di loro, perfino quello che sembrerebbe il più trascurato, potrebbe sorprenderci narrandoci una storia, ormai sbiadita dal tempo.
Come è noto, la rappresentazione degli animali rientra soprattutto nel vasto campo del simbolismo medioevale e rinascimentale. Fu una pratica talmente utilizzata in epoca tardo antica che ancora oggi si riflette nella nostra civiltà.
Una delle possibili spiegazioni alla base di questo vivo interesse per la selva potrebbe trovarsi nel modo di vivere della gente del passato. Bisogna ricordarsi che la maggior parte degli individui, nei secoli scorsi, aveva pochissime possibilità di viaggiare, a differenza di ciò che facciamo noi oggi. Questa manchevolezza, in coloro che erano curiosi, accresceva l'interesse per tutto ciò che era ignoto e lontano.
Alcune specie animali erano ritenute misteriose più di altre, soprattutto quelle scoperte nei nuovi territori conquistati dalle colonie europee. In molti casi, queste "fiere" venivano rivelate solo attraverso i disegni di qualche artista che, partecipando ai ricevimenti di corte, dove si trovavano custodite nei serragli le "bestias", ne ripresentavano le sembianze, a volte rifinite da elementi fantastici, cari all'immaginario medioevale e rinascimentale.
Ecco perché probabilmente gli esseri viventi non umani iniziarono ad assumere un significato allegorico arricchendo così la cultura generale dell'epoca.
C'è anche da dire che il compito dell'arte è sempre stato quello di affinare l'anima e in tal modo gli artisti hanno spesso utilizzato il mito per elargire una visione più aulica della realtà.
Fu così che i miti come gli archetipi hanno stimolato gli uomini a dare un senso alla complessità del quotidiano vivere e questo gli artisti, sempre alla ricerca di un linguaggio emozionale potente, lo sapevano bene.
Un tour nella città, tra simboli e animali di pietra
Un posto d'onore tra gli animali della città di Torino spetterebbe ai cavalli, compagni fedeli dell'uomo per millenni e usati sia nella vita di tutti i giorni che in battaglia.
La cancellata del cortile del Palazzo Reale di Piazza Castello è glorificata dalle famose statue equestri dei Dioscuri, i leggendari gemelli Castore e Polluce, poste a guardia dell'ingresso dell'edificio nel 1847.
Passeggiando per le vie del centro, sembra impossibile non imbattersi però in qualche "toro", simbolo della Città e parte del suo stemma.
Dai famosi torét, fontanelle in ghisa verde, disseminate per tutto l'abitato che dissetano i torinesi dal lontano 1854, alle decine di teste taurine scolpite e sparse su edifici, palazzi ed elementi decorativi storici, c'è l'imbarazzo della scelta.
Secondo una leggenda fu proprio grazie a un toro rosso che i primi abitanti dell'allora Augusta Taurinorum riuscirono a liberarsi di un drago che seminava il terrore tra i boschi intorno al borgo taurinense.
Il bestiario di via Milano
A tal proposito, in via Milano, cuore della vecchia metropoli, al numero 13, su di un favoloso palazzo settecentesco si possono ammirare delle grandi teste di toro che dall'alto osservano sdegnose i passanti.
Altri trenta torelli fanno capolino sulla bella facciata della Cassa di Risparmio in via XX Settembre 31, in compagnia di un incredibile sciame di api scolpito nella pietra a simboleggiare il concetto stesso di "risparmio".
Ma passiamo a un'altra specie animale, tornando in via Milano, questa volta al numero 18, ci si accorge di un imponente palazzo, ex proprietà del Conte Faussone di Germagnano, che qui nel Settecento fece costruire la sua dimora chiedendo all'architetto a cui commissionò il lavoro di scolpire alcune teste leonine sulla facciata. Come si può immaginare, il leone ha sempre rappresentato la forza, il vigore e la potenza.
In questo bestiario potrebbero mai mancare i compagni più fedeli dell'uomo? Certo che no, infatti sempre nella stessa via al civico 11, in posizione adiacente alla bellissima chiesa di San Domenico, unica abbazia gotica di Torino e tra le più antiche della città, troviamo a dominare l'ingresso di un palazzo sede dei frati domenicani, alcune imponenti teste di cane, inserite come simbolo di protezione e fedeltà all'uomo. Qui, simbolicamente, durante il triste periodo dell'inquisizione, i frati proteggevano i cristiani dalla natura diabolica dell'eresia, motivo per cui vennero chiamati anche "Domini Canes", ovvero cani del Signore.
Le tartarughe e i draghi del centro
Continuando la nostra passeggiata per la città, possiamo raggiungere le vicinanze in via Viotti 4, dove nel palazzo Liberty costruito attorno al 1906 dall'ingegner Carlo Angelo Ceresa, noto per aver anche fabbricato il bellissimo Palazzo della Luce di Via Bertola, troviamo due simpatiche tartarughe.
Alle sommità delle colonne esterne del portico dell'edificio, sostenendo il peso della casa da più di un secolo, le due testuggini sembrano salutarci con la loro perenne espressione triste e dolorante. D'altra parte, con le teste mostruose che fanno loro da guardia ai lati delle colonne, come potrebbero mostrare uno sguardo più felice?
La tartaruga, simbolo della cosmogonia orientale, ritrae la condizione dell'uomo che si trova tra cielo e terra. La due parti della corazza sarebbero appunto il cielo che ci avvolge dall'alto e la terra che ci sorregge dal basso. Spesso venivano inserite sui capitelli dei palazzi come segno di buon auspicio.
Gli animali alati in periferia
Per tornare in tema di draghi, dobbiamo spostarci oltre Piazza Statuto, in corso Francia 23, dove un bell'edificio all'epoca denominato "Casa dei draghi", oggi è conosciuto come Palazzo della Vittoria. L'immobile fu realizzato dall'ingegnere Gottardo Gussoni che finì i lavori nel 1922 su commissione di Giambattista Carrera. L'abitazione venne costruita per celebrare la vittoria dell'Italia nel primo conflitto mondiale ma la particolarità risiede nella coppia di draghi sull'ampio portale all'ingresso, uno dei quali femmina, che simboleggiano la forza e la potenza della nazione.
Uscendo fuori dal centro cittadino potremmo recarci davanti al palazzo dell'ex ospedale militare "A. Riberi", sorto a inizio '900 in corso IV Novembre. Puntando lo sguardo verso l'edificio si noterà sulla sua sommità un'aquila con le ali completamente spalancate, come fosse sul punto di abbracciare qualcuno: fu disegnata in tali fattezze perché metaforicamente potesse dare soccorso ai soldati della patria che, durante la guerra, arrivavano nell'edificio feriti.
Tutt'altro significato ha l'aquila che invece si trova intagliata sulla chiesa "San Giovanni Bosco" di via Paolo Sarpi. Qui l'animale ha un corpo quasi "accasciato", poco nobile rispetto il precedente, mentre la testa, che punta verso il cielo, è alta e fiera.
Nell'epoca passata, si pensava che l'aquila fosse l'unico essere vivente che riuscisse a fissare il sole, qualità estremamente apprezzata dalla religione cristiana, poiché la loro dottrina impone al fedele di tenere lo sguardo sempre rivolto al cielo, ovvero a Cristo.
E adesso, tocca a voi!
Questi sono solo alcuni dei tanti animali che sono parte del "bestiario" taurinense e che si possono ammirare nella capitale sabauda. Scoprire quante e quali siano le altre immagini di esseri viventi poste a guardia delle nostre strade e piazze potrebbe diventare una piacevole e interessante attività...
Con una buona macchina fotografica alla mano, curiosità e apprezzamento per la Bellezza, auguriamo una buona passeggiata a chi decide di cimentarsi in questo misterioso e avventuroso safari cittadino.